Partendo dal presupposto che le mitologie antiche relative ai tempi anteriori al diluvio siano storia di Atlantide, si arriva alla conclusione che a quei tempi, oltre ad una popolazione di superficie, ne esisteva una da lungo tempo adattata a vivere in un mondo sotterraneo.
Le mitologie consentono anche di desumere varie caratteristiche essenziali di questo popolo sotterraneo. In primo luogo che apparteneva ad un ceppo razziale ben diverso da quello di Atlantide, avendo caratteristiche somatiche tali da farlo ascrivere al gruppo razziale dei capoidi, una delle più antichi stirpi della Terra, i cui ultimi rappresentanti attuali sono i boscimani e vari gruppi pigmoidi dell'Africa, dell'India e dell’Indonesia.
In secondo luogo che da un punto di vista tecnologico era enormemente più avanzato del mondo di superficie, perché tutte le conoscenze e gli strumenti, che le mitologie definiscono miracolosi, a disposizione degli dèi atlantidi provenivano dal sottosuolo.
Altra conclusione importante è che questo antico popolo sotterraneo era politicamente e culturalmente indipendente da Atlantide, con cui anzi aveva contatti molto limitati e sporadici, tanto da essere in larga misura misterioso ai suoi stessi contemporanei di superficie. L'ingresso o gli ingressi del mondo sotterraneo erano noti soltanto a pochi, e comunque difesi in maniera efficace. Non solo; se qualche “mortale” riusciva a varcarne la soglia, ben difficilmente ne faceva ritorno.
I miti ci forniscono anche una descrizione piuttosto dettagliata di questo mondo, dei suoi fiumi, le sue vallate dai nomi dolci e romantici, che ne danno un'idea tutt'altro che tetra; anzi, stando ad alcune descrizioni, in particolare della mitologia nordica, si sarebbe trattato di un mondo tutto luce e splendore, rilucente di oro e pietre preziose.
Fin qui i miti, che a questo proposito sono estremamente chiari e dettagliati e non lasciano adito a interpretazioni di sorta, se si accettano i presupposti di partenza. Ma è realistico pensare che sia mai esistito un popolazione del genere? Esiste cioè la possibilità pratica che l'uomo si adatti a vivere sotto terra? Al giorno d'oggi non conosciamo popolazioni che vivano stabilmente nel sottosuolo, producendovi tutto ciò che necessita per vivere; né abbiamo notizia che esistessero in passato.
In varie parti del mondo, però, sono state trovate vere e proprie città sotterranee, un tempo abitate in permanenza. Ne esisterebbero in Tibet e in Pakistan, che servivano di rifugio alle popolazioni locali in occasione delle frequenti invasioni straniere. Era una prassi comune anche nell'isola di Pasqua, che Thor Heyerdal definisce un mondo a due piani: uno di superficie, monotono e spoglio; l'altro sotterraneo, con migliaia di caverne e di cunicoli intricati, scavati pazientemente dagli isolani nel corso di secoli, adibiti a rifugio anche per periodi prolungati in caso di guerre.
Le più note di queste città sotterranee si trovano in Turchia, e sono meta di gite turistiche organizzate, alla portata di tutti. Nell'antichità pare ci fosse una vera e propria mania del sottosuolo. Sotto la Roma imperiale esisteva una Roma sotterranea e misteriosa con decine di chilometri di cunicoli tuttora inesplorati. Chissà da dove veniva questa passione degli antichi per le città sotterranee, così frequenti in ogni parte del mondo.
Anche al giorno d'oggi la tendenza a scendere nel sottosuolo è fortissima. La Pechino sotterranea è in grado di ospitare l'intera popolazione cittadina per molti mesi. Sparsi in tutto il territorio cinese vi sono centinaia di altri enormi rifugi sotterranei, dove possono trovare posto complessivamente decine di milioni di persone e l'intero esercito cinese, in caso di conflitto atomico, pronto a sbucare all'aperto alle spalle di un eventuale invasore. In Svezia esistono porti, fabbriche ed enormi depositi a prova di bomba atomica, scavati nella roccia. L'intera aviazione militare elvetica, con tutto il suo apparato logistico, è nascosta nelle viscere dei monti. Lo stesso dicasi per l’aviazione israeliana. Come pure nelle viscere della terra sono nascosti gli arsenali militari delle forze della Nato, le scorte di carburanti di armi convenzionali ed atomiche, i sommergibili nucleari e così via.
