Con la morte di Seraià e dei grandi del Tempio fu perduto il segreto dell’ubicazione della cripta in cui erano nascosti i tesori del Tempio, ma non quello della sua esistenza e del suo contenuto.
Di ritorno dall’esilio babilonese i sacerdoti probabilmente la cercarono a lungo nelle viscere del monte Morya, a Gerusalemme, dove le informazioni incomplete e fuorvianti che erano state comunicate al loro livello (vedi La trasmissione del segreto), la collocavano. Alla fine, però, dovettero ricostruire in modo corretto la storia di quella caverna, che per loro rivestiva un interesse straordinario.
Quando questo avvenne non lo sappiamo, ma testimonianze scritte in proposito cominciano ad apparire fin dal terzo secolo a.C.. Le informazioni sulla cripta contenute in 2 Mac. 2, 4-14 sono state scritte all’epoca dei Maccabei, ma già prima ci fu chi ritenne opportuno mettere per iscritto la sua storia completa, anche se mimetizzata dietro metafore e pseudonimi, inserendo il tutto nell’alveo di una vasta produzione letteraria che in quel periodo produsse fantasiose ricostruzioni della vita dei principali personaggi biblici, a partire da Adamo ed Eva.
Qualche secolo dopo questa letteratura fu ripresa ed utilizzata da Efrem il siriaco (morto nel 376 d.C.), un cristiano che intendeva ricostruire le genealogie da Adamo fino a Gesù, utilizzando i testi apocrifi dell’Antico Testamento più importanti e conosciuti. La sua opera è nota con il sorprendente titolo di “Apocalisse di Mosè”.
Normalmente la gente attribuisce al termine “apocrifo” un significato che suona vagamente di falso, o eretico, quindi qualcosa che non va preso in considerazione. In realtà “apocrifo” è una parola greca che significa “nascosto, segreto” e veniva applicato dagli gnostici a libri segreti che nei culti misterici potevano essere conosciuti soltanto dagli iniziati. Similmente il termine “Apocalisse” evoca immagini di disastri e distruzione definitiva, mentre in realtà significa semplicemente “rivelazione”. Il titolo del libro, quindi, genera l’aspettativa che esso debba contenere importanti informazioni segrete riguardanti Mosè.
Il libro è diviso in due parti. La prima è praticamente la trascrizione letterale del libro apocrifo “Vita di Adamo ed Eva”; la seconda, intitolata “La caverna del Tesoro”, completa il racconto del primo, proseguendo con le vicende dei patriarchi antidiluviani, per finire con una ricapitolazione delle vicende bibliche fino ai tempi di Cristo. Il libro riprende la storia di Adamo ed Eva a partire dalla cacciata dal paradiso terrestre:
“Dopo che Adamo ed Eva ebbero abbandonato il Paradiso, la porta del paradiso fu serrata, e davanti ad essa fu posto un cherubino con una spada a doppio taglio. Adamo ed Eva salirono allora sul monte del paradiso, e qui trovarono, sulla cima del monte, una caverna. Entrarono in essa e vi si nascosero. Quando Adamo desiderò conoscere Eva, prese dai confini del paradiso oro, mirra e incenso, li pose nella caverna e la benedisse e la consacrò, perché fosse la casa sua e dei suoi figli e la chiamò ‘la caverna del tesoro’. Poi Adamo ed Eva discesero da questa santa montagna ...”
E’ un tema familiare: un monte sacro e sulla cima di esso una caverna, utilizzata da un augusto personaggio per nascondervi il “tesoro di famiglia”. Il personaggio in questione viene indicato con il nome di Adamo, il padre di tutti gli uomini, ma non ci vuole molta fantasia per capire che dietro ad esso si nasconde qualcun altro, cui si riferiscono le vicende narrate da questo punto in poi. Si tratta di vicende che “devono” restare segrete, come viene ripetuto continuamente nel testo, in particolare il vero nome dei personaggi che si celano dietro Adamo ed i suoi discendenti. Ma è fin troppo evidente a chi si riferiscono in realtà.
La prima indicazione in questo senso è costituita dal titolo stesso del libro, “Rivelazione di Mosè”, che non trova giustificazione apparente nel testo. In tutto il libro, infatti, vengono dedicati a Mosè soltanto dieci versetti in totale, nel 34.mo capitolo, che riportano in estrema sintesi le vicende della sua vita, dalla nascita in Egitto alla morte sul monte Nebo. Al di fuori di questi non viene mai nominato. Come si giustifica, allora, questo titolo promettente e misterioso?
