“Un viaggio in Terra Santa del 560-570 d.C.", Vita e Pensiero - Pubblicazioni della Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, 1977
L'itinerario di viaggio, scritto approssimativamente tra il
560 e il 570 dC, muove da Piacenza, presunta città natale dell'anonimo
pellegrino, per attraversare il medio oriente da Costantinopoli ad Alessandria
d'Egitto e ritorno.
Qui di seguito viene riportato l'itinerario da lui seguito per arrivare al Monte Sinai. Con tutta evidenza è un itinerario che conduce non al Santa Caterina, ma ad Har Karkom.
1. Quindi entrammo ad Ascalona. Lì c'è il pozzo della pace fatto a forma di teatro, nel quale si scende su gradini fino all'acqua.
2. Lì riposano tre fratelli martiri; hanno anche i loro nomi propri. ma il popolo li chiama gli Egiziani.
3. A un miglio dalla città di Sarafia si trova Maioma di Ascalona.
4. Quindi arrivammo nella città di Maioma, in cui è sepolto san Vittore martire. Da Maioma a Gaza c'è un miglio.
5. Gaza è una città splendida, piena di delizie, uomini assai onesti, adorni di ogni liberalità, amanti dei pellegrini.
6. È sepolto al secondo miglio da Gaza il santo padre Ilarione.
L’itinerario del piacentino nomina diverse località che conducono tutte verso Har Karkom, come mostrato nella cartina
1. Quindi giungemmo nella città di Elusa, al principio del deserto che giunge al Sinai; lì anche dal racconto del vescovo della città ascoltammo una storia meravigliosa che non è opportuno passare sotto silenzio. Una fanciulla nobilissima di nome Maria si era sposata e nella stessa notte delle sue nozze le morì lo sposo.
2. Essa sopportò questa sventura con pazienza e nel giro di una settimana distribuì tutti i suoi beni ai poveri.
3. Celebrato il settenario della morte, di notte, presa la veste dello sposo, non fu più trovata; di essa si racconta che sia nel deserto al di là del Giordano vagante tra le canne e i palmeti davanti a noi nel territorio di Segor intorno al mare del Sale.
4. In questi luoghi trovammo le celle di più di quindici o diciotto fanciulle che i Cristiani curavano; esse avevano un asinello che portava loro i cibi e allevavano un leone terribile a vedersi; quando ci avvicinammo alle celle, tutti gli animali, che erano con noi, al suo ruggito orinarono e caddero a terra insieme.
5. E ci raccontavano che il leone al pascolo stava attento all'asinello e ce li offrivano per cento soldi. Ma il padre Antonino non volle accettarli.
6. Mandò delle persone rapidamente a Gerusalemme e fece portare loro tre tuniche per ciascuna e olio per i lumi e molti legumi. Ed esse ci parlarono delle virtù di Maria, di cui sopra abbiamo parlato, la quale era andata da sola nel deserto.
7. Portava sporte piene di legumi e tuniche che desideravano offrire a lei. Ma non riuscì a trovarla, però non riportò nessuna delle cose che aveva portato con sé, tornando dal deserto.
8. La sua afflizione e il suo pianto in nessun modo potemmo consolare. Diceva continuamente piangendo: " Ahimè misero, per qua-le motivo mi dovrei dire Cristiano? ".
1. Partendo dalla città di Elusa entrammo nel deserto a venti miglia. Lì c'è il forte in cui si trova l'ospizio di san Giorgio; in esso la gente di passaggio e gli eremiti trovano un rifugio o offerte in denaro.
2. Da lì entrando nella parte più interna del deserto, giungemmo al luogo di cui si dice nel salmo " Terra feconda coperta di salsedine, cioè di amarezza, a causa della malizia dei suoi abitanti ".
3. lì vedemmo uomini rasati che fuggivano coi cammelli. Infatti già a Gerusalemme osservammo uomini provenienti dall'Etiopia che avevano le narici e le orecchia tagliate, calzati di stivaletti e che portavano alle dita dei piedi degli anelli.
4. Domandammo loro perché fossero in quella foggia; risposero; "L'imperatore Traiano ci ha lasciato questo segno ".
1. Camminando per il deserto per sei giorni, mentre i cammelli ci portavano l'acqua, veniva dato ogni giorno a ciascun uomo un sestario alla mattina e un sestario alla sera.
2. Quando l'acqua negli otri diventava amara come il fiele, introducevamo in essa della sabbia e così veniva addolcita.
3. Là le famiglie dei Saraceni e le loro mogli, venendo dal deserto, con lamenti si sedevano lungo la via; deposto il sacco, chiedevano pane ai passanti.
4. E venivano i loro uomini dalla parte interna del deserto e portavano otri con acqua fresca e per sé accettavano il pane. E portavano fascetti di radici, il cui odore è il più soave di tutti gli aromi, e celebravano i loro giorni festivi.
5. Il popolo, che entrava nel deserto più grande per esplorare i luoghi, era di dodicimila seicento persone.
1. Andando per il deserto, all'ottavo giorno, giungemmo al monte di Dio Oreb.[1]
2. E da lì, muovendoci per salire sul monte Sinai, ecco una folla di monaci e di eremiti venire salmodiando e danzando con le loro croci incontro a noi; poi, chini a terra, ci salutarono; noi pure facemmo in questo modo e piangevamo.
3. Ci accompagnarono dentro la valle tra l’Oreb e il Sinai. Ai piedi di questo monte si trova la fonte, dove Mosè abbeverava le pecore, quando vide il roveto ardente.
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7 Salimmo poi per tre miglia verso la sommità del monte, su cui c'è un piccolo oratorio della lunghezza di sei piedi, lo stesso in larghezza. Lì nessuno osa rimanere.
1. Dal monte Sinai fino alla città di Arabia, che si chiama Aila ci sono sette tappe.[2]
[1]
Sono sette-otto giorni di
cammino dall’entrata nel deserto, cioè da Elusa – in ogni caso non può
trattarsi del Santa Caterina – Più avanti dice che tra il monte di Dio ed Eilat
ci sono sette giorni di cammino. Questo esclude che l’Oreb di cui parla qui sia
il Santa Caterina
[2] La distanza di Har Karkom da Eilat è più o meno la stessa che da Elusa; quindi anche i giorni di cammino sono gli stessi.