In America sono state costruite vere e proprie città militari sotterranee, in grado di sopravvivere per anni senza contatto con la superficie; e su tutto il territorio degli Stati Uniti sono stati scavati decine di migliaia di rifugi sotterranei civili, alcuni estremamente confortevoli con giardini, fontane, piscine, aurore e tramonti artificiali. In caso di conflitto atomico varie nazioni sono organizzate per trasferire sotto terra industrie belliche, eserciti e parte della popolazione civile, e a resistere là sotto a tempo indeterminato! Questo discreto ma imponente lavoro da talpe ha evidentemente una sua funzione precisa, e cioè quella di assicurare la sopravvivenza ad una parte della popolazione in caso di conflitto atomico.
Ma i vantaggi del vivere nel sottosuolo sono tanti e tali che gli architetti già da tempo teorizzano lo sviluppo delle città verso il basso. Non mancano esempi concreti di questa spontanea discesa nel sottosuolo delle città moderne. A Toronto un enorme shopping center è stato costruito sotto terra e ha avuto un successo strepitoso. I vantaggi infatti sono notevoli e crescono mano a mano che aumenta la latitudine, nei paesi dai lunghi e freddi inverni.
Una città sotterranea, purché‚ in possesso di una adeguata fonte di energia (ad esempio una centrale atomica), potrebbe benissimo svincolarsi per sempre dalla dipendenza dalla superficie. La cosa che la lega alla superficie è essenzialmente la necessità di approvvigionarsi di prodotti agricoli; ma la tendenza dell'agricoltura moderna è di svincolarsi sempre più dalla terra, dal sole e dai capricci atmosferici. Le colture idroponiche vanno ormai diffondendosi sempre più e in un futuro non molto lontano sostituiranno completamente le tradizionali culture su terreno, perché‚ assai più vantaggiose e sicure.
Per i viaggi nello spazio sono stati ormai messi a punto cicli culturali che consentono la sopravvivenza indefinita degli equipaggi anche in spazi ristrette come le navicelle spaziali. A maggior ragione nei grandi spazi di una caverna.
Il presupposto essenziale per poter vivere in permanenza nel sottosuolo, completamente svincolati dalla superficie, è evidentemente quello di aver trovato un sistema per produrre l’energia radiante necessaria per la coltivazione dei vegetali.
E' evidente che i sistemi per la produzione della luce che erano in uso prima dell’avvento dell’elettricità non sono molto idonei allo scopo. Non perché non siano in grado di produrre quantità di luce sufficienti; per esempio, le lampade a gas, tuttora di largo impiego fra gli articoli per campeggiatori, sono una fonte di luce molto intensa e a costo relativamente basso, ma consumano grandi quantità di ossigeno, sono fortemente inquinanti ed hanno un rendimento molto basso, perché gran parte dell’energia viene dissipata in calore. Non sono quindi impiegabili in un ambiente chiuso come quello sotterraneo, a meno di disporre di quantità inesauribili di gas e di una ventilazione estremamente efficiente.
Nella nostra civiltà per far funzionare le fonti luminose dobbiamo impiegare l’energia elettrica. Ma esistono altri modi per produrre energia radiante senza ricorrere alle centrali elettriche; metodi basati su processi chimici che la scienza moderna comincia ad indagare ed applicare ora, ma che avrebbero potuto essere scoperti e perfezionati molto prima, se se ne fosse sentita la necessità.
Energia chimica o elettrica, sta di fatto, comunque, che gli gnomi per poter vivere in permanenza nel sottosuolo dovevano necessariamente disporre di fonti luminose perenni di forte intensità, alto rendimento e basso inquinamento. Fu soltanto quando entrarono in possesso di questa tecnologia che riuscirono a svincolarsi completamente dalla dipendenza dalla superficie.