La spiegazione più ovvia è che riveli in maniera criptica, anche se del tutto trasparente, qualcosa di segreto relativo a Mosè. E questo “qualcosa” non può essere altro che la faccenda della caverna del tesoro. Pertanto dietro la figura di Adamo, il primo utilizzatore della caverna, e dei suoi discendenti che continuano ad utilizzarla, si celerebbe Mosè e i suoi discendenti.
Dalla lettura del testo è immediato rendersi conto che la vicenda riguarda la famiglia sacerdotale di Gerusalemme. Adamo, infatti, viene definito il “primo sacerdote” e i discendenti di Adamo sono da identificarsi con i successivi sommi sacerdoti. Infatti, compito di ciascuno di essi era“ servire Dio sulla santa montagna …osservare tutti i suoi comandamenti .. guidare i figli del suo popolo nella piena osservanza della purezza e della santità, esortandoli alla perseveranza nella preghiera”. Al versetto 27 del cap. 5, Adamo viene addirittura identificato come “il primo sacerdote”.
È del tutto evidente, anche, che la “santa montagna” su cui si trova la caverna si identifica con il monte Horeb. L’autore del testo, nel momento in cui introduce il monte, lo pone al centro del paradiso terrestre, con evidente e probabilmente intenzionale incoerenza. Infatti Adamo vi sale non appena cacciato dal paradiso, nonostante la presenza dell’angelo con la spada a doppia lama, posto a guardia dell’ingresso per impedirgli il ritorno. Questo serve a sottolineare la santità ed unicità di questo monte.
Nel rimanente del racconto l’autore non insiste sulla sua ubicazione al centro del paradiso, ma si riferisce ad esso sempre come alla “santa montagna”, che svolge un ruolo fondamentale fra i discendenti di Adamo per preservare la purezza dei costumi. Certamente non può riferirsi al monte del Tempio di Gerusalemme, come qualche commentatore suggerisce.
La caverna del tesoro è la stessa in cui Mosè si nascose alla vista di Dio. E’ significativo il fatto che anche Adamo ed Eva, nel racconto dell’autore apocrifo, si “nascondono” in questa caverna. La stessa in cui entrò Elia e dove Geremia nascose i vasi santi del Tempio.
La natura del tesoro nascosto nella caverna è una chiara indicazione che si tratta della stessa di Geremia, adibita alla conservazione dei tesori del tempio di Gerusalemme. L’incenso e la mirra, infatti erano aromi collegati al culto, di cui veniva fatto un largo uso nel tempio. Giuseppe Flavio, infatti, li cita espressamente come una parte importante dei preziosi consegnati dal tesoriere del tempio, Fineas, ai romani in cambio della vita. L’apocrifo, inoltre, al verso 6 del cap. 13, cita espressamente gli “oggetti di culto” fra le cose più importanti contenute nella caverna del tesoro.
Ma la cosa più interessante della caverna del tesoro è che la sua funzione principale era non tanto quella di nascondiglio per oggetti preziosi e di culto, quanto quella di “tomba di famiglia” (il che esclude automaticamente che potesse trattarsi del monte di Gerusalemme, dove era impensabile seppellire qualcuno).
Infatti, quando “si avvicinò il giorno della sua morte
… Adamo parlò al figlio Seth, comunicandogli: 'Figlio mio Seth! Presta attenzione a quanto oggi ti comando! Tu a tua volta lo dovrai comandare , nel giorno della tua morte, a Enos, Enos a Kenan, Kenan a Mahalaleel! Questo discorso si dovrà tramandare in tutte le generazioni! Quando io sarò morto dovranno imbalsamarmi con cinnamonno e mirra e mi deporranno nella caverna del tesoro! … E tu Seth, figlio mio, sarai la guida dei figli del tuo popolo e li manterrai santi e puri nel timore e nel rispetto di Dio' …
Quando Adamo fu morto, suo figlio Seth lo unse di cinnamonno e di mirra secondo il suo ordine. Poiché fu il primo a morire su questa terra, il lutto per lui fu grande. Piansero la sua morte per centoquaranta giorni, poi condussero il suo corpo sulla cima del monte e lo seppellirono nella caverna del tesoro.
Il racconto prosegue narrando la vita di Seth, che si svolge tutta intorno ed in funzione del monte sacro. E’ fin troppo facile riconoscervi riferimenti precisi alla vita e funzioni di un sommo sacerdote, chiamato a mantenere il suo popolo nel timore e nel rispetto di Dio. Quando Seth fu vicino a morire
“benedisse suo figlio Enos, gli diede l’incarico di badare alle spoglie di Adamo e lo mise a capo dei figli del suo popolo, scongiurandolo di guidarlo nella purezza e nella santità, di servire convenientemente di fronte alle spoglie di Adamo e di non allontanarsi da loro. Quindi Seth morì … Il suo primogenito Enos unse il suo corpo e lo seppellì nella caverna del tesoro, presso suo padre Adamo.”.
