L’ipotesi dell’origine terrestre degli UFO presenta il vantaggio, rispetto a ogni altra teoria sull’argomento, che può essere controllata e verificata abbastanza facilmente e con poca spesa. Essa indica chiaramente chi sono i costruttori degli UFO, qual è la loro origine e dove vivono, e fornisce quindi tutte le informazioni necessarie per andare a cercare le prove definitive della loro esistenza.
Non serve costruire antenne gigantesche e registrare tutti i segnali radio provenienti dallo spazio, nella speranza di individuarne almeno uno proveniente da una fonte intelligente. Lo si sta facendo da anni, con spese enormi, ma senza risultato. E se mai ci fosse un segnale valido, che speranza ci sarebbe di stabilire un contatto? Nulla.
Ben diverse prospettive offre la ricerca di una civiltà la cui sede principale sia localizzata nel sottosuolo dell’Antartide . Ci si può sbizzarrire nella scelta del mezzo più opportuno, dai raggi infrarossi, al rilievo di anomalie gravitazionali o magnetiche, fino alla sorveglianza continua mediante satelliti o personale e apparecchiature a terra.
Personalmente, infatti, dubito che sia possibile, in un ambiente del genere, occultare qualsiasi traccia che riveli la presenza di una cospicua popolazione sotterranea, per quanto avanzata possa essere la sua tecnologia. Tanto più che sembra improbabile che abbiano fatto o facciano sforzi particolari per nascondere completamente la loro presenza.
Le mitologie antiche dicono che l'ingresso del mondo sotterraneo era noto agli “dei”, ma nessuno dei "mortali", cioè della gente comune, era a conoscenza della sua esatta ubicazione; soltanto pochi eroi particolarmente meritevoli ebbero dagli dei indicazioni ed una sorta di lasciapassare per recarvisi. Queste mitologie, però, si riferiscono al tempo di Atlantide, quando esistevano delle ragioni pratiche perché gli gnomi preferissero mantenere nascosti gli ingressi al loro mondo. La segretezza rientrava in una normale norma di sicurezza.
Da allora sono trascorsi 10 millenni, durante i quali nessun “umano” ha mai posto piede nuovamente nell'Antartide, né è esistita una qualche società in grado di costituire una minaccia per il mondo sotterraneo. Anche oggi la penetrazione in Antartide è talmente limitata da non giustificare provvedimenti eccezionali per occultarne completamente l’esistenza.
Tanto più che non sembra che i suoi abitanti ci considerino una potenziale minaccia e facciano particolare attenzione per nascondere la loro esistenza. Stando agli innumerevoli rapporti che pervengono da ogni parte, sembra anzi che non gliene importi. Sfrecciano sui nostri cieli, di notte, con gli apparecchi illuminati; si mettono a caracollare, di giorno, su città, stadi e campagne; atterrano in vicinanza di abitazioni. L'impressione è che siano indifferenti al fatto che noi si sappia della loro esistenza, allo stesso modo in cui noi siamo indifferenti al fatto che i selvaggi dell'Amazzonia sappiano che noi esistiamo.
E' evidente, tuttavia, che non hanno alcun desiderio di stabilire rapporti ufficiali con noi e nessuna intenzione di nuocerci o di interferire in qualche modo nelle nostre vicende. Questo è un dato confortante, che ci fa presumere non correremmo grossi rischi a cercare di metterci in contatto con loro.
Supponiamo, come sembra possibile, che si riesca a stabilire un contatto e a farci aprire le porte del loro mondo, almeno per qualche privilegiato. Il primo clamoroso risultato sarebbe, ovviamente, quello di provare l’esistenza di questa “altra umanità”.
E' una prospettiva talmente eccitante da meritare qualunque rischio. Poter visitare una civiltà tecnologica vecchia almeno di 12 millenni, edificata da uomini come noi. E' inutile cercare di immaginare quali possano essere le loro conoscenze scientifiche e quali le loro realizzazioni tecnologiche. Se noi, dopo neanche un secolo di sviluppo tecnologico siamo arrivati ad inviare uomini sulla luna e sonde su Marte, Venere e addirittura fuori dal sistema solare, loro devono essere in grado di raggiungere tranquillamente qualunque angolo del sistema planetario.
