La lettera di Valerio del Bierzo è stata fondamentale per stabilire l’identità di Egeria e la regione da cui proveniva. É stata ricopiata più volte, tanto che ne sono giunti fino a noi otto esemplari, non sempre ben trascritti e conservati, che presentano differenze significative l’uno dall’altro, specie per quanto riguarda il nome della pellegrina, che viene riportato in quattro diverse versioni: Egeria, Eicheria, Heieria, Echeria.
Tenuto conto del fatto che nella pronuncia spagnola la g non ha un suono dolce, ma gutturale, la forma corretta del nome, accettata ormai dalla maggioranza degli studiosi, dovrebbe essere quella di Egeria (anche se il Gamurrini ha preferito chiamarla Etheria[1], considerando poco appropriato per una cristiana di quel tempo il nome di una ninfa pagana).
Questo nome non dice nulla circa la condizione sociale dell’autrice del diario, ma le indicazioni fornite dal testo aretino a questo proposito sono tali da collocarla certamente nella fascia alta della società. A giudicare dal suo latino Egeria possedeva una buona cultura classica, oltre che una conoscenza perfetta della Bibbia, segno certo che aveva ricevuto un’istruzione a quei tempi riservata soltanto alle donne di rango elevato. Che fosse di rango elevato è provato anche dal fatto che, ovunque si recasse, i vescovi e prelati locali la trattavano con estrema deferenza, acconsentendo ad ogni suo desiderio; e le autorità civili non erano da meno, fornendola di scorte di soldati (vedi cap. 7,2 e 9,3) che garantivano la sua sicurezza in particolari itinerari.
Buon ultimo, ma certamente non il minore degli argomenti, era dotata di una ingente fortuna, perché solo possedendo larghi mezzi finanziari poteva permettersi un viaggio del genere, della durata di diversi anni, con servitù al seguito (Egeria parla quasi sempre al plurale, segno che era accompagnata almeno da un’ancella). Facendo il parallelo con altre dame note del suo secolo, si può affermare con ragionevole certezza che appartenesse ad una famiglia di rango senatoriale.
L’identità di questa famiglia può essere stabilita, almeno tentativamente, conoscendo la regione di origine di Egeria. Anche su questo punto il dibattito fra gli studiosi è stato piuttosto acceso, ma alla fine è stato raggiunto un accordo pressoché unanime sulla Galizia romana, estrema regione nord-occidentale della Spagna, confinante con l’oceano. Determinanti sono state le chiare indicazioni di Valerio, che in un passo della lettera afferma: “Al momento in cui i beatifici inizi della fede cattolica e la immensa chiarezza, apportatrice di luce, della santa religione, nonostante siano giunte tardi in questa terra dell’estremo occidente, vi ebbero infine brillato, allora la beatissima monaca Egeria ... intraprese un viaggio immenso attraverso tutto il mondo”.
Valerio usa testualmente le parole “ huius occidue plage ... extremitas” e cioè “l’estremità di questa plaga occidentale”, indicando in tal modo la parte più occidentale di una terra che già sta ad occidente. Inoltre il dimostrativo “questa” caratterizza evidentemente la terra in cui egli ed i suoi confratelli dimoravano, e cioè la Galizia. Il concetto viene ulteriormente ribadito in seguito, quando afferma che Egeria, “nata sulla estrema spiaggia occidentale del mare Oceano d’Occidente, diventò famosa in Oriente”.
A questo punto per aumentare le possibilità di determinare l’identità di Egeria è sufficiente conoscere l’epoca in cui essa ha iniziato il suo viaggio. Anche a questo proposito è stato raggiunto un accordo pressoché unanime soltanto al termine di un lungo dibattito e accurate ricerche, in particolare quella di J. Campos, che dopo un esame approfondito della lingua dello scritto ne ha fissato la composizione agli anni ottanta del IV secolo. E quella dello stesso Gamurrini, che aveva attirato l’attenzione sulla presenza di tre vescovi confessori a Batanis, Edessa e Charris, citati nel testo, circostanza che si verificò in concreto dal 381 al 387.
Indagini serie ed approfondite come quelle di P. Devos hanno permesso di circoscrivere ulteriormente il lasso di tempo in cui porre il pellegrinaggio in Terrasanta: dalla Pasqua 381 alla Pasqua del 384.[2] Nel manoscritto, però, è chiaramente affermato che prima di recarsi in Palestina Egeria andò a Costantinopoli. Il viaggio dalla Galizia alla capitale dell’impero d’oriente, quindi, deve porsi a cavallo tra il 380 ed il 381.
La Galizia è la patria di origine della principale figura che ha fatto la storia dell’impero romano alla fine del quarto secolo: Flavio Teodosio, nominato imperatore d’oriente nel 379. Teodosio apparteneva ad una grande famiglia senatoriale, che con le sue varie branche e ramificazioni aveva il dominio assoluto della Galizia. Difficilmente poteva esserci spazio per altre famiglie di pari livello in quella lontana provincia all’estrema periferia dell’impero.
