In tutte le opere che trattano di Mosè ci sono interminabili dissertazioni sui suoi genitori naturali e soprattutto su quelli adottivi, che, secondo alcune tradizioni, sarebbero da ricercarsi addirittura nella famiglia del faraone.
Nessuno, però, parla mai della famiglia formata dallo stesso Mosè, dei suoi figli e dei suoi discendenti. E’ un argomento che sembra oggetto di un rigoroso tabù: invano se ne cercano notizie negli innumerevoli libri che trattano di Mosè. Eppure non c’è dubbio che egli abbia avuto una moglie e dei figli. Ma che fine hanno fatto? Chi e perché ha voluto cancellarli dalle cronache della Bibbia?
Quando Mosè fuggì dall’Egitto, inseguito da un “mandato di cattura” per aver ucciso un egiziano, si rifugiò nel paese dei madianiti e trovò ospitalità presso il sacerdote Ietro, “che gli diede in moglie la propria figlia Zippora. Ella gli partorì un figlio ed egli lo chiamò Ghersom, perché diceva “sono un emigrato in terra straniera’” (Es. 2,22).
Più tardi Zippora gli diede un secondo figlio maschio, Eliezer.
Quando Mosè tornò in Egitto per organizzare l’esodo, stando al versetto Es. 4,20, portò con sé la moglie e i figli almeno per un certo tratto del viaggio. Ma evidentemente o questa informazione non è esatta, oppure successivamente egli li rimandò indietro, presso il suocero Ietro nel Sinai, perché è qui che essi si trovavano al momento dell’Esodo.
Il capitolo 18 di Esodo è interamente dedicato alla visita di Ietro a Mosè, a Refidim, nei pressi del monte sacro, in occasione della quale egli gli riportò la famiglia:
"Ietro, suocero di Mosè, aveva preso Zippora, moglie di Mosè, dopo che l'aveva rinviata, e i suoi due figli; il nome di uno era Ghersom, poiché aveva detto: "Sono stato un ospite in terra straniera", e il nome dell'altro Eliezer, perché: "Il Dio di mio padre è venuto in mio aiuto, e mi ha liberato dalla spada del faraone." Ietro, suocero di Mosè, venne da Mosè con la sua moglie e i suoi figli, nel deserto dove era accampato, al monte di Dio. E disse a Mosè: "Sono io Ietro, tuo suocero, che vengo da te, con tua moglie, e con lei ci sono i suoi due figli."
Questa è l'ultima volta in cui Zippora e i due figli di Mosè vengono nominati nel Pentateuco. Da questo momento in poi sembrano svanire nel nulla.
L’ipotesi che fossero tornati nel paese di Midian insieme a Ietro è da scartare. In Esodo 18,27 si dice che “poi Mosè congedò suo suocero, che se ne andò nella sua terra". Se Zippora e i suoi figli se ne fossero andati con lui, il racconto dovrebbe averlo riportato. Che Zippora e i suoi due figli siano rimasti con Mosè è confermato anche da un episodio curioso citato in Num.12.
Cronologicamente, l’episodio di Ietro si colloca alla fine della permanenza presso il monte sacro, quando Mosè era già saldamente a capo del popolo ebraico e gli stava dando un assetto amministrativo. Questa collocazione è importante, per la chiara coincidenza con un episodio verificatosi pochi giorni dopo.
Non appena congedato il suocero Ietro, Mosè, con tutto il popolo ebraico, "nel 20° giorno del 2° mese del 2° anno" (Num. 10,11), lasciò per sempre l’area del monte sacro, avviandosi a nord, verso la Palestina. Prima tappa fu Kibrot Attaava e dopo questa Azerot. E fu qui, ad Azerot, che accadde il fatto riportato in Numeri 12: “Miriam e Aronne parlarono contro Mosè a causa della donna cushita che aveva preso: poiché aveva preso una donna cushita.”
