Presupposto essenziale per verificare la possibilità dell'origine terrestre degli OVNI (Oggetti Volanti Non Identificati) è quello di ritenere che l'Atlantide sia realmente esistita, che fosse localizzata nell'Antartide e che avesse raggiunto un livello tecnologico più avanzato di quello delle civiltà antiche conosciute.(vedi: Atlantide, la madre di tutte civiltà)
Ma quanto più avanzato? Al punto di costruire macchine volanti che sfidano le leggi fisiche su cui è basata la nostra scienza attuale? Non è un’ipotesi del tutto nuova, ma purtroppo soffre della stessa indeterminatezza e mancanza di indizi, o quasi, di quelle ipotesi che pongono l’origine degli UFO su un qualche pianeta extrasolare. Dico “quasi”, perché l’idea che un qualche collegamento possa esistere fra Atlantide e gli UFO ha un vantaggio rispetto a quest’ultima.
Mentre infatti dei pianeti extrasolari non sappiamo nulla, se non che potrebbero esistere e albergare una qualche civiltà (anche se permane comunque l’ostacolo delle distanze, superabile per il momento soltanto tramite la fantascienza), sull’Atlantide abbiamo un numero di informazioni non trascurabile, che può essere ulteriormente ampliato tramite delle semplici considerazioni logiche.
Platone di dilunga a magnificare la grandezza dell'impero, la sua prosperità, la potenza delle sue forze armate; ma accenna soltanto di sfuggita alla sua origine ed a qualche episodio storico. E molto più parche di notizie sono le altre leggende riferite ad Atlantide; da esse non ne può risultare niente di significativo per il nostro scopo.
Com'è possibile saperne di più? Ragioniamo secondo logica. Atlantide è stata annientata da un'immane catastrofe circa 10 millenni or sono. Abbiamo visto anche nei dettagli le cause e la meccanica esatta di quella catastrofe e i suoi effetti sul clima, la fauna e le varie popolazioni della Terra.
Abbiamo visto infine che i fenomeni caratteristici di quel disastro, e cioè terremoti, innalzamento temporaneo del livello del mare, venti uraganici e piogge torrenziali, sono stati riportati fedelmente nelle leggende e mitologie relative al diluvio universale. Quindi non c'è dubbio, se accettiamo quanto sopra, che queste leggende e mitologie abbiano un contenuto informativo di carattere storico, riportino cioè in maniera più o meno esatta fatti realmente accaduti e non allegorie fantasiose, delle quali peraltro ci sfuggirebbe il significato.
Questi miti, però, fanno parte integrante di mitologie assai più ampie, che narrano una moltitudine di altri fatti e nelle quali il diluvio si inserisce come un episodio in un contesto "storico" di grande respiro.
Esemplare a questo proposito è la Bibbia, in cui viene descritta una creazione, una successione di personaggi e di fatti ad essi attribuiti, il diluvio e poi nuovamente la storia che riprende il suo corso. E non diversa è la mitologia sumerica e quelle di altri popoli del mondo intero, che, come noto, hanno tutte un fondo comune.
Che significato hanno queste mitologie? Freud interpretava i miti in chiave psicanalitica: essi non sarebbero altro che delle parabole, mediante le quali l'uomo esterna e supera i conflitti più profondi del suo animo. Ed infatti lo scienziato attinse largamente alla mitologia greca per illustrare i suoi studi psicanalitici.
Ma non si può fare a meno di notare come soltanto una minima parte dei miti greci si presti a questa 'interpretazione; come pure una piccola parte sono quelli che si prestano all'interpretazione di coloro i quali sostengono che i miti siano una rappresentazione fantasiosa e figurata della natura e degli apparenti conflitti che si scatenano fra le sue varie componenti.
Abbiamo appena appurato, però, che almeno una parte di queste mitologie ha certamente un fondamento storico reale; una parte che si inserisce organicamente in una sequenza di altri fatti mitologici; perciò dobbiamo necessariamente ritenere che anche questi ultimi siano ispirati a fatti storici realmente accaduti.
Le mitologie quindi sono nel loro complesso storia; una storia che è stata tramandata di generazione in generazione per millenni, perdendo via via il significato di cronaca storica e subendo un processo di semplificazione e di razionalizzazione, che l'ha adattata alle più disparate esigenze spirituali, psicologiche ed anche scientifiche di chi la narrava. Ma, trasfigurati ed idealizzati fin che si vuole, i miti forniscono pur sempre, in ultima analisi, informazioni di carattere storico.