Non senza ragione, quindi, il Kohler aveva addirittura proposto che Egeria si identificasse con la figlia di Teodosio, Silvia[3], raccogliendo e modificando un suggerimento di Gamurrini, che ne faceva la sorella di Rufino, prefetto del pretorio di Costantinopoli dal 393 al 395. Anche M. Ferotin metteva Egeria in relazione con Teodosio, osservando che la famiglia lo aveva raggiunto a Costantinopoli subito dopo il suo insediamento in quella città[4] , nel 380. E. Bouvy ha trasformato il nome di Egeria in Eucheria, per farne una parente, figlia o sorella, di Eucherio, zio materno di Teodosio.[5] Sarebbe stata, cioè, una sua zia o cugina prima, o comunque una parente abbastanza stretta.
Questo spiegherebbe come mai essa si sia messa in viaggio verso Costantinopoli proprio nel 380, quando Teodosio si insediò nella città; coincidenza che dobbiamo ritenere non casuale. Spiegherebbe anche le attenzioni di cui la pellegrina è stata fatta oggetto durante tutto il corso del suo viaggio dalle autorità sia religiose che civili. Per quanto elevato fosse stato il suo rango e le sue benemerenze in patria, infatti, ben difficilmente il suo nome avrebbe potuto significare qualcosa all’altra estremità dello sconfinato impero, se non fosse stato legato a quello dello stesso imperatore.
Difficile quindi sfuggire alla conclusione che Egeria fosse una parente di Teodosio. Quanto stretta non è dato sapere e tutto sommato non ha un’importanza decisiva ai fini di questa analisi. Quel che è certo è che Egeria era sì una gran dama, dotata di mezzi inesauribili, ma nata e cresciuta in ambiente profondamente cristiano, nei ristretti limiti di una provincia periferica, per cui la capitale d’oriente ed i luoghi santi che avevano visto l’azione di Gesù, degli apostoli e dei patriarchi biblici, dovevano esercitare su di lei un fascino irresistibile, tanto che vi si precipitò non appena l’ascesa al trono del suo augusto parente gliene fornì l’opportunità.
Nel 375 d.C. il generale spagnolo Flavio Teodosio, cristiano di antica data, che aveva combattuto in Britannia, Africa e nella Mesia, viene giustiziato con l’accusa di tradimento dall’imperatore dell’Occidente Flavio Graziano, allora 17enne. Il figlio Flavio Teodosio abbandona allora la carriera militare e si ritira a vita privata a Cauca, in Galizia (Spagna nord -occidentale) dove era nato l’11 Gennaio del 347.
Il 9 Agosto del 378 l’imperatore d’Oriente, Flavio Valente, affronta ad Adrianopoli (Tracia) i Goti, che lui stesso aveva autorizzato due anni prima ad entrare nell’impero, e viene ucciso insieme alla quasi totalità del suo esercito. Di fronte a questa catastrofe, Graziano richiama in servizio Teodosio, incaricandolo di raccogliere un nuovo esercito e respingere i Goti.
Il 19 Gennaio del 379, a Sirmio, Graziano nomina Flavio Teodosio augusto e gli affida la parte orientale dell’Impero.
Il 27 Febbraio 380, Teodosio, congiuntamente a Graziano e Valentiniano, emana l’Editto di Tessalonica, con il quale il credo niceno diviene la religione unica e obbligatoria dell’impero e viene esplicitamente riconosciuto il primato della sede episcopale di Roma in materia di teologia. L’arianesimo, fino ad allora favorito dagli imperatori d’oriente, viene messo al bando.
Il 24 novembre 380 Teodosio entra per la prima volta a Costantinopoli, dove risiederà fino al termine della sua vita nel 395.
Nel 381 Teodosio convoca il Primo Concilio Ecumenico di Costantinopoli, secondo nella storia della Chiesa. 150 vescovi provenienti da tutto l’impero si riuniscono nella città.
Nel 380-381 la cristianissima Egeria inizia il suo lungo pellegrinaggio, che dovrà portarla dalla lontana Galizia prima a Costantinopoli, poi in Terra Santa ed infine di nuovo a Costantinopoli (nel 384).
[1] M.
Ferotin, La veritable auter de la ‘Peregrinatio Silviae’, la vierge espagnol Ethérie,
Revue de questions historiques, 74 (1903).
Ferotin aveva optato per Etheria (Eteria), ritenendolo
il più probabile di un ventaglio di nomi proposti, ed aveva escluso Egeria
perché evocava ricordi classici. Evidentemente sembrava disdicevole che una cristiana potesse
chiamarsi come la celebre ninfa, oltretutto consigliera del re Numa Pompilio in
materia religiosa.
[2] P.
Devos, La date de voyage d’Egérie, in Anacleta Bollandiana
85 (1967), pp 165-194 - E. Giannarelli, p 45
[3] C.
Kohler, Note sur un manuscrit de la biblioteque d’Arezzo, in biblioteque
de l’ecole des Chartres 45 (1884), pp 141-151
[4] M.Ferotin,
art. cit., pp 392-393. E. Giannarelli, pag 42.
[5] E.
Bouvy, Le pélerinage d’Euchéria, in Revue augustinienne 3
(1902),pp.514-522; idem, Euchéria et Silvia, in Revue augustinienne
4 (1904) pp 80-83.