In Esodo e Numeri vengono spesso fornite delle date, che dimostrano che a quell’epoca gli ebrei seguivano un calendario lunare. La partenza da Pi-Ramses, infatti, avviene nel “15.mo giorno del primo mese del primo anno” (Es. 12, 6 seg) (il conteggio degli anni, evidentemente, avviene a partire da quello dell’esodo); la sosta nel deserto di Sin “il 15.mo giorno del secondo mese” (Es. 16, 1); l’arrivo al monte Sinai, nel “primo giorno del terzo mese” (Es. 19, 1), e così via.
Il fatto che il racconto faccia sempre riferimento al primo o al 15.mo giorno del mese è un chiaro indizio che gli ebrei dell’esodo seguivano il calendario lunare egizio, com’è logico aspettarsi per un popolo che aveva vissuto per quasi un secolo in quel paese, e non quello che avrebbero adottato in seguito, dopo l’esilio babilonese.
Contrariamente alla maggior parte dei popoli antichi che ponevano l’inizio del mese lunare nel giorno del primo apparire in cielo della falce lunare, gli egizi iniziavano il mese con il vuoto di luna. Il plenilunio, invece, veniva fissato invariabilmente al 15.mo giorno del mese, indipendentemente dalla sua effettiva coincidenza con il fenomeno naturale. La lunghezza del mese lunare era alternativamente di 29 e 30 giorni, con due mesi consecutivi di 30 giorni di tanto in tanto [1].
Il calendario lunare era ovviamente “agganciato” in qualche modo all’anno solare, e perciò doveva alternare anni “normali” costituiti da 12 mesi lunari, ad anni di 13 mesi, detti dagli egizi “lunghi anni”, in modo da mantenere una certa sincronia con il ciclo solare. Ma qual era la data solare di riferimento? E’ questo un elemento che dobbiamo necessariamente stabilire, se vogliamo essere in grado di calcolare le date citate nel testo biblico. Per questo dobbiamo rifarci necessariamente al calendario egizio in uso al tempo di Ramses II, sotto il cui regno gli ebrei trascorsero gli ultimi 60 anni della loro permanenza in Egitto.
La maggior parte degli egittologi concordano sul fatto che si trattava di un calendario basato su tre distinti tipi di anno [2]. Quello ufficiale, base di tutte le datazioni egizie, era l’anno cosiddetto “civile”, [3] formato da 365 giorni, che “slittava” di un giorno ogni quattro anni [4]; in tal modo 1460 anni giuliani contenevano esattamente 1461 anni civili egizi (si tratta del celeberrimo “ciclo sotico”). L’inconveniente maggiore di questo calendario era costituito dal fatto che le tre stagioni in cui era diviso l’anno ed i quattro mesi di ciascuna di esse, erano fissi rispetto all’anno civile, per cui venivano ben presto a trovarsi sfasati rispetto all’effettivo andamento stagionale naturale.
All’anno civile di 365 giorni era strettamente associato l’anno lunare religioso, che serviva per stabilire la ricorrenza delle principali feste religiose del paese. Caso vuole che 25 anni di 365 giorni contengano esattamente 309 mesi lunari [5], che erano raggruppati in 16 anni lunari di 12 mesi ciascuno, alternati a 9 “grandi anni” di 13 mesi. I mesi dell’anno civile prendevano per quanto possibile il nome del corrispondente mese lunare.
L’anno lunare religioso e l’anno solare civile formavano quello che Parker chiama un “calendario duale”, caratterizzato da mesi lunari che, nei limiti della loro variabilità, derivavano lungo il ciclo sotico in stretta conserva con i mesi dell’anno civile. Tutte le date ufficiali riportate nelle iscrizioni egizie si riferiscono a questo calendario duale e riportano a volte sia il giorno del mese lunare che quello del mese civile.
Entrambi gli anni del calendario duale, però, erano inutili agli effetti pratici di agricoltori ed allevatori, perché non erano legati al ritmo delle stagioni climatiche. Di qui la necessità di un calendario lunare non ufficiale, empirico (che definirò “naturale”), che regolava le attività agricole e della pastorizia, da sempre legate ai cicli lunari [6]. Nella opportuna stagione, ovviamente, il che significa che l’anno lunare naturale era saldamente ancorato al ciclo stagionale, e cioè alle date solari.
