Dagli elementi contenuti nel racconto è possibile farsi un'idea abbastanza precisa della cronologia di questo primo periodo della permanenza di Abramo in Palestina. Il viaggio dalla Mesopotamia a Gerar deve aver occupato alcune settimane; forse un paio di mesi o poco più. A Gerar, mentre la moglie Sara viveva nel palazzo di Abimelek Abramo dovette alloggiare in una qualche casa in muratura della città. Qui rimase per almeno un anno, il tempo sufficiente per lavorare la terra, seminarla ed effettuare il primo raccolto (Gn. 26,12).
E' anche un tempo ragionevole perché le voci dello scandalo di Sara giungessero alle orecchie di Tutmosi e questi vi ponesse rimedio. Tra Abimelek ed il faraone dovette esserci uno scambio di lettere in proposito. Lo si deduce dal fatto che Jahweh ordina ad Abimelek di riparare il torto inflitto ad Abramo, comparendogli in "sogno"; si tratta cioè di un ordine dato direttamente, ma non di persona e neppure tramite un "angelo". Il mezzo alternativo più ovvio e naturale è quello della corrispondenza, molto usato dai faraoni della XVIII dinastia (basti pensare alle lettere di Tel el Amarna).Vedremo in seguito che questi ordini dati in sogno si verificano con una certa frequenza in Genesi.
Sara fu restituita ad Abramo probabilmente nel corso del secondo anno; contemporaneamente il patriarca ricevette un forte risarcimento in denaro armenti e greggi, con relativi pastori. E' presumibile che sia rimasto nella zona ancora per qualche mese, abitando sempre a Gerar; ma uno straniero arricchito come lui era un bersaglio naturale della malevolenza ed invidia dei locali, per cui invitato ben presto ad andarsene. Probabilmente nel terzo anno egli lasciò le abitazioni di Gerar per andare a vivere in tenda, al seguito del suo bestiame, che dovette spostare all'interno, lungo la valle del torrente Gerar.
Ovviamente fu relegato nella parte di territorio più arida e inospitale e fu quindi costretto a scavare pozzi per dissetare il bestiame. In un primo tempo non ebbe vita facile, perché Abimelek ed i suoi uomini lo sottoposero a vessazioni e angherie, impadronendosi fra l'altro dei primi due pozzi da lui scavati. In fine Tutmosi elevò Abramo al rango di feudatario, assegnandogli un territorio. Di conseguenza Abimelek si precipitò a stipulare con lui un patto di non aggressione, fissando con precisione i confini.
Lo scavo di un pozzo era un'operazione tecnicamente complessa, che richiedeva mesi di lavoro. Tra la partenza da Gerar ed il patto con Abimelek, Abramo scavò consecutivamente quattro pozzi (Eseq, Sitna, Rehobot e Beer Sheva., per cui possiamo ragionevolmente ritenere che questo periodo sia durato almeno quattro anni. L'investitura di Abramo da parte di Tutmosi, quindi, dovrebbe essere avvenuta dopo il sesto anno dalla sua venuta in Palestina e cioè a partire dal trentanovesimo anno di Tutmosi III. Dal resoconto biblico appare certo che in quell'occasione i due personaggi si incontrarono personalmente, per cui il fatto deve essere avvenuto in coincidenza con un passaggio di Tutmosi in Palestina.
Dagli annali di Karnak apprendiamo che Tutmosi III nel trentanovesimo anno condusse una campagna militare (la quattordicesima) contro razziatori nomadi che infestavano le parti nordorientali dell'Egitto, dopodiché proseguì fino in Siria per riscuotere alcuni tributi. Transitò quindi senza alcun dubbio dalla Palestina, anche se non risulta dagli annali che vi si sia intrattenuto. L'anno successivo, il quarantesimo, sembra non si sia mosso dall'Egitto; gli annali citano soltanto la ricezione di tributi da Cipro e dalla Nubia.
Nel quarantunesimo anno, invece, Tutmosi si recò specificamente in Palestina per riscuotere alcuni tributi dai capi locali. Infine, nell'anno quarantaduesimo, Tutmosi effettuò la sua ultima campagna militare, recandosi nella Siria settentrionale, dove distrusse le città nuovamente ribelli di Arkatu, Tunip, Kana e Qadesh. A quanto pare, però, egli raggiunse la Siria direttamente via mare[1], senza transitare dalla Palestina.
L'incontro di Tutmosi con Abramo, quindi, può essere avvenuto soltanto nel trentanovesimo, oppure nel quarantunesimo anno del faraone, corrispondenti al settimo e nono anno di permanenza di Abramo in Palestina. Non è escluso che i due si siano incontrati in ambedue le occasioni. Il terzo pozzo scavato, infatti, fu chiamato "Rehobot, perché finalmente Jahweh ci ha dato spazio in questa terra". Questo cenno lascia presupporre che ci sia stato un incontro preliminare, durante il quale, pur senza una vera e propria investitura, Tutmosi assegnò ad Abramo un territorio in cui muoversi liberamente, non soggetto, cioè, all'autorità di terzi. Questo primo incontro sarebbe avvenuto nel trentanovesimo anno, mentre l'investitura vera e propria sarebbe avvenuta nell'incontro successivo, due anni dopo.
Esistono precisi indizi in questo senso. Per quanto possa sembrare incredibile, analizzando il testo degli annali di Karnak, si può stabilire con certezza che Tutmosi si fermò ad Ebron ed ebbe rapporti con una popolazione che dalla Bibbia risulta fosse confinante con Abramo. Questo è il testo completo relativo a quell'anno (le linee sono lacune nel testo):
Lista del tributo dei capi del Retenu (Palestina), portato alla fama di sua maestà in quell'anno: --- 40 blocchi --- una spada di selce; --- lance di bronzo ---.