La maggioranza dei testi, fra cui la stessa Bibbia di Gerusalemme, traducono il termine cushita con "etiope", presupponendo che derivi da "Kush", nome che veniva allora conferito alla Nubia, una regione a sud dell'Egitto, tributaria dei faraoni, abitata da popolazioni negroidi. Sulla base di questa traduzione qualcuno suggerisce che Mosè abbia avuto anche una moglie nera.
La cosa appare priva di senso, perché, stando ai tempi del racconto, Mosè era stato raggiunto soltanto da pochi giorni dalla moglie legittima Zippora, madianita. Niente di strano che la donna, piombata all’improvviso nella comunità ebraica, avesse suscitato le gelosie di altre “primedonne”, come Miriam e Aronne, che fino a quel momento avevano avuto un rapporto esclusivo e privilegiato con Mosè.
Non c’è dubbio che la “moglie cushita” contro cui mormorarono Miriam e Aronne fosse la stessa Zippora. Esistono nella Bibbia varie prove che il termine “cushita” fosse quello con cui venivano definiti i madianiti appartenenti alla tribù di Ietro, e molti esegeti concordano con questa interpretazione. In Abacuc 3,7, per esempio Cushan viene citato appunto come il nome di una tribù di Madian. In 2 Cronache 14,7-13 viene descritta una guerra fra Giuda e i Cushiti, chiaramente una popolazione del Sinai e poco più avanti, in 2 Cronache 21.16 si parla degli “Arabi che abitano a fianco dei Cushiti” , da dove si deduce con certezza che questi ultimi erano madianiti confinanti coi Nabatei e non Nubiani.
La conferma definitiva che si trattasse della stessa tribù cui appartenevano Ietro e Zippora, però, si può trovare in un testo apocrifo del Vecchio Testamento, databile al secondo secolo a.C., in cui i due vengono espressamente indicati come cushiti (n1) . Il termine cushita, quindi, non significa etiope (o comunque non soltanto), ma si riferisce a quella particolare tribù di Madian, cui apparteneva Ietro e la figlia Zippora.
La conclusione che se ne deve trarre è che Zippora, la moglie cushita di Mosè, era rimasta con lui e certamente anche i suoi figli. Ma il racconto di Num.12 è significativo anche per altri aspetti. Dimostra con tutta evidenza che Mosè era ben deciso ad imporre la propria moglie cushita come “first lady” in Israele. Infatti punisce severamente Miriam, sorella di Aronne, che fino a quel momento aveva giocato il ruolo della primadonna (è lei, infatti, che intona il cantico di ringraziamento e guida le danze dopo la traversata del Mar Rosso - Es.15,20-21), segregandola per sette giorni fuori dall’accampamento e umiliandola in tal modo pubblicamente, quale monito per tutto il popolo.
Anche Aronne viene ammonito severamente dallo stesso Jahweh e deve chinare il capo e invocare perdono.
É proprio da questo momento, quando Zippora viene imposta come “first Lady” di Israele, che scatta il meccanismo di rimozione. La donna, infatti, non viene neanche nominata con il suo nome, né viene fatto alcun cenno ai suoi figli. In tutto il Pentateuco non si dice più una sola parola su di loro, né sul fatto che Mosè possedesse una famiglia.
E’ una cosa che appare incredibile, enorme. Il capitolo 12 di Numeri fornisce la prova più lampante, ammesso che ce ne fosse bisogno, che Mosè non differiva dagli ebrei del suo e di tutti i tempi per quanto concerne la considerazione, i sentimenti e le aspirazioni che nutriva nei riguardi della propria famiglia. Possiamo essere certi che egli provvide ad assicurare il futuro dei propri figli. Ma come? Nella Bibbia non se ne fa parola.
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n1 . - Herich Weidinger, “Gli Apocrifi – L’altra Bibbia che non fu scritta da Dio”, Ed PIEMME , 1992. Nel libro “L’Apocalisse di Mosè” al cap 34,6 si legge: “Mosè … fuggì in Madian, presso il cushita Reguel, sacerdote di Madian. Egli prese in moglie la figlia del sacerdote, la cushita Zippora; da lei furono generati due figli: Gerson ed Eliezer”.