Storia di chi? Evidentemente la storia più antica di quel popolo che ha creato una determinata mitologia. Noi abbiamo visto, però, che tutte le culture neolitiche e le civiltà antiche sono derivate in ultima analisi da superstiti di quel mondo che ruotava intorno alla civiltà atlantide, annientato dal diluvio (che infatti viene citato nelle mitologie di tutti questi popoli). Prima del disastro non esistevano sulla Terra altre civiltà all'infuori di quella; ne consegue, evidentemente, che ad essa si devono riferire tutti i fatti, le vicende e i personaggi che nelle mitologie sono antecedenti al diluvio.
Questo dunque è l'altro presupposto fondamentale su cui baseremo le nostre considerazioni successive, e cioè che le mitologie relative a fatti accaduti prima del diluvio siano sostanzialmente storia di Atlantide, relativa quindi a fatti accaduti nell’Antartide e dintorni, prima della fine del Pleistocene.
Stabilito questo, ci accorgiamo che abbiamo a disposizione una quantità enorme di materiale, mediante il quale si può tentare di tracciare a grandi linee la storia dell’umanità fino alla distruzione dell’impero atlantide, e quella dell'impero stesso.
Ovviamente una ricostruzione siffatta presenta ampi margini di arbitrarietà, perché si basa sull’interpretazione di mitologie che hanno ormai smarrito da tempo immemorabile il significato di cronache storiche, subendo trasformazioni imprevedibili, che non siamo in grado di valutare a priori. Uno studio veramente serio e attendibile dovrebbe partire dall'esame comparato di tutte le mitologie del mondo, estraendone quelli che sono gli elementi comuni ed interpretandoli secondo criteri razionali.
Un lavoro imponente che sarebbe di estremo interesse, ma che esula dagli scopi della presente ricerca. Per i nostri fini sarà sufficiente vedere se un esame anche superficiale delle mitologie più conosciute, come quella greca e quella nordica, possano consentirci di trarre delle conclusioni significative per quanto concerne il problema che ci siamo posti.
Cominciamo con l’esaminare la mitologia greca prendendo come base principalmente la "Teogonia" di Esiodo, Omero, e i miti citati da Platone nei suoi numerosi dialoghi.
All’origine di tutto è Okeanos, la corrente che fluisce incessantemente, con calma, intorno al mondo, e che nel suo cerchio chiuso non ha né principio né fine, poiché si riversa sempre in se stesso. Omero nell’Iliade definisce Okeanos “genesis” di tutte le cose e di tutti gli dei. Non "padre", ma “origine"' E' una distinzione significativa. Ricordiamo quel che abbiamo detto a proposito del popolamento dell'Antartide, di quella corrente oceanica che, partendo dal sud-est asiatico, lambiva le coste dell'India, del Sud Africa e del Sud America ed infine circumnavigava l'Antartide. E come veniva rappresentato il mondo dagli antichi: un’isola circondata dal “fiume” oceano.
L’Antartide è il "mondo" cui si riferisce la mitologia, e Okeanos quella corrente oceanica che ha trasportato là gli uomini che hanno dato inizio alla storia; la stessa corrente che li ha poi isolati dal resto della Terra. Tutto quindi ha avuto origine da Okeanos.
Vediamo il seguito. Il mondo agli inizi fu governato da Gea e Urano, la terra e i cielo, da cui nacque una lunga schiera di dei e semidei, violenti e terribili, i Titani, Iperione, Crio, Giapeto, Tea, Rea, Mnemosine, Febe, Teti, i Ciclopi, i mostruosi Briareo, Cotto e Gige, e Kronos, il Saturno dei Romani. É il primo periodo dell'umanità, caratterizzato dalla violenza e dal disordine. Esiodo, nella Teogonia, afferma: “Quanti dal Cielo e dalla Terra nacquero figli, furono tutti oltre ogni dir tremendi, ma al padre in odio, sì che appena in luce eran venuti, tosto ei li chiudea nelle oscure latebre della terra...