Che questo anno lunare “naturale” fosse in uso presso gli egizi e regolasse in pratica ogni attività lavorativa e commerciale di quella società è riconosciuto da tutti gli egittologi, anche se non esistono date ufficiali basate su di esso. Quello su cui i pareri divergono è la data solare a cui esso era ancorato. La maggior parte degli egittologi si limita ad affermare che iniziava in giugno, “intorno al solstizio d’estate”, in coincidenza con l’inondazione del Nilo, senza specificare una data precisa o un criterio per stabilirla.
Secondo il Parker l’anno lunare naturale cominciava con il primo vuoto di luna “dopo” il sorgere eliacale di Sirio. Questo appare verosimile e accettabile per quel che riguarda il periodo predinastico, nel quinto o quarto millennio a.C., quando Sirio sorgeva eliacalmente alla fine di maggio/primi di giugno, in coincidenza con l’inizio dell’inondazione del Nilo all’altezza di Assuan. Era quindi la stella che annunciava l’inizio del fenomeno vitale nell’economia egiziana, quello su cui era regolata l’intera vita di quella società e a cui era legata la sua stessa sopravvivenza.
Nell’isola di Elefantina, esisteva un sofisticato strumento, detto “nilometro”, mediante il quale i sacerdoti monitoravano costantemente il livello del Nilo, in ansiosa attesa del momento in cui, dopo il periodo di magra, il suo livello cominciava nuovamente a crescere. Questo, ovviamente, non avveniva in una data precisa, perché si tratta di un fenomeno variabile nel tempo. In un recente monitoraggio durato per un periodo di 32 anni (dal 1873 al 1904) il Nilo cominciò ad innalzarsi ad Assuan al più presto il 15 Aprile e al più tardi il 23 giugno; mediamente il fenomeno avvenne tra la fine di maggio ed i primi di giugno (cfr.Parker § 156). Perciò, a rigor di logica, l’inizio della stagione dell’inondazione, e quindi dell’anno naturale egizio, deve essere posto tra la fine di maggio e i primi di giugno.
Trattandosi di un anno lunare, esso avrebbe dovuto iniziare con la “luna nuova” che coincideva con l’inizio medio dell’inondazione e quindi quella immediatamente precedente il solstizio d’estate. Ciò significa che l’anno lunare naturale egizio poteva avere inizio al più presto in data corrispondente al 22 maggio attuale e al più tardi il 21 giugno, esattamente a cavallo dell’effettivo inizio della stagione dell’inondazione.
Nel 7000 a.C alla latitudine di Assuan il sorgere eliacale di Sirio avveniva intorno al 16 maggio (greg [7]) (Parker § 157); nel 3500 avveniva il 12 giugno (greg). Se ne deduce che tra il quinto ed il quarto millennio a.C., quando presumibilmente fu stabilito l’anno lunare, la media dell’inizio dell’inondazione coincideva con il sorgere eliacale di Sirio E’ allora che, secondo il Parker, i primitivi egizi dovettero porre i due eventi in relazione l’uno con l’altro, facendo iniziare l’anno con il sorgere eliacale di Sirio.
Poiché, però, il sorgere eliacale di Sirio ritarda di un giorno ogni 120 anni circa, ai tempi di Ramses II e dell’Esodo esso avveniva 9 giorni dopo il solstizio (Parker § 24 ), ben oltre un mese dopo l’inizio effettivo della stagione dell’inondazione. Se, come sostiene Parker, la regola voleva che l’anno lunare naturale iniziasse con la prima luna nuova dopo il sorgere eliacale di Sirio, il suo inizio avrebbe dovuto avvenire allora al più presto il 2 di luglio (greg) ed al più tardi il 1° di Agosto, con fino a due mesi di ritardo rispetto all’effettiva inondazione. Ritardo che ovviamente si ripercuoteva sulle stagioni successive della semina e del raccolto e che si sarebbe aggravato ulteriormente nei secoli successivi.
Questo è difficilmente credibile. Anche ammesso che la regola di Parker [8] valesse nei tempi predinastici, essa deve necessariamente essere stata modificata in seguito, nel corso dell’Antico Regno, o all’inizio del Medio, per adeguarla all’effettivo andamento delle inondazioni del Nilo. La miglior sovrapposizione con questo fenomeno si ha, come si è detto, ponendo l’inizio dell’anno naturale al novilunio immediatamente precedente il solstizio, eliminando così una volta per tutte ogni deriva.