Quando fu vicino a morire, anche Enos
“benedisse suo figlio Kenan, gli diede istruzioni riguardo alle spoglie di Adamo, dicendo che avrebbe dovuto servire di fronte a quelle per tutti i giorni della sua vita e guidare il suo popolo nella piena osservanza della purezza e santità. Enos morì …allora il suo primogenito Kenan lo unse e lo seppellì nella caverna del tesoro, vicino ad Adamo ed a suo padre Seth.”
Sono parole talmente chiare ed esplicite che non hanno bisogno di commenti, né di spiegazioni. Il primo sacerdote si è fatto seppellire nella caverna del tesoro, sul monte Horeb, e dopo di lui suo figlio e così via. Una cosa è detta in modo molto chiaro, e cioè che tutti e soltanto i primogeniti, quelli cui compete il compito di guidare il popolo nella purezza e nella santità, e cioè i sommi sacerdoti, vengono sepolti nella caverna del tesoro, accanto ai loro padri.
Il racconto dell’apocrifo continua con la discendenza di “Adamo”: Kenan fu sepolto nella caverna del tesoro dal suo primogenito Mahaleel; Mahaleel da Jared; Jared da Enoc. Per ognuno di questi personaggi vengono narrati episodi della sua vita. E’ chiaro che il nome dei patriarchi antidiluviani viene utilizzato per narrare vicende relative a personaggi appartenenti alla famiglia sacerdotale di Gerusalemme; e per tutti viene specificato che furono sepolti nella caverna del tesoro.
Sappiamo che il segreto dell’ubicazione della tomba venne perduto al tempo della distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor e che da allora in poi nessuno più poté essere sepolto in quella caverna. Nell’apocalisse di Mosè, la sequenza dei seppellimenti nella caverna del tesoro viene fatta interrompere con Noè, a causa di una catastrofe mandata da Dio per punire la stirpe dei sacerdoti, preannunciata da Enoc con queste parole: “Quando Enoc si accorse che Dio intendeva riprenderlo con sé, chiamò a sé Matusala, Lamech e Noè e disse loro: ‘Io so che Dio è adirato con la nostra stirpe e farà discendere su di essa un giudizio senza misericordia.”
E’ un evidente riferimento alla distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor e al susseguente esilio babilonese. Infatti, alla morte di Matusalemme, Noè
“unse le sue spoglie con mirra e cinnamonno. Poi Noè ed i suoi figli lo seppellirono nella caverna del tesoro. Ed essi lo piansero per quaranta giorni. Quando furono trascorsi i giorni del lutto Noè entrò nella caverna del tesoro e abbracciò, baciandole, le sante spoglie di Seth, Enos, Kenan, Mahalaleel, Jared e di suo padre Lamech, quindi i suoi occhi presero a piangere in un grande sconforto. … Quindi lasciarono la caverna del tesoro.
Quando scesero dal santo monte, eruppero singhiozzando in lacrime, poiché venivano privati del luogo santo e della dimora dei loro padri. Sollevarono gli occhi al paradiso, piansero di dolore, si lamentarono luttuosamente e dissero:
“Riposa in pace, santo paradiso, dimora del nostro padre Adamo, …. Ecco! Anche dopo la morte viene allontanato dalla sua regione e scacciato in terra straniera insieme ai suoi figli, nella terra delle pene, dove i suoi figli saranno afflitti da dolori, malattie, lavoro, fatiche e avversità”.
Questo lamento riecheggia le lamentazioni dei figli di Israele costretti all’esilio babilonese. Più che per le pene dell’esilio, però, il Noè dell’Apocalisse di Mosè sembra afflitto per la perdita del monte sacro e della caverna dove riposano i suoi congiunti. Egli infatti continua:
“Riposa in pace, o caverna del tesoro. Riposa in pace, dimora ed eredità di nostro padre! Riposate in pace voi padri nostri, patriarchi, Pregate per noi che siamo nella polvere. Voi amici e prediletti del Dio vivente! … Gridate nel dolore per noi! Riposa in pace, santa montagna! Riposa in pace, porto e dimora degli angeli. O padri, pregate per noi, nel dolore di essere stati privati del rapporto con voi!”
Nel racconto dell’apocrifo segue poi il diluvio e … la caverna del tesoro esce di scena.
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