Esso ebbe fine con l'avvento della prima civiltà, l’età del ferro. Esiodo, infatti, prosegue dicendo che Gea, addolorata per questo stato di cose, "prodotto ch’ebbe il ferro, una gran falce fece” e la donò a Kronos e lo incitò alla rivolta contro il padre Uranos. Ebbe così inizio la seconda epoca, il regno di Kronos e Rea, che le mitologie ricordano come l'epoca d'oro dell’umanità, da un lato, e dall'altro come un’epoca violenta, dominata dai Titani e dai giganti.
Kronos all’aspetto di bonario ed illuminato patriarca campestre unisce quello feroce del padre che ingoia i propri figli divini mano a mano che nascono, Vesta, Cerere, Giunone, Plutone, Poseidone. Zeus, ultimo nato, viene nascosto dalla madre Rea “entro al cupo seno dell’alma terra" e qui allevato ed istruito dal saggio Chirone. Fattosi adulto, seguendo i consigli di Gea, riesce a detronizzare Kronos e lo costringe a rigurgitare i fratelli, i quali per gratitudine gli "diero il tuono e la lampeggiante folgore, che prima la terra nell’immenso seno avea celati, onde fidando in questi , alto sui numi e sui mortali impera."
Inutile cercare di interpretare i singoli dettagli dei miti. L'era di Kronos è probabilmente quel lungo periodo che va dalla scoperta dell'agricoltura e dei metalli fino all'avvento della civiltà tecnologica simboleggiata dalle nuove armi di Zeus: il tuono ed il fulmine. Forte di queste armi tecnologiche, Zeus instaura il suo dominio ed il nuovo ordine universale, stabilendosi sul sacro monte Olimpo. È importante notare che Zeus aveva trovato riparo alla violenza del padre “entro al cupo seno dell’alma terra", cioè in un complesso di caverne, ed è da qui che uscirono le armi che gli permisero di conquistare la terra.
Prima, però, dovette sostenere una lunga e terribile guerra contro i Titani: "De gravi colpi sino al cupo Tartaro ne andò il fragore… l'alma terra tutta ardendo rimbombava, e crepitando l'incendio discorrea per l'alte selve. Il suol, l'immenso ponto e le correnti dell’Oceano bollivano; le fiamme saliano al cielo ...”
Guerra che si concluse con la sconfitta dei Titani ed il trionfo di Zeus. Il suo regno, però, si consolidò definitivamente soltanto dopo la sconfitta di Tifeo, un orribile mostro con cento teste, che tentò di conquistare il potere, scatenando un’altra guerra spaventosa: "Pluto, signor de sotterranei regni, balzò dal trono; e gli empi Titani, nel profondo Tartaro, tremarono, pel fracasso orrendo dell'aspra pugna.." Zeus andò all'attacco coi suoi fulmini: “Gran tratto di suolo ardeva ed all’immensa vampa struggeasi quale riscaldato stagno … così la terra a quelle vampe ardenti si disfaceva”.
Ma chi era Zeus? La studiosa Paula Philippson nel saggio "Origini e forme del mito greco" (Einaudi Ed., 1949) dimostra chiaramente che nel culto originario più antico esso si identificava con Poseidone. Zeus non era altro che uno degli appellativi del dio, che significava appunto "Dio”. Zeus e Poseidone, quindi, erano originariamente la stessa persona, sdoppiatasi poi nel culto in due figure distinte, ognuna della quali ha assunto prerogative (signore del cielo e della terra il primo, del mare il secondo) che in origine erano assommate in una stessa divinità.
Ma Poseidone era il fondatore dell'impero di Atlantide; i re atlantidi erano tutti suoi discendenti e gli avevano costruito un tempio sul sacro monte che costituiva il centro dell’impero. "Poseidone, avendo sortito l'isola Atlantide, collocò in un luogo dell’isola i figli avuti da donna mortale (Clito). Questo era il luogo: presso il mare, ma nel mezzo dell'isola, v’era una pianura, presso la pianura, nel mezzo, a distanza di circa 50 stadi dal mare. Poseidone lo spezzò d’ogni intorno, e vi pose alternativamente cinte minori e maggiori di terra e di mare, due di terra e tre di mare ...... nel mezzo il tempio sacro a Clito e Poseidone vi era stato lasciato inaccessibile circondato da una muraglia aurea, in questo tempio avevano da principio generato e messo in luce la stirpe dei dieci regoli ...” (Platone)
Il regno universale di Zeus, quindi, viene ad identificarsi con l'impero atlantide. E Zeus-Poseidone non è una persona specifica, ma l'imperatore o il re dei re di Atlantide, che governa dal sacro monte descritto così minuziosamente da Platone nel Crizia, e che deve identificarsi con l'Olimpo della mitologia greca. Gli altri dei e dee che siedono sull'Olimpo, ognuno con caratteristiche e prerogative ben definite, chi dio della guerra, chi delle arti, chi messaggero e così via, potrebbero identificarsi coi vari ministeri che solitamente governano uno stato moderno: guerra, cultura, industria, comunicazioni ecc.