L’anno lunare naturale costituiva una calendario pratico, non ufficiale, che si era venuto stabilendo sulla base dell’esperienza diretta. Dobbiamo dar credito al buon senso degli antichi egizi, ritenendo che avessero stabilito una regola estremamente logica, semplice e pratica e cioè che il primo mese dell’anno lunare naturale fosse quello in cui cadeva il solstizio d’estate. La possibile obiezione che gli egizi non conoscessero in anticipo il giorno del solstizio è risibile. Un semplice gnomone, strumento che essi usavano fin dai tempi più antichi, è sufficiente per stabilire con precisione il giorno del solstizio. Anche volendo, non potevano in alcun modo ignorare quel giorno, dal momento che il paese era disseminato di stele gigantesche, il cui scopo non era soltanto commemorativo e ornamentale, ma anche astronomico, dal momento che erano dei perfetti gnomoni. E grazie all’anno civile di 365 giorni, gli egizi conoscevano la data del successivo solstizio con la precisione di un quarto di giorno.
Ne conseguivano due regole molto semplici e pratiche per stabilire il primo giorno dell’anno e il numero di mesi lunari di quell’anno, se 12 o 13. Il primo giorno coincideva evidentemente con il novilunio immediatamente precedente il solstizio d’estate. Il primo mese, quindi, poteva avere inizio nell’intervallo fra il 22 di maggio ed il 21 di giugno (gregoriani), esattamente e per sempre a cavallo dell’inizio dell’inondazione del Nilo. [9]
Altrettanto semplice e immediata era la regola per stabilire se si trattava di un anno normale di 12 mesi o di una grande anno di 13. Poiché 12 mesi lunari durano 354 giorni, 11 in meno dell’anno solare, tutte le volte che il solstizio cadeva negli ultimi 11 giorni del primo mese si aveva un grande anno. L’inizio del tredicesimo mese, infatti, sarebbe caduto necessariamente almeno 30 giorni prima del solstizio successivo e pertanto non avrebbe potuto essere il primo giorno dell’anno.
Questo aveva un riflesso anche sul “calendario duale”, i cui mesi solari e lunari slittavano di conserva lungo il ciclo sotico, perché si doveva aggiungere un mese all’anno lunare, che diventava così un “grande anno”. Quando e come venisse aggiunto questo mese supplementare non è ben chiaro, e comunque non aveva alcuna influenza sull’anno lunare “naturale”, che rimaneva comunque e sempre ancorato al solstizio d’estate, lasciando derivare per i fatti propri il calendario duale, quello che regolava la vita religiosa e civile della società egizia e forniva il criterio per le datazioni ufficiali.
Ogni mese lunare del calendario “duale” aveva un nome specifico, che di massima coincideva con quello del mese solare corrispondente. Non esiste alcuna indicazione, nella letteratura egizia, da cui risulti che questi mesi lunari avessero un secondo nome che ne indicasse la posizione rispetto al ciclo stagionale. Il solo criterio possibile per stabilire la effettiva posizione dei mesi dell’anno lunare naturale rispetto al solstizio, quindi, era quello di numerarli dal primo all’ultimo.
Questo criterio trova conferma nel Pentateuco, dove i mesi dell’anno non vengono mai indicati con un nome preciso: sono semplicemente il primo, il secondo, il terzo e così via. Non si vede in quale modo gli egizi avrebbero potuto comportarsi diversamente. I mesi dell’anno lunare “naturale”, quello che seguiva l’effettivo andamento delle stagioni, venivano semplicemente indicati nel loro ordine numerale: primo, secondo, terzo ecc. fino al dodicesimo o tredicesimo, a seconda che si trattasse di un anno normale o di un grande anno. Agli effetti dell’anno lunare naturale, quindi, non aveva alcuna importanza di come si chiamasse ufficialmente il mese lunare in corso e di dove, nel calendario civile, venisse inserito il mese intercalare.
L’anno lunare naturale, più che un calendario supplementare a sé stante, costituiva un espediente, o meglio un “metodo” per riferire il mese lunare in corso all’effettivo periodo stagionale e per determinare senza calcoli o incertezze i “grandi anni. E questo si otteneva semplicemente numerando i mesi lunari da 1 a 12 (o 13).
Mentre il calendario ufficiale derivava per proprio conto, regolato da complicate regole monopolizzate dalla classe sacerdotale, l’anno naturale era alla portata di chiunque sapesse contare fino a tredici: bastava osservare la luna ed una qualsiasi delle innumerevoli stele che costellavano il paese e con la loro ombra indicavano con certezza il giorno del solstizio. Agricoltori e allevatori non si preoccupavano certo delle date ufficiali; per le loro attività contava soltanto la luna nuova e la luna piena (ancora oggi riferimento principe per le attività agricole nella cultura popolare) e ovviamente sapere se si trattava del primo mese dell’anno in corso, o del secondo, terzo e così via. E’ esattamente in questo modo che vengono espresse tutte le date riportate nel Pentateuco, tramandate da un popolo di allevatori.
