La ricostruzione del passaggio del Mar Rosso, a cui volutamente è stato dato il ritmo della cronaca, non è ipotetica e tanto meno fantasiosa. Lo scenario descritto nel paragrafo precedente infatti, per quanto stupefacente, corrisponde in pieno alla descrizione della Bibbia e sfrutta in modo razionale e coerente "tutte" le indicazioni da essa fornite. L’esistenza delle secche nella baia di Suez, gli orari delle maree e ogni altro particolare di carattere naturale concordano coerentemente con la narrazione. Anche il toponimo “Ayun Musa” (fonti di Mosè), che si ritrova immediatamente al di là delle secche, corrobora. Vedremo in seguito che, partendo da questo punto, anche il resto dell’itinerario si svolge in assoluta aderenza al testo biblico. Tutto, quindi, sembrerebbe confermare che le cose siano andate esattamente come descritto dalla Bibbia.
C’è un unico particolare che sembra non collimare con questa ricostruzione: l’epoca dell’anno in cui il passaggio sarebbe avvenuto. Secondo la ricostruzione effettuata, il passaggio del Mar Rosso deve essere avvenuto nel novilunio più vicino al solstizio d’estate, e cioè nella seconda o terza decade di giugno, quando l’escursione di marea raggiunge il massimo. La partenza da Pi-Ramses era avvenuta quindici giorni prima, quindi in coincidenza con l’ultimo plenilunio di primavera. Questo contrasta con la tradizione ebraica, che celebra la Pasqua in ricordo di quell’avvenimento in coincidenza con il primo plenilunio di primavera.
Dalla Bibbia stessa, tuttavia, è possibile stabilire con certezza che tale tradizione è errata. Innanzitutto c’è da osservare che tra gli Ebrei l’uso di celebrare regolarmente la Pasqua, dopo un lungo periodo di sospensione, è ripreso soltanto al rientro dall’esilio babilonese. Durante l’esilio essi avevano adottato non soltanto la lingua, l’aramaico, ma anche il calendario babilonese, che iniziava con il novilunio più vicino all’equinozio di primavera. Poiché la Bibbia dice che la Pasqua doveva essere celebrata il quindicesimo giorno dell’anno (Lv.23,5; Nm. 9.3-5; 28,16; 33,2 ecc.), da allora in poi essa rimase fissata in coincidenza col primo plenilunio di primavera. Gli Ebrei dell’Esodo, però, venivano dall’Egitto e all’epoca dei fatti narrati seguivano quasi certamente il calendario egizio, il cui inizio coincideva con le piene del Nilo, che avvenivano mediamente nella prima metà di giugno. [1] Il quindicesimo giorno dell’anno, pertanto, quello della partenza da Pi-Ramses (Nm. 33,3), doveva cadere in giugno.
Esistono vari elementi per suffragare questa affermazione. Alcuni degli avvenimenti che hanno preceduto l’Esodo, infatti, sono datati. La settima “piaga”, ad esempio, quella della grandine, è datata con uno scarto massimo di una settimana. E’ accaduta, infatti, quando “il lino era fiorito e l’orzo spigato”[2], ma il grano non ancora (Es. 9,31-32): chiaramente a fine marzo-inizi aprile. Dopo questa successero altre tre “piaghe”. L’Esodo, perciò, avvenne qualche tempo dopo la grandine; ben difficilmente poteva essere avvenuto nel primo plenilunio di primavera.
Altre indicazioni contenute nella Bibbia contrastano con una partenza all’inizio della primavera, ma ce n’è una che la colloca esattamente a fine primavera. Si tratta di una testimonianza attendibile, fra l’altro, perché risale a tempi molto vicini agli avvenimenti in questione. Lo dice chiaramente, infatti, la stessa Bibbia, nel libro di Giosuè.
Giosuè dette inizio all’invasione della Palestina nel periodo della mietitura (Gs. 3,15e 5,11). Attualmente nella valle del Giordano la mietitura del grano viene effettuata nella seconda metà di maggio. Tenuto conto che al giorno d’oggi si tende a coltivare varietà precoci e ad anticipare al massimo la trebbiatura, possiamo ritenere con ragionevole certezza che a quei tempi la mietitura avvenisse non prima della fine di maggio. Giosuè attraversò il Giordano nel decimo giorno dall’inizio dell’anno (Gs. 4,19); cinque giorni dopo celebrò la Pasqua (Gs. 5,10). Non può esserci alcun dubbio: era la fine di maggio o i primi di giugno. Quindici giorni dopo cadeva la ricorrenza del passaggio del Mar Rosso; nella seconda o terza decade di giugno, appunto.