Dei, quindi, erano i governanti, re, principi e ministri di Atlantide, i quali a quanto ci è dato capire dai miti, occupavano quei posti per diritto di nascita, perché‚ discendenti dai primi fondatori dell'impero. Dei sono anche i progenitori diretti della casta dominante di Atlantide, come Kronos e Rea.
Personaggi non atlantidi, che all'inizio contrastarono duramente l'espansione dell'impero, come i Titani, Tifeo ecc, benché‚ assimilati agli dei nell’immortalità e nella potenza, non sono dei, ma soltanto esseri sovrannaturali. Gli uomini sono evidentemente i sudditi, che devono provvedere al mantenimento degli dei e sono tenuti a tributare loro onori e sacrifici. Gli eroi semidivini, figli di dei e mortali, sono evidentemente personaggi, nati da matrimoni morganatici fra regnanti e sudditi, che hanno compiuto qualche gesta memorabile.
Questa, in estrema sintesi, la storia della prima cviviltà umana, culminata con l'instaurarsi dell'impero Atlantide. Una storia svoltasi interamente nell'Antartide e la cui durata dovrebbe misurarsi non in secoli, ma in decine di millenni, dei quali la fase atlantide dovrebbe occupare soltanto l'ultimo millennio e mezzo (sulla base di informazioi mitologiche riportate nella versione originale del mio libro "Una civiltà sotto Ghiaccio", che non viene riportata, perché ininfluente in questo contesto).
Le altre mitologie confermano sostanzialmente il quadro che si ricava da quella greca. Vediamo, per esempio, la mitologia dei popoli nordici, i vichinghi. E' una mitologia assai più ingenua e meno razionale di quella greca.
Si è detto che le mitologie, col passare dei millenni hanno perduto il carattere di cronaca storica, assumendo quello di cosmogonie universali. Ovviamente in questo passaggio hanno subito un processo di razionalizzazione, che le ha adattate al loro nuovo ruolo. Sono caduti quei particolari che non trovavano una giustificazione logica, che non avevano cioè agganci con la vita quotidiana e con la realtà della natura, mentre altri particolari si sono aggiunti per conferire una giustificazione razionale all'esistenza di determinati personaggi, luoghi o fatti.
Questo processo di razionalizzazione è stato compiuto al massimo grado nella mitologia greca, nei cui miti tutti i fenomeni naturali e le vicende della vita quotidiana vengono a trovare una loro giustificazione (esempi banalissimi: il fuoco è stato donato agli uomini da Prometeo, un Titano, l'ulivo dalla dea Atena, il fulmine è l'arma di Zeus, le stagioni esistono a causa del ratto di Proserpina, il destino dell'uomo è stabilito dal Fato, la morte è causata dalle Parche, e così via di questo passo per ognuna delle domande che l'uomo potesse porsi di fronte alla vita e alla natura.
La mitologia nordica, retaggio di un popolo di cultura meno raffinata, ha risentito meno di questo processo di razionalizzazione, ed ha quindi conservato più evidente e spontaneo il suo carattere di cronaca storica; nel contempo è assai più incompleta e frammentaria. E' caduta, per esempio, tutta la parte relativa alla "preistoria", e cioè del lungo periodo che precede l'avvento del regno dagli dei; il mondo inizia coi vari Odino, Thor, Freyr, Freya ecc. già insigniti delle loro prerogative e dei loro poteri divini.