E magari possiedono stazioni permanenti sulla luna, Marte ecc. Con la loro tecnologia "sotterranea" non devono avere alcun problema a colonizzare pianeti e satelliti privi di atmosfera: il sottosuolo è uguale ovunque. Potrebbero quindi mostrarci da vicino tutto quello che noi ci sforziamo di vedere coi nostri telescopi e con le nostre misere sonde. E rivelarci chissà quali conoscenze scientifiche!
Ma non è questa la prospettiva più eccitante. Bene o male, possiamo sperare di ottenere tutte queste informazioni e conoscenze scientifiche anche da soli, in un futuro più meno lontano. C'è un altro genere di notizie e conoscenze che neppure la fantasia più sfrenata avrebbe potuto immaginare di avere: quelle relative al nostro passato millenario, i grandi imperi del medio e dell'estremo oriente, del Mediterraneo e dell'America; le grandi capitali antiche, Roma, Atene, Babilonia ecc. ; la loro storia, che conosciamo soltanto attraverso pochi ruderi smozzicati dal tempo e dalle ingiurie umane, e da pochi frammenti di cronaca. Potremmo vederle dal vivo, seguirle nella loro nascita, il loro sviluppo, ammirarle al culmine della loro potenza, assistere alla loro decadenza e alla loro morte. Potremmo “vedere" tutti i nostri diecimila anni di storia, quanti ci separano dal diluvio.
Le cronache antiche ce ne parlano: nel secolo scorso come duemila anni fa, gli UFO scorrazzavano nei cieli delle città. Evidentemente hanno un interesse a vedere come evolve l’uomo al di fuori del loro mondo. È presumibile, quindi, che abbiano raccolto una documentazione completa di tutto quanto è accaduto sulla superficie della Terra in questo lunghissimo periodo. Diecimila anni di storia, tutti documentati, anno dopo anno, città per città, popolo per popolo! Viene il capogiro a pensarci. Tutto raccolto negli archivi sotto i ghiacci dell'Antartide.
E potremmo forse assistere anche allo spaventoso disastro del diluvio universale e vedere coi nostri occhi l’immane rovina che ha causato. Ed oltre al passato potremmo vedere anche come saremo noi fra diecimila anni, quale sarà la nostra vita, la nostra struttura sociale, L’uomo che riuscirà a penetrare nel mondo sotterraneo antartico potrà vedere il nostro passato e il nostro futuro. C’è qualcosa di più esaltante di questa prospettiva? Esiste forse obiettivo scientifico più pagante?
Non posso trattenermi dal sognare e dal provare ad immaginare questo mondo fantastico sepolto da dieci millenni sotto i ghiacci antartici, ma più vivo che mai. Ma so già che la mia fantasia è inadeguata; più che una "natura” incantata, paradisiaca, con boschi, prati, ruscelli, laghetti, illuminati da una luce diffusa e cangiante, con l'aria ripiena del canto degli uccelli e di una musica celestiale, non riesco ad immaginare. Penso al Flegetonte, al Lete, ai campi Elisi, e li immagino pieni di bella gente, sana, spensierata e felice.
Ma non riesco ad immaginare le loro case, le città, le industrie, i servizi, la struttura sociale, le loro occupazioni, gli svaghi e i passatempi; a come deve essere la sofferenza e la morte laggiù, fra diecimila anni. Anzi, questi pensieri mi lasciano sbigottito e sgomento.
C'è qualcosa di allucinante, quasi agghiacciante, in quel che riesco ad immaginare. I "nostri" diecimila anni, dal diluvio in poi, sono stati tutti una ininterrotta serie di tragedie, di sofferenze, di lotte, guerre, massacri, carestie, pestilenze, disastri, alternati a brevi periodi di serenità e abbondanza.
Innumerevoli regni e imperi sono sorti, hanno prosperato e sono tramontati da allora; innumerevoli popoli si sono avvicendati alla ribalta della storia. Innumerevoli generazioni si sono succedute, hanno lottato, sono morte. Questa è la vita per noi. E' lotta, conquista, sete di ricchezza, di conoscenza di giustizia; è grandezza, meschinità, ferocia bestiale e grande generosità. La lotta è il sale della vita.
Dove il progresso tende ad eliminare la lotta, l’insicurezza, l’ingiustizia, il dolore, l'uomo sembra perdere interesse alla vita; subentra la noia, la solitudine, la disperazione, il suicidio. Sogniamo tutti un avvenire migliore più sicuro e più giusto; lottiamo ogni giorno per questo; ma guai se ci togliessero la lotta, le nostre sconfitte ed i nostri trionfi quotidiani, le gioie e le tragedie.
