Il deserto dove è situato Har Karkom è di un tipo particolare chiamato “hammada”. La caratteristica principale di questo terreno, coperto da uno strato compatto di ciottoli, è che non c’è attualmente alcun processo di sedimentazione e di erosione. La superficie è rimasta immutata per migliaia di anni, e mantiene in perfetto stato di conservazione le tracce lasciate da chiunque vi abbia piantato una tenda o costruito un’abitazione anche decine di millenni or sono.
Circa 200 villaggi paleolitici, che coprono un periodo di oltre 40 mila anni, sono stati identificati sull’altipiano di Har Karkom. Il loro stato di conservazione è straordinariamente buono, come se fossero stati appena abbandonati; tutti hanno fornito un’abbondante quantità di strumenti litici, che hanno consentito la loro datazione precisa.
Uno di questi villaggi, formato da cinque grandi capanne, è ritratto nella seguente figura. Il perché di queste impronte si spiega facilmente: quando millenni or sono furono costruite queste capanne, i loro costruttori hanno ripulito accuratamente il fondo da ogni ciottolo, e da allora l’area è sempre rimasta pulita, come il giorno stesso in cui la tenda è stata smontata.
Nella foto successiva sono chiaramente visibili le impronte di numerose capanne, insieme ai sentieri paleolitici (che erano tenuti puliti dai sassi, a differenza di quelli successivi) e le tracce di pneumatici moderni.
Decine di migliaia di anni separano queste tracce, ma non c’è modo di stabilire la loro età, se si prescinde dagli strumenti litici.
I siti più recenti, come quelli dell’età del bronzo, ellenistici e romano-bizantini, sono anch’essi in perfetto stato di conservazione e l’epoca in cui furono occupati può essere desunta soltanto dai frammenti di ceramica che si trovano nei dintorni. Nelle figure successive si può vedere una struttura abitativa dell’età del bronzo antico, ed accanto alcune celle monacali di epoca romano-bizantina, scaglionate lungo la riva del wadi, con alle spalle due grandi recinti dell’età del bronzo.
La hammada, quindi, conserva invariata l’impronta di ogni tenda o struttura che vi sia stata eretta nelle ultime decine di migliaia di anni. Se questo è realmente il luogo dove Mosè ha condotto gli Ebrei e se il racconto biblico ha realmente un contenuto storico, allora necessariamente ad Har Karkom doveva trovarsi anche l’impronta del Tabernacolo, così come descritto da Esodo.
Questo è stato il presupposto che ha mosso le ricerche mie e di mio fratello Claudio fin dalla nostra prima spedizione sul posto, al seguito del Prof. Anati. A quel punto, infatti, avevamo già messo a punto la ricostruzione del tempio-tenda sulla base della descrizione della Bibbia e costruito un modellino in scala.
Ero perfettamente consapevole che alcune delle scelte erano arbitrarie, a partire dalla misura del cubito, per finire con la disposizione dei puntali, le dimensioni del Sancta Sanctorum, la larghezza delle navate esterne e la disposizione degli arredi (arca, tavolo degli incensi e dei pani, menorah ecc).. Ma in ogni caso era ben certo che il piano generale del progetto doveva essere abbastanza vicino alla realtà dell’originale. Una struttura del genere doveva per forza aver lasciato sul terreno una traccia inconfondibile.
Stando ad Es. 33,7, il Tabernacolo è stato eretto “fuori dal campo, lontano da esso”. Inoltre doveva necessariamente trovarsi vicino all’acqua e quindi non lontano dall’unico pozzo della zona, Beer Karkom.
L’area in cui concentrare le ricerche, quindi, era alquanto ristretta ed i risultati sono stati immediati. È bastato salire su una collina nei pressi del pozzo per individuare subito, sul bordo del wadi, l’impronta del tabernacolo, chiara, netta, inequivocabile.
Successivamente abbiamo segnato il tracciato dell’impronta con un nastro di plastica, seguendo il piano di costruzione del tempio-tenda ricavato da Esodo. L’accordo con l’impronta nel terreno risultò perfetto, fino al più piccolo particolare.
Il centro del tabernacolo, sul retro, dove erano giuntati con 50 ganci i teli delle pareti, era segnato in modo esatto da un mucchietto di pietre. Gli allineamenti dei puntali di sostegno erano ben evidenziati e perfetti; i vari ambienti, soprattutto il Santissimo e il Santo, perfettamente squadrati e ripuliti, come pure il sagrato antistante al centro del quale si trovava l’altare dei sacrifici, con una grossa pietra a fianco per consentire ai sacerdoti di accedere alla graticola.
Anche i passaggi più frequentati dai sacerdoti erano ben evidenti, ripuliti dalle pietre, che erano state ammucchiate nel retro del Santissimo, e la posizione di ciascuno degli oggetti, dal braciere, al bacile delle abluzioni, ai tavolini dei pani e dell’incenso, era segnata esattamente da pietre che erano state poste al loro intorno.
Il candelabro a sette braccia, invece, era poggiato su un grosso masso posto al centro della navata di sinistra (spalle all’ingresso), di fronte a un varco nella fila dei puntali.
Perfino la posizione di ciascuno dei picchetti di ancoraggio della copertura era segnato da pietre più grosse della media, ben allineate.