Questa regola troverà una notevole conferma, come vedremo in seguito, nel fatto che essa consente di collocare nel giusto periodo stagionale alcuni avvenimenti narrati nell’Esodo, con indicazioni che li legano in modo preciso a ben delimitati periodi dell’anno. Tanto per fare qualche esempio pratico, nel terzo/quarto mese del secondo anno dell’esodo Giosuè ritorna dalla sua prima ricognizione nella Terra Promessa, da Hebron, portando con sé grappoli d’uva, fichi e melograni, e questo non può essere avvenuto oltre il mese di settembre. In seguito, nel decimo giorno dell’anno, Giosuè attraversa il Giordano ed entra nella Terra Promessa; era il tempo della mietitura del grano, che nella valle del Giordano avveniva non oltre la metà di giugno. Con l’ipotesi di Parker, invece, questi avvenimenti andrebbero posticipati di un paio di mesi, il che non è verosimile.
Concludendo: gli ebrei che lasciarono l’Egitto dovevano seguire un calendario lunare che iniziava con la luna nuova immediatamente precedente il solstizio d’estate. Gli anni normali erano costituiti da 12 mesi lunari, intercalati da “grandi anni” di 13 mesi. Il 13.mo mese intercalare veniva aggiunto alla fine dell’anno tutte le volte che il solstizio cadeva negli ultimi 11 giorni del primo mese di quello stesso anno. Questo è tutto quanto ci serve sapere per calcolare la data precisa dei principali avvenimenti dell’Esodo, sulla base dei dati forniti dal testo.
Nell’ottobre del 2006 la NASA ha pubblicato un catalogo di tutte le eclissi solari che si sono verificate e si verificheranno nel periodo fra il 2000 a.C ed il 3000 d.C. [10]. Di seguito vengono riportate quelle che si sono verificate in Egitto durante i primi anni di regno di Merenptah, nei mesi di maggio/giugno delle date indicate come possibili dagli egittologi.
Fig. 10 – Eclissi di verificatesi nel mondo negli in cui è probabile si sia verificato l’esodo
Per ogni eclisse sono riportati i limiti settentrionale e meridionale di visibilità dell’ombra lunare, al centro il cono d’ombra totale ed ai lati, con linea punteggiata, la curva di eclisse di magnitudo 0,5. Viene anche riportato, in basso, l’errore massimo possibile, dovuto all’incertezza sulle reali variazioni della velocità angolare della Terra intervenute nel frattempo. L’errore massimo è dell’ordine di + 4,5°, il che significa che la curva effettiva dell’eclisse potrebbe essere spostata verso est o verso ovest fino ad un massimo di 4,5°.
In alto a destra viene riportata la data dell’eclisse, sulla quale ci sono da fare alcune considerazioni essenziali per capirne il significato:
1. Per le date anteriori al 14 ottobre 1542 (come nel nostro caso) viene riportata la data secondo il calendario giuliano, in cui la lunghezza dell’anno è leggermente superiore a quella reale (365,25 giorni, anziché 365,2422)
2. Nel calendario civile, quello usato per le date storiche, manca l’anno zero; infatti all’anno 1 a.C (avanti Cristo) segue immediatamente l’anno 1 d.C. (dopo Cristo). Questo rende problematico il calcolo delle date reali, per cui gli astronomi aggiungono l’anno zero computando le date nel seguente modo: ...-2, -1, 0, +1, +2..... Pertanto l’anno 0, riportato nelle tavole astronomiche, corrisponde al 1° a.C. degli storici, il -100 al 101 a.C. e così via. Le date riportate nelle 5 tavole su riportate si riferiscono quindi rispettivamente agli anni storici 1236, 1211 e 1208 a. C..
3. Un’ultima considerazione è importante nel nostro caso, in cui interessa conoscere il giorno in cui si è verificata l’eclisse in relazione agli equinozi e ai solstizi. Sotto questo rispetto il calendario giuliano non coincide con quello gregoriano, essendoci una differenza che aumenta con il tempo, [11]. Quando Giulio Cesare istituì il calendario che porta il suo nome (nel 45 a.C.), i solstizi d’estate e d’inverno cadevano rispettivamente il 24 giugno ed il 25 dicembre, con oltre tre giorni di ritardo rispetto al calendario attuale. Mano a mano che si retrocede nel tempo, il ritardo aumenta, fino a divenire di 11 giorni all’epoca dell’Esodo.