Quando raggiunsero questo livello? Esiodo afferma che il mondo sotterraneo esisteva già durante il regno violento di Gea e Urano e cioè nella prima fase della storia dell’Antartide, che dovrebbe essere stata popolata più o meno nello stesso periodo dell’Australia, e cioè tra i 50 e i 40 mila anni fa, almeno 30 mila anni prima del diluvio universale.
Fra le popolazioni che raggiunsero l’isola c’erano uomini di corporatura massiccia e altri certamente pigmoidi. L'unica possibilità per questi ultimi di sopravvivere in un mondo ostile, popolato da guerrieri giganteschi e sanguinari, era quella di ritirarsi in un luogo inaccessibile, facilmente difendibile e ricco di nascondigli, come appunto un sistema di caverne profonde e ramificate.
Per millenni i piccoli uomini che per primi l’avevano occupato, vivendo perennemente in un ambiente semibuio, dovettero sviluppare adattamenti specifici, come la perdita della peluria e della pigmentazione e l’ingrandimento degli occhi. Ma in ogni caso dovettero dipendere in qualche modo dalle risorse di superficie per lungo tempo, probabilmente millenni, fino a che trovarono il modo di produrre energia radiante senza ricorrere al fuoco, e cominciarono quindi a produrre nel sottosuolo gli alimenti di cui necessitavano, svincolandosi dal mondo esterno.
Questo è avvenuto molto prima dell’avvento dell’impero atlantide: certamente svariati millenni prima. Da quella prima rivoluzionaria scoperta è iniziato un progresso tecnologico e scientifico del popolo sotterraneo che ha avuto millenni di tempo per svilupparsi. Che livello può aver raggiunto in un periodo così lungo? Inimmaginabile per noi, che abbiamo scoperto l’elettricità da appena un paio di secoli e già siamo in grado di andare sulla luna.
Questo è confermato in maniera puntuale dalle mitologie. In quella nordica l'elenco delle benemerenze degli gnomi è talmente lungo, da apparire indiscutibile che la civiltà tecnologica sia stata inventata da loro, e che siano stati loro a trasmetterla agli dèi di superficie, cioè agli atlantidi. Sono stati infatti i nani Fialar e Galar a preparare “l'idromelele”, una bevanda magica capace di trasformare in poeta e saggio chiunque ne bevesse; i nani hanno inventato le "rune” (la scrittura) e l'hanno donate a Odino; i nani erano i depositari della saggezza e di tutte le conoscenze, e ad essi gli dèi si rivolgevano per apprendere i più svariati segreti (il nano Alvise, ad esempio, fu costretto dal dio Thor a conversare per tutta una notte e a svelargli i segreti sull'origine del mondo e dell'uomo).
Tutto quello che gli dèi (e cioè gli Atlantidi) possedevano di meraviglioso e potente era stato loro donato dai nani. E' stato un nano, o elfo nero, Sindri, a confezionare il famoso martello di Thor, Miollnir, che ha tutte le caratteristiche di una terribile arma moderna. Miollnir significa "baleno", e Thor era il dio del tuono; quel martello, quindi era un’arma affine al fulmine di Zeuss. Non occorrono miracoli di fantasia per immaginare cosa potesse essere.
Il dio Odino ricevette in dono dai nani la sua temibile lancia Gungnir, che aveva il potere di creare un panico incontenibile fra le schiere nemiche, e un bracciale magico, Draupnir. Sempre i nani, figli di Ivaldi, costruirono per il dio Freyr la nave Skidhbladhnir, dalle caratteristiche incredibili: essa poteva portare tutti gli dèi, era sempre seguita da vento propizio (possedeva quindi un motore) era fatta in tanti pezzi e poteva essere smontata, piegata e messa in una borsa.