Ma il loro regno è caratterizzato da continue guerre fra dei e semidei e soprattutto fra dei e giganti. Questi ultimi non sono dei, anzi sono i loro acerrimi nemici, ma tuttavia quasi tutti gli dei sono figli, per parte di padre o di madre, di giganti. Odino, ed i suoi fratelli Vili e Vèi sono figli della gigantessa Bestla e di Bur, figlio a sua volta di Buri, il quale era stato creato dalla mucca primigenia Audhumla; né Bur, né Buri sono dei e neppure giganti. Thor, il dio del tuono, il più nobile e più potente degli dei, nemico giurato dei giganti contro i quali sostiene epiche battaglie non sempre vittoriose, è tuttavia figlio del gigante Farbauti ed ha per moglie la gigantesca Sif.
Nella mitologia nordica i caratteri distintivi fra le varie categorie di personaggi sono ancora più sfumati che in quella greca. Nulla distingue gli dei dai semidei, se non l’appartenenza a due diverse “tribù”: Aesir per i primi, Vanir per i secondi. E l'unica prerogativa che distingue entrambi dagli altri esseri mitologici è il fatto di vivere su di un mitico monte posto al centro del mondo; il solito monte di Atlantide descritto da Platone.
I giganti, pur essendo potenti come gli dei, genitori e consorti di dei e come essi detentori di regni e castelli, non sono dei. Come neppure lo sono gli elfi e i nani, o gnomi, che hanno una larga parte nelle vicende mitologiche e dimostrano una schiacciante superiorità culturale e tecnologica rispetto sia agli dei che ai giganti. Anche qui, ovviamente, accanto a queste categorie di personaggi "sovrannaturali", ci sono al solito esseri mostruosi, eroi semidivini e semplici mortali.
La mitologia nordica, dunque, a differenza di quella greca, si limita a riportare soltanto l'ultima fase della storia del mondo antidiluviano, quella relativa all’impero Atlantide, governato dal popolo degli dei.
Un'altra differenza è nel modo in cui viene riportato il diluvio universale. Per la razionalità greca era ovviamente inconcepibile che il mondo divino, sovrannaturale, potesse venire annientato da una catastrofe naturale. Il diluvio, quindi, diviene un episodio provocato dagli stessi dei, ma che interessa soltanto l’umanità, risparmiando il loro mondo.
La mitologia nordica ha trovato una soluzione diversa. il mondo degli dei non è eterno, perché ha una sua fine catastrofica. Ma è ovvio che anche l'anima più semplice ed ingenua si sarebbe ribellata all'idea di onorare dei che non esistevano più; la grande catastrofe che annienta gli dei ed il loro mondo, il terribile Ragnarok, descritto con abbondanza di particolari come il giudizio universale degli dei, viene perciò spostata al futuro. Deve ancora avvenire, ma accadrà certamente e si sa anche esattamente in che modo e chi si salverà.
Stabilito quindi il significato dei miti, a chi si riferiscono e come vanno interpretate le varie categorie di personaggi che vi compaiono, vediamo se possono darci un'idea di larga massima della composizione razziale dell'impero atlantide e sulla sua situazione politica. E' evidente che l'impero era l’entità politica di gran lunga dominante; ma esistevano altre nazioni, che, pur nell'ambito della stessa civiltà, erano politicamente indipendenti dal primo. Lo prova l’epica guerra che secondo Platone Atlantide condusse contro “Atene” evidentemente una nazione non soggetta al suo dominio.
Ma a quali razze appartenevano gli uomini di quella civiltà? Che l'Antartide da un punto di vista razziale fosse piuttosto composita, lo abbiamo visto esaminando le modalità del suo popolamento, avvenuto grazie a quella corrente oceanica di cui si è detto. Il presupposto che ne deriva è che in Antartide siano giunte popolazioni provenienti da tutta l'area lambita da quella corrente, e cioè dall'estremo Oriente asiatico fino al Sud America. Persone, ovviamente, che avevano intrapreso quel viaggio contro la propria volontà, su zattere trascinate al largo dai venti e dalle correnti.
Su questo presupposto è possibile individuare almeno alcune delle razze che probabilmente hanno raggiunto l'Antartide in quel periodo. Innanzitutto australoidi; fra i 50 e i 40 mila anni fa essi hanno raggiunto l'Australia, provenendo presumibilmente dall'arcipelago indonesiano. La dimostrazione più evidente che già allora costruivano imbarcazioni e si avventuravano per mare: niente di più facile che qualche loro zattera sia stata presa dalla corrente oceanica e trascinata anche nell'Antartide.