Le date riportate nelle tavole delle eclissi su riportate, pertanto, corrispondono alle seguenti:
Data astronomica |
Data storica (giuliana) |
Data gregoriana |
- 1235 May 26 |
26 maggio 1236 a.C. |
15 maggio |
- 1210 Jul 18 |
18 luglio 1211 a.C. |
7 luglio |
- 1207 May 16 |
16 maggio 1208 a.C. |
5 maggio |
Tutte tre queste date rientrano negli intervalli dal secondo al quarto anno di Merenptah, gli unici durante i quali si può essere verificato l’esodo degli ebrei, in base alla precedente analisi.
Agli effetti dei nostri calcoli dobbiamo tenere conto che esiste un margine di incertezza, dovuto al fatto che gli anni citati nei documenti egizi sono sfasati di almeno cinque mesi (in ritardo) rispetto alle date storiche riferite al calendario attuale In compenso possiamo considerare praticamente coincidenti, all’epoca di Merenptah, le date del calendario ufficiale con quelle del calendario lunare naturale, dal momento che l’anno “civile” iniziava una quindicina di giorni prima del solstizio d’estate. [12].
In base ai calcoli degli egittologi, Ramses II sarebbe morto il 1° settembre del 1238 o del 1213 a.C. L’intronizzazione ufficiale di Merenptah può aver avuto luogo soltanto alla conclusione delle cerimonie di sepoltura del padre, e quindi almeno tre mesi dopo. Secondo il conteggio egizio il primo anno di un faraone iniziava con l’anno immediatamente successivo a quello della morte del predecessore; i mesi trascorsi dalla morte alla fine dell’anno venivano conteggiati come facenti parte del primo anno. Agli effetti del nostro computo, quindi, dobbiamo considerare che il primo anno di Merenptah abbia avuto inizio nel maggio/giungo successivo alla morte di Ramses, e cioè rispettivamente del 1937, oppure del 1212 a.C.
Gli elementi di datazione forniti dal racconto delle dieci piaghe dovrebbero aiutarci a decidere quale di queste date è quella corretta. La data del 18 luglio 1211 viene esclusa perché non concorda con le indicazioni fornite dalla Bibbia, che danno la Pasqua nel mese di giugno, mentre in questo caso dovrebbe spostarsi ad agosto. Rimangono le eclissi del 26 maggio 1236 e del 16 maggio 1208. La prima porrebbe l’esodo nel giugno del 1236 a.C., in coincidenza con l’inizio del secondo anno di Merenptah; la seconda lo porrebbe nel giugno del 1208, coincidente con l’inizio del quarto anno di Merenptah. Entrambi le date concordano con le indicazioni bibliche e storiche, perché la sconfitta di Israele sarebbe accaduta rispettivamente all’inizio del secondo e del quarto anno di Merenptah, in tempo per essere riportate nella sua stele del quinto anno.
Alcune considerazioni però fanno propendere decisamente per la seconda data. Innanzitutto una questione di tempi. Nel primo caso l’esodo sarebbe avvenuto appena un anno e mezzo dopo la morte di Ramses, un tempo che, vista la lentezza delle comunicazioni di allora, appare troppo ristretto da un punto di vista organizzativo. Mosè doveva essere stato avvertito della morte di Ramses e della levata del bando al suo riguardo, (il che può essere avvenuto solo dopo l’effettivo insediamento di Merenptah e l’insediamento dei nuovi funzionari a Pi-Ramses). Doveva rientrare in Egitto, contattare i capi-tribù di Israele e convincerli della bontà del suo piano. Poi Israele doveva organizzare la partenza, vendendo tutte le proprietà immobili e approvvigionando materiali e scorte per il viaggio. E’ presumibile che il tutto abbia richiesto ben più di un anno e mezzo. In secondo luogo dalla tavola relativa risulta che l’eclissi del 1236 ha interessato soltanto marginalmente l’Egitto; anzi ci sono buone probabilità che non lo abbia interessato per nulla. Nel 1208, invece, l’eclissi è stata certamente superiore all’80% in Egitto, con un oscuramento quasi totale della luce per parecchi minuti, nel bel mezzo della giornata.