Questo da noi; ma "loro"? Non riesco ad immaginare lotta, competizione, insicurezza, grandi ingiustizie da sanare, differenze sociali e dolori in quella società. Esiste la famiglia? Esiste l’ignoranza, la malattia, la vecchiaia, la morte? La nostra scienza medica, che dobbiamo supporre rudimentale rispetto alla loro, già sogna di sconfiggere la morte in un futuro non molto lontano. Loro, forse, ci sono riusciti; ma a quale scopo? Come passano il tempo?
Per quanto posso immaginare quella società, stabile e ordinata, è chiusa in se stessa e nel suo mondo asettico, senza traumi e problemi, fin dai tempi del diluvio. Dieci millenni, tre milioni e mezzo di giorni tutti uguali, uno dopo l'altro. Trascorsi come? Cosa fanno? Sopravvivono semplicemente? O assistono da spettatori neutrali a quel che succede sulla superficie del pianeta? Non è possibile che questa sia la loro unica occupazione.
E' chiaro che non hanno interesse ad espandersi sul pianeta stesso. Ma fuori? Su altri pianeti e satelliti del sistema solare e su altre stelle? Significherebbe che l’umanità, nonostante noi si creda che si stia affacciando per la prima volta sulla soglia dello spazio, starebbe in realtà già colonizzandolo da almeno dieci millenni, e chissà dov'è giunta ormai nella sua penetrazione della Galassia.
Ma quale "umanità”? Noi e loro siamo un tutt'uno, oppure l’umanità si è irreversibilmente spezzata in due tronconi fin da quando gli gnomi si ridussero nel loro mondo sotterraneo? Quando "noi" parliamo orgogliosamente dell’umanità, delle sue conquiste scientifiche e sociali, implicitamente escludiamo i selvaggi del Borneo e dell'Amazzonia, che già una forte corrente di etnologi pensano debbano essere isolati nelle loro giungle e lasciti al loro destino.
Loro, gli gnomi, ci considerano allo stesso modo? Ma dove va a finire allora il nostro orgoglio, la nostra sconfinata presunzione? E la razza superiore, alta bionda, cogli occhi azzurri, dove va a finire? Surclassata da uomini appartenenti ad una razza di pigmei fino a pochi anni fa considerata alla stregua degli animali?
Mi piacerebbe che questa teoria fosse vera, se non altro perché costituirebbe un salutare bagno di umiltà per tutti i razzisti più o meno dichiarati che continuano ad allignare in questo mondo. La sola idea, però, di quest’altra umanità, che dal suo mondo sotterraneo antartico ci osserva da millenni come fossimo cavie in un immenso laboratorio, mi sconcerta e impaurisce. Soprattutto la loro indifferenza nei confronti delle nostre tragedie e sofferenze, della nostra ansia e dei nostri sforzi per raggiungere quelle conoscenze che loro possiedono già da millenni.
Anche noi siamo rimasti e restiamo indifferenti di fronte ai piccoli e grandi massacri perpetrati nella storia passata e attuale, da Hitler, a Stalin, agli innumerevoli tirannelli africani e asiatici. Ma di fronte a tragedie naturali, disastri, carestie e pestilenze, il mondo intero si mobilita in un impeto di generosità e solidarietà.
"Loro” non hanno mai sentito questo impulso nei nostri confronti; non sono mai intervenuti, in occasione di disastri naturali, di guerre e delle bibliche pestilenze del passato, magari soltanto suggerendo in gran segreto qualche rimedio efficace. E’ questo distacco, questa astrale distanza di pensiero e di sentire, questo abisso di millenni che ci separano, che mi spaventano, e mi fanno desiderare che questa teoria non sia vera.
Io non ho mai visto un UFO; in coscienza non saprei dire se esistono oppure no, come non so dire neppure se ci credo o no. Ma il giorno che ne vedessi uno, o avessi comunque la prova certa della loro esistenza, allora non avrei dubbi sulla loro provenienza. Razionalmente, infatti, non vedo alternativa a questa spiegazione; per quanto mi sforzi, non riesco a trovare alcun serio argomento logico, o storico, o fisico che possa invalidare la conclusioni cui sono giunto.
C’è qualcuno in grado di farlo? Per quanto possa sembrare paradossale, mi troverebbe al suo fianco.
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