Altro popolo probabile sono gli antenati dei "negritos", popolazioni pigmoidi delle Filippine; anch’essi sono giunti in quelle isole, via mare, in epoche antichissime. Dall'Indonesia, vero e proprio crogiolo di razze, sono arrivate popolazioni di statura minuscola e altre gigantesche. Soltanto pochi anni fa sono stati scoperti nell’isola di Flores gli scheletri di alcuni uomini appartenenti ad una razza minuscola, poco più di un metro, scomparsa da appena 13 millenni (uomo di Flores) . Ma vi sono stati trovati anche scheletri di statura superiore al normale, veri e propri giganti.
Dall’India meridionale, che allora inglobava l'isola di Ceylon, possono essere giunte popolazioni di pelle chiara, del ceppo veddide, ed anche pigmoidi appartenenti ad una antica razza locale, i cui ultimi rappresentanti, i “Bihror" vivono confinati nelle selve del Bihar. Dal Sud Africa altri pigmoidi, progenitori degli attuali boscimani; ed infine dal Sud America, popolazioni indie di ceppo mongolide.
Come si vede, quindi, una babele di razze di tutti i colori e tutte la dimensioni, che ovviamente si sono mescolate ed incrociate sul posto, dando luogo ad altre razze di aspetto e caratteristiche imprevedibili. Questa complessa situazione razziale è adombrata nei miti, sempre attenti nell'indicare l'origine dei vari personaggi. Titani, ciclopi, dei, semidei, uomini ecc. della mitologia greca, sono probabilmente popoli di razza diversa.
Sotto questo profilo la mitologia nordica, meno “inquinata" della precedente, è più significativa, perché‚ fornisce indicazioni anche sull'aspetto fisico dei vari gruppi razziali. I giganti erano evidentemente una popolazione di statura superiore al normale e di corporatura massiccia. Gli dei veri e propri avevamo dimensioni minori ed erano il risultato di un incrocio; essi infatti hanno sempre uno dei genitori gigante e l’altro appartenente ad una razza diversa che non è possibile identificare (Buri, nonno paterno di Odino, è stato modellato da una mucca mitica, il che fa presumere appartenesse ad un popolo dedito alla pastorizia, ma di cui non si hanno altre indicazioni).
Oltre a questi c'erano gli elfi chiari, di statura inferiore agli dei, ma belli come il sole. Vengono poi gli elfi scuri, piccoli di statura e di pelle nera, ed infine i nani o gnomi, anch’essi di bassa statura, ma di pelle chiara. Evidentemente pigmoidi di varia provenienza. Il nano Alviss, che si intrattiene in lunga conversazione con il dio Thor, rivelandogli i segreti della conoscenza, aveva "il naso pallido e l’aspetto di chi ha trascorso la notte con un cadavere". Inoltre lui, come tutti gli altri nani, non sopportava il sole, poiché essi vivevano nel sottosuolo, in un loro mondo sotterraneo, incantato e misterioso.
Più volte, nel corso del nostro esame ci siamo imbattuti in questo mondo sotterraneo, del quale tutte le mitologie parlano, conferendogli anzi una importanza straordinaria. Ad esempio una larga parte della Teogonia di Esiodo è dedicata alle divinità sotterranee‚ ed il loro mondo è citato ad ogni piè sospinto nello sviluppo del poema; come viene continuamente citato in tutte le opere dell’antichità.
Cosa significa questo mondo? Abbiamo detto che i miti hanno un fondamento storico reale; ma anche l'esistenza di questo mondo sotterraneo ha un fondamento reale?
Se i costruttori degli UFO vivono su questa nostra Terra, necessariamente devono essere nascosti in un luogo al di fuori del nostro costante controllo, e cioè o in fondo all'oceano, oppure nel sottosuolo; e per di più nel sottosuolo non di una regione qualsiasi, ma di una vasta zona praticamente priva di abitanti, come potrebbe essere appunto l'Antartide.
Ora le mitologie, di cui abbiamo riconosciuto il fondamento storico, ci fanno balenare l'esistenza di un antico mondo sotterraneo proprio nell'Antartide. E' una “pista” estremamente interessante quella che ci si apre e vale la pena di approfondirla, perché potrebbe portare alla nostra sospirata soluzione.
vedi successivo:
Il mondo sotterraneo
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