Nel secondo caso, inoltre, l’esodo sarebbe avvenuto tre anni e mezzo dopo la morte di Ramses, un tempo ampiamente sufficiente per la sua organizzazione. Va anche detto che la data ritenuta dagli egittologi più probabile, se non del tutto certa, per la morte di Ramses è proprio la seconda, il 1213 a.C. Infine, sulla base delle genealogie bibliche, la data più bassa è quella maggiormente probabile.
Tutto, quindi, induce a ritenere che la nona piaga del racconto biblico, le tenebre, si riferisca all’eclissi solare avvenuta in Egitto il 16 maggio del 1208 a.C. (corrispondente al 5 maggio nel calendario gregoriano).
In base alla regola stabilita per l’anno lunare “naturale”, questo ebbe inizio con la luna nuova successiva, il 15 giugno 1208 a.C. (corrispondente al 4 giugno gregoriano). L’esodo, secondo quanto riportato dalla Bibbia, ebbe inizio il “15.mo giorno del primo mese del primo anno”, con la luna piena, vale a dire il 30 giugno 1208 (19 greg.). Quella mattina gli ebrei partirono da Pi Ramses e 15 giorni dopo, con il vuoto di luna, attraversarono il Mar Rosso: era la notte fra il 14 ed 15 luglio 1208 a.C. (3/4 luglio attuali), una delle date più importanti nella storia dell’umanità.
Trenta giorni dopo, il primo giorno del terzo mese (Es. 19,1), e cioè il 13 agosto del 1208 (corrispondente all’attuale 2 agosto), gli ebrei piantavano le tende ai piedi del monte Sinai.
[1] Il mese lunare astronomico dura esattamente 29, 53059 giorni, poco più
di 29 giorni e mezzo
[2]
Per chi volesse approfondire per proprio conto l’argomento,
suggerisco l’opera fondamentale del Porf. Richard Parker, “The Calendars of
Ancient Egypt”, che contiene un’ampia bibliografia e riferimenti alle
principali opinioni e teorie sviluppate sull’argomento da altri studiosi.
[3] L’anno civile era diviso in tre stagioni, dell’Inondazione, della
Semina e del Raccolto, costituite ciascuna da quattro mesi di 30 giorni. Al
termine dell’anno venivano aggiunti 5 giorni, detti “epagomeni”
[4] Soltanto al tempo dell’imperatore Augusto, nel 30 o nel 26 a.C., il
calendario egizio fu allineato a quello giuliano, con l’introduzione dell’anno
bisestile.
[5] 309 mesi lunari contengono 9.124,9532 giorni, appena 1 ora ed un
quarto meno di quelli contenuti in 25 anni civili di 365 giorni, pari a 9.125.
Occorrono ben 500 anni perché i due slittino l’uno rispetto all’altro di appena
un giorno, del tutto inapprezzabile vista la variabilità del mese lunare
[6] Ancor oggi, infatti, semine, raccolti, accoppiamenti ed ogni altra
attività in qualche modo legata al ciclo vegetativo delle piante e
all’allevamento degli animali domestici viene regolata in base alla luna
[7] Le date corrispondenti al calendario attuale vengono indicate come
gregoriane (greg.), mentre quelle storiche effettive sono espresse in base al
calendario giuliano, normalmente sfasato di alcuni giorni rispetto alle prime.
[8] Il Parker basa la sua ipotesi su alcune date ufficiali lunari. La sua
regola, quindi, vale per l’anno lunare legato all’anno civile, allora in
anticipo di almeno un mese rispetto alle stagioni climatiche, non per l’anno
lunare naturale.
[9]
Se si eccettuano Parker e i suoi seguaci, la maggior parte degli
egittologi sembrano quanto meno non in contraddizione con questa ipotesi.
[10]
Fred Espenak and Jean Meeus, Five Millennium Canon of Solar Eclipses: –1999 to +3000 (2000 BCE to
3000 CE), NASA/TP–2006–214141--October 2006
[11] L’esigenza di riformare il calendario era nata a causa di difficoltà
nel calcolo della data della Pasqua, le cui regole, legate all’equinozio di
primavera, erano state stabilite nel Concilio di Nicea nel 325 d.C.. Papa
Gregorio XIII intendeva riportare la situazione calendariale a quella data.
[12]
Nel 1313 l’anno civile era iniziato in coincidenza con il sorgere
eliacale di Sothis, più o meno il 29 giugno gregoriano. Cento anni dopo l’anno
civile iniziava intorno al 4 di giugno, praticamente coincidente con l’anno
lunare naturale
vedi successivo:
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