Anche le spade fatate Turfing e Dainsleif erano state costruite dai nani. Sempre i nani erano degli artigiani meravigliosi, capaci di costruire opere addirittura magiche e stupendi lavori di oreficeria. Quando il dio Loki, per cattiveria, tagliò i capelli di Sif, moglie di Thor, questi si rivolse ai nani e si fece costruire una parrucca di capelli d'oro che crescevano come quelli naturali; Freyr ebbe in dono dai nani un cinghiale dal pelo dorato; la dea Freya, moglie di Odino, desiderava a tal punto una collana costruita da quattro nani, che per ottenerla concesse loro i propri favori. E sempre Odino, quando aveva bisogno di oro e gioielli, li chiedeva ai nani, che ne possedevano in grande quantità e non vi attribuivano alcun valore (anche questo è un particolare significativo: è difficile immaginare una società sotterranea basata sui valori del denaro e dell'oro).
Odino si rivolgeva ai nani ogniqualvolta gli si presentava un problema che richiedesse grandi capacità tecnologiche; come quando si trattò di incatenare il terribile lupo Fenrir, che spezzava tutte le catene costruite dagli dèi; solo i nani riuscirono a costruire una catena magica, che finalmente domò la belva. I nani erano anche i depositari della scienza medica, e nel loro mondo sotterraneo coltivavano le erbe medicinali.
Questi straordinari poteri del mondo sotterraneo trovano conferma nella mitologia greca. Emblematico a questo proposito è il saggio Chirone, che godeva di un culto particolare nella Grecia più antica, mentre più tardi è stato accomunato alla schiera dei centauri. Chirone era figlio di Kronos e viveva sottoterra, in una grande caverna. Egli era saggio e sapiente, tanto che gli dèi lo consultavano spesso prima di intraprendere azioni impegnative. Fu lui che salvò Zeus dalla furia antropofaga di Kronos, nascondendolo nella sua grotta, e lo allevò, infondendogli tutta la propria sapienza; e grazie agli insegnamenti di Chirone, Zeus/Poseidone fu in grado di sconfiggere il padre Kronos e conquistare il potere.
Chirone inoltre possedeva una grande scienza medica e conosceva e coltivava tutte le erbe medicinali. Dal mondo sotterraneo proveniva anche l'arma per eccellenza di Zeus, il fulmine (affine al martello di Thor), costruito da Vulcano nelle viscere dell'Etna. Zeus, inoltre, dimostrava eterna riconoscenza ad Hekate, una dea onnipotente che viveva nel mondo sotterraneo, per l’aiuto decisivo ottenuto in occasione della terribile guerra contro i Titani.
Le mitologie sono talmente chiare ed esplicite da non lasciare adito a dubbi. Escludendo che gli abitanti del mondo sotterraneo possedessero poteri magici (cosa che scientificamente non ha significato) si deve necessariamente ammettere che fossero in possesso di conoscenze scientifiche e di tecnologie molto più avanzate delle nostre, se dobbiamo giudicare dal tempo che ebbero a disposizione per svilupparle.
A quanto è dato giudicare da queste stesse mitologie, invece, il mondo di superficie, e cioè l’Atlantide, possedeva un livello scientifico e tecnologico di gran lunga inferiore. Ogni volta che c’era bisogno di armi e tecnologie speciali, anche in campo medico, infatti, gli dèi si rivolgevano sempre al mondo sotterraneo, che gliele forniva evidentemente senza trasferimento di know how.
Erano quindi due mondi separati, che vivevano su livelli diversi non soltanto da un punto di vista topografico, ma anche e soprattutto tecnologico. Anche sul piano razziale la differenza era macroscopica: pigmoidi adattati da millenni all’ambiente sotterraneo, gli uni; un mix di razze medio-alte gli altri. Per quanto riguarda i rapporti “politici”, appare evidente che non c’era alcuna interdipendenza fra i due mondi
Per tutta la durata dell’impero atlantide, il mondo sotterraneo coltivò rapporti di buon vicinato col potente coinquillino del piano superiore, ma a parte sporadiche forniture di aiuto, dietro specifica richiesta da parte degli dèi, rimase estraneo alle vicende di superficie e totalmente chiuso nei suoi confronti.
Il mondo di superficie e quello sotterraneo, quindi, erano due civiltà parallele, non in concorrenza fra loro, che vivevano e si espandevano ognuno in un dominio diverso, senza interferenze reciproche, mantenendo, però, qualche forma di rapporto e di forniture tecnologiche, normalmente a senso unico.