All’alba ed al tramonto il nastro di plastica riluceva, disegnando così la pianta del Tabernacolo sul terreno con la luce; una visione fantastica, quasi magica: un manufatto innalzato in quello stesso luogo più di 3000 anni fa risorgeva sotto i nostri occhi. Una emozione indescrivibile. Quei segni erano stati tracciati sul terreno da Mosè in persona e in quel rettangolo di luce si era stato cambiato il destino dell’intera umanità.
Grazie all’impronta sul terreno siamo stati in grado di ricostruire il Tabernacolo nelle sue vere dimensioni e forme, esattamente come e dove fu eretto da Mosè per la prima volta.
E’ stato anche possibile correggere gli errori che inevitabilmente erano stati commessi nella ricostruzione a tavolino. Di seguito viene riportata la ricostruzione originale, come disegnata e pubblicata (nel libro “La Bibbia senza Segreti” di Rusconi) tre anni prima, a confronto con la pianta ricavata direttamente dall’impronta lasciata dal Tabernacolo sul terreno.
La ricostruzione effettuata a tavolino, in base alle istruzioni di Esodo
E quella ricavata direttamente dall’impronta del tabernacolo sul terreno
Come si vede l’impianto generale è lo stesso, ma le differenze sono parecchie e significative, in particolare nella disposizione dei puntali e dei vari oggetti e arredi. La differenza più significativa, tuttavia, è costituita dalla piccola barra aggiuntiva che si trova in basso sulla destra, la quale fornisce la scala in metri.
Dall’impronta, infatti, è stato possibile rilevare le misure del tabernacolo con un errore di pochi centimetri, il che ha consentito di determinare con precisione pressoché assoluta la misura del “cubito” di Mosè: esattamente 29,2 centimetri.
Fin da quando avevo cominciato ad occuparmi del progetto del tempio-tenda una misura del cubito non inferiore a 45 cm mi era apparsa eccessiva, per le varie ragioni spiegate nel capitolo sui pesi e misure. Quella prima impressione era stata confermata fin dai primi giorni della mia prima spedizione nel deserto, quando una moderata tempesta aveva atterrato la tenda che i militari ci avevano messo a disposizione per accamparci nel deserto.
Una tenda di 4,5 metri d’altezza e 45 di lunghezza non avrebbe potuto resistere ad una tempesta del genere, per quanto ben ancorata. D’altra parte anche le tende dei beduini non superano mai i tre metri d’altezza.
Le misure rilevate dall’impronta danno per il tabernacolo le seguenti misure: altezza 2,90 metri circa; larghezza 14,6 metri esatti; lunghezza 29 metri. Il sagrato antistante era di 14 metri e mezzo per 4 e mezzo circa. Non è stato possibile rilevare la lunghezza del cortile esterno, a causa della vegetazione e della corrosione nella sua parte finale, in vicinanza del wadi.
Anche le misure di tutti gli oggetti del tempio, dall’arca all’altare dei sacrifici vengono così ridimensionate, come mostrato nel capitolo sui pesi e misure del tempio-tenda.
La forma e altre caratteristiche dell’impronta sono tali per cui personalmente non nutro il minimo dubbio sia stata lasciata dalla tenda descritta in Esodo, e cioè dal Tabernacolo costruito da Mosè.
Il valore di questa impronta è inestimabile non solo per ragioni storiche, archeologiche e religiose, ma anche perché dimostra con certezza due cose:
1.- che il racconto di Esodo è basato su fatti reali
2.- che il sacro monte di Mosè si trovava nell’area di Har Karkom
Il giorno dopo aver tracciato il perimetro del tempio-tenda, portammo il Prof Anati sulla collina da cui si poteva vederne la pianta tracciata dalla luce del sole nascente, spiegandogli di che si trattava. Scattò alcune fotografie, poi fece un unico commento: “Sembra un UFO”.
Non tornammo mai più sull’argomento. A quei tempi era sotto attacco da parte dei colleghi per vari motivi, legati a sue dichiarazioni sulle scoperte effettuate ad Har Karkom, ed evidentemente temeva che l’annuncio di aver scoperto l’impronta del tempio-tenda si sarebbe prestata in modo ideale ad attacchi tendenti a ridicolizzarlo. Tanto più che il modello di Tabernacolo che i colleghi avevano (e hanno tutt’ora) in mente era ben diverso da quello rilevato.
Fra me e mio fratello Claudio abbiamo scattato qualche centinaio di foto del sito, per documentarne le condizioni. Ma per anni non ne facemmo parola e non pubblicammo nulla di ufficiale (cosa, comunque, che competeva al riluttante Anati), convinti che avendo resistito per tremila anni l’impronta poteva tranquillamente preservarsi ancora per almeno qualche altro decennio.
Con la notorietà, però, cominciarono ad affluire ad Har Karkom anche i turisti, che a volte giungono sul posto con piccole carovane di cammelli, che scendono dal monte lungo il sentiero di Egeria ( che nel suo diario dichiara di aver visto l’impronta, proprio in quel punto) e spesso e volentieri bivaccano nello spiazzo pulito dove sorgeva il tempio tenda, spostando sassi e costruendo focolari.
Se non si prenderanno
provvedimenti, fra qualche anno di questa straordinaria e unica testimonianza
dell’opera più grande di Mosè rimarranno soltanto poche tracce confuse e
illeggibili. Che tristezza!
Vedi :
Piani costruttivi del Tabernacolo
Arredi e utensili del Tabernacolo
Pesi e misure del Tabernacolo
Montaggio e trasporto del Tabernacolo
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