Tributo di --- in questo anno: avorio, 18 zanne; legno di carrubo, 242 tronchi; bestiame di grossa tagli, 184; bestiame minuto ---; incenso ---.
Tributo del capo di Het il grande in questo anno: oro ---.;
Tutto qui. Non possiamo certo pensare che il vecchio re si sia scomodato da Tebe fino alla Palestina soltanto per riscuotere personalmente questi pochi tributi. C'erano senza dubbio ragioni politiche molto importanti, come ad esempio un riassetto del territorio, con la creazione di nuovi principati. Nel testo sono elencati tre principi che fanno donazioni al sovrano. Il primo è un principe locale che fa un dono più che altro simbolico di armi (le lame di selce erano usate allora nelle cerimonie sacre).
Il secondo donatore è sconosciuto, essendo caduto il nome. Il terzo è il capo di un popolo ben noto dalla Bibbia, "i figli di Het", che risiedevano a Ebron, amici e confinanti di Abramo, da cui egli acquistò la tomba di Macpelà (Gn. 23.3) E' straordinario ritrovarli negli annali di Tutmosi e proprio in questo anno. Che si tratti degli stessi figli di Het di cui parla la Bibbia non c'è dubbio, perché il tributo citato negli annali fu riscosso certamente in loco, in Palestina. E' anche significativo il fatto che gli annali definiscano il capo di Het con l'appellativo "il grande", a riprova di quanto ipotizzato nel capitolo sugli apiru circa l'origine degli ittiti di Ebron.
Ma chi era il secondo donatore? Analizzando il contenuto del suo dono, vediamo che era innanzitutto un ricco possidente di bestiame e che viveva in una zona in cui crescono il carrubo e l'incenso; dati che si attagliano perfettamente ad Abramo. Ma l'elemento più significativo sono le diciotto zanne di elefante. In Palestina non esistevano elefanti; quindi le zanne in questione erano state certamente importate. Da dove? Proprio le cronache di Tutmosi I e Tutmosi III [2] ci assicurano che a Niy, nella Siria settentrionale, in territorio strappato all'influenza di Mitanni, esistevano branchi di elefanti selvaggi, che costituirono oggetto di caccia per entrambi i faraoni.
A quei tempi non era facile uccidere un elefante, per cui diciotto zanne costituivano veramente un regalo da re[3]. Esse, pertanto, erano venute al seguito di un ricco personaggio proveniente da Naharin. Chi altri se non Abramo? Le zanne facevano parte evidentemente dei beni che egli aveva "acquistato in Harran" e si era portato al seguito per utilizzarli in una occasione importante come questa. E c'è da scommettere il vecchio cacciatore di elefanti, Tutmosi III, abbia gradito il dono.
Annali e Genesi ci consentono quindi di ricostruire con precisione e attendibilità gli avvenimenti di quell'anno, il quarantunesimo di Tutmosi III. In grande sovrano venne nel Retenu espressamente per creare due nuovi principati da assegnare ai fedeli apiru: il mitanni Abramo e l'ittita Efron. L'insediamento avvenne, come si è visto, con una solenne cerimonia notturna.
E' avvio che i due neofeudatari abbiano omaggiato il sovrano con doni di grande valore: bestiame, legno pregiato e avorio, Abramo; oro l'ittita. I nuovi principati erano stati creati evidentemente a spese dei principi locali, uno dei quali molto probabilmente era Abimelek. Da loro proverrebbero i doni simbolici di armi, che testimoniano l'accettazione delle decisioni del sovrano. Ha dell'incredibile, ma le coincidenze sono tante e talmente straordinarie e precise da far ritenere che le conclusioni raggiunte abbiano un grado di attendibilità molto elevato.
Il patto di alleanza di Abramo con Abimelek fu stipulato subito dopo e suggellato dalla costruzione del solito mucchio di pietre sul quale i due contraenti pranzarono allegramente (Gn.26,30): "Dopo aver concluso l'alleanza a Beer Sheba, Abimelek e Picol, capo del suo esercito, se ne tornarono nella regione dei filistei". Abramo rimase a Beer Sheba, finalmente libero e padrone, oltre che di bestiame e servi, anche di un territorio proprio e del proprio destino. Un patto analogo deve essere stato concluso da Abramo anche con il suo confinante settentrionale, Efron l'ittita; precisi indizi in questo senso sono la costruzione di un altare e il fatto che gli ittiti erano proprietari dei terreni di fronte a Ebron.
[1] “Nel 1464 a.C. il re di Mitanni e il principe di Tunip tentarono una nuova ribellione, ma il re giunse rapidamente per mare sbarcando forse a Simyra; conquistò il porto di Arkatu, raggiunse Tunip che si arrese e si rivolse quindi contro Qadesh” (f. Cimmino, Hasepsowe e Tuthmosis III cit., p. 128).
[2] “Nel viaggio di ritorno Tuthmosis I festeggiò la vittoria con una caccia all'elefante nella regione paludosa di Niy, vicino alla città che si chiamò poi Apamea, in Siria” (a. Gardiner, op. cit., p. 164).
[3] Dagli Annali di Karnak: “Tributo che fu portato alla fama di sua maestà in questo anno [tredicesima campagna, anno trentottesimo]: 328 cavalli; 522 schiavi, maschi e femmine; nove carri da parata decorati con oro e argento; 61 carri dipinti; totale 70; una collana di vero lapislazzuli, 184 chilogrammi di oggetti di rame, 26 lingotti di piombo> 650 giare d'incenso, 1.752 giare di olio fino, 156 giare di vino, 12 tori, 46 asini; 5 zanne d'avorio; tavolette di avorio...”.