Stabilita l’epoca dell’anno, vediamo se è possibile conoscere anche la data assoluta dell’Esodo. Può sembrare incredibile, eppure la Bibbia fornisce elementi tali per cui è forse possibile determinare non solo l’anno, ma addirittura il giorno esatto di quello che fu l’avvenimento fondamentale della storia ebraica e forse il più importante della storia umana: il passaggio del Mar Rosso. Tutto dipende dal fatto se una certa interpretazione della nona “piaga” è esatta: tre giorni di tenebre che hanno colpito l’Egitto (con l’esclusione, ovviamente, degli Ebrei).
Le maggior parte delle “piaghe”, si è detto, furono avvenimenti banali e certamente esagerati fuor di misura, ma in ogni caso fatti realmente accaduti. Diversi di loro contengono elementi che consentono di stabilire l’epoca approssimativa dell’anno in cui si sono svolti. Lo si è visto per la grandine, che deve essere accaduta agli inizi di aprile.
La più significativa delle piaghe ai fini della datazione, però, è la nona: “tre giorni di tenebre fittissime ... (ma dove abitavano gli Israeliti c’era luce per loro)” (Es. 10, 22-23).
Come possiamo interpretare queste tenebre? L’ipotesi più plausibile, l’unica che sembri avere un qualche senso, è che si sia trattato di una eclissi di sole. Un fatto di per se straordinario, ma non tale da poter essere definito una “piaga”. Per essere tale la sua durata doveva venire esagerata oltre misura; nei racconti popolari divenne di “tre” giorni, dove il tre è chiaramente una grandezza indeterminata, che sta ad indicare un periodo relativamente lungo, (non dimentichiamo che gli ebrei non avevano la possibilità di verificare la effettiva durata dell’eclissi, di cui erano stati testimoni, nelle altre parti dell’Egitto).
L’eclissi, evidentemente, si è verificata quando il sole e la luna erano in congiunzione, e cioè durante un novilunio successivo alla settima “piaga”, avvenuta a fine marzo - primi aprile. Prima dell’eclisse, però, c’è stata la ottava piaga: una invasione di cavallette. E’ questo un avvenimento nell’area egiziana, che dipende dalle condizioni climatiche nelle zone di incubazione poste più a sud, e non ha quindi un andamento stagionale regolare, potendosi verificare in tutti i mesi primaverili ed estivi. Recenti studi per l’area del Mar Rosso hanno mostrato un picco di probabilità nei mesi di maggio e di settembre[2]. Escluso settembre, perché troppo tardo, la probabilità maggiore è che l’invasione delle cavallette sia avvenuta in maggio. L’eclisse, quindi, dovrebbe essersi verificata in questo stesso mese. In ogni caso non più tardi di maggio, perché è stata precedente all’inizio dell’esodo ed in particolare al novilunio durante il quale è stato effettuato il passaggio del Mar Rosso.
La cosa interessante delle eclissi è che se ne può calcolare la data esatta, anche per il passato relativamente remoto. Basta quindi verificare se, nel periodo che appare più probabile per l’Esodo, ci fu realmente in Egitto un’eclissi totale di sole nel mese di maggio. Gli Ebrei attraversarono il Mar Rosso nel novilunio successivo più prossimo al solstizio d’estate.[3]
[1] “L'inondazione segnò da tempo immemorabile l'inizio dell'anno egizio. Gonfio per le piogge cadute nel Sudan, il fiume cominciava a crescere verso la metà di giugno...” (F. Cimmino, op. cit., p. 18).
[2] La traduzione: "l'orzo era già spigato, ma il grano non ancora”, non è letterale (i versetti 9,31-32 di Esodo, infatti, dicono: "l'orzo era in spiga e il lino aveva le gemme dei fiori. Ma il frumento e la spelta non erano stati colpiti, perché erano tardivi”); l'epoca corrispondente in Egitto è la fine di marzo o i primi giorni di aprile. I Rabbini d'Italia, invece, traducono: “l'orzo era quasi maturo e il lino in fiore”, posticipando la data della grandine di almeno un paio di settimane.
[3] Si era stabilito che l'Esodo è avvenuto nel terzo-quarto anno di Merenptah, in corrispondenza di una delle seguenti date: 1235 oppure 1213 a.C. Se l'ipotesi sul significato della nona “piaga” è esatta, in uno di questi anni deve essersi verificata un'eclissi di sole; non solo, ma l'eclissi deve essere avvenuta nella seconda o terza decade di maggio. Una semplice verifica, quindi, potrebbe consentirci di ricavare con precisione la data assoluta del passaggio del Mar Rosso.
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