Questa era l'Antartide fino a 10 mila anni fa. Il resto della terra era occupato dalle popolazioni paleolitiche, che raggiungevano allora l'apogeo della loro raffinata, anche se misconosciuta, cultura e occupavano tutte le terre che circondano l’Antartide, ad eccezione, probabilmente, delle coste sudamericane.
Il diluvio universale annientò e disperse la civiltà di superficie. Le navi superstiti si sparpagliarono lungo le coste degli altri continenti, dando origine alle civiltà successive, ed in ultima analisi alla nostra attuale. Noi, quindi, siamo gli eredi della civiltà atlantide.
Ma mentre l'Antartide in superficie era flagellata dal diluvio e sommersa dalla neve, cosa succedeva nel mondo sotterraneo? Qui le piogge torrenziali, l'uragano spaventoso, l'innalzamento del livello del mare evidentemente non potevano produrre alcun effetto diretto. Le leggende parlano chiaramente, e la stessa logica lo fa supporre, di porte e sbarramenti mediante i quali la civiltà sotterranea poteva chiudersi ermeticamente alla superficie.
L'unico fenomeno che avrebbe potuto provocare, e che probabilmente provocò, qualche danno furono i crolli delle volte dovuti ai forti terremoti che si scatenarono in quell’occasione. Sarà stato sufficiente ad annientare anche quel mondo? È del tutto inverosimile. Gli gnomi vivevano stabilmente nel sottosuolo da parecchi millenni e da almeno 20 secoli possedevano una tecnologia molto avanzata.
Una delle preoccupazioni maggiori, in questo lunghissimo arco di tempo, inevitabilmente deve essere stata quella di espandere il mondo sotterraneo, scavando grotte e gallerie artificiali e di rinforzare le volte, proprio per prevenire quello che è il pericolo maggiore per una comunità sotterranea: crolli a causa di infiltrazioni d'acqua e terremoti. E' presumibile anche, che i luoghi adibiti ad abitazione fossero i più sicuri sotto questo appetto. È da ritenere, quindi, che i danni e le vittime in quell’occasione siano stati, se non proprio trascurabili, comunque assai limitati.
A differenza della civiltà di superficie, quindi, che è rimasta disintegrata dal disastro, il mondo sotterraneo ne è uscito, se non proprio indenne, con tutto il suo potenziale umano e tecnologico praticamente intatto, a parte i guasti di quei giorni, rapidamente riparati. Il freddo implacabile che ha colpito la superficie in seguito, poi, non poté avere che conseguenze trascurabili nelle profondità della terra. E neppure il successivo accumulo di ghiacci in superficie dovette costituire un serio problema per una civiltà di quel livello.
Grazie ai presupposti che abbiano assunto come base del nostro ragionamento, l'ipotesi terrestre appare plausibile da un punto di vista logico e l'unica perfettamente determinata, in grado cioè di indicare con precisione, sulla base di indizi concreti e convergenti, e non soltanto di mere possibilità teoriche, i principali aspetti connessi col problema degli UFO, e cioè l'identità dei loro costruttori, la loro origine e il luogo in cui vivono.
Riassumendo: noi, e intendendo con questo tutti i popoli antichi e moderni che vivono sulla superficie della Terra, saremmo gli eredi della civiltà atlantide, distrutta e polverizzata dal diluvio, che dopo 10 millenni di faticosa risalita, caratterizzati da una lunga serie di alti e bassi, stiamo soltanto ora affacciandoci alle soglie di un'era nuovamente dominata dalla tecnologia. Loro, i costruttori degli UFO, sarebbero i discendenti diretti di quella misteriosa civiltà sotterranea, descritta nei miti e leggende di tutto il mondo, sviluppatasi prima dello stesso impero Atlantide, e mantenutasi rigorosamente separata e indipendente da esso durante tutta la sua esistenza.
Il diluvio avrebbe risparmiato questo mondo, consentendogli di sopravvivere e svilupparsi indisturbato fino ai giorni nostri. Un mondo che, fedele alla sua tradizione millenaria, continuerebbe a disinteressarsi di quel che accade in superficie, evitando di interferire nelle vicende di quassù.
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