Dicono dunque che la terra nel suo insieme sia così, e così siano le cose intorno alla sua superficie. Dentro la terra, poi, tutt'intorno, e in corrispondenza delle sue cavità, sono molte regioni, alcune più profonde e più aperte di questa che abitiamo noi, altre più profonde ma con minore apertura ... tutte queste regioni sano perforate in più parti da gallerie, ora più strette ora più larghe che comunicano fra loro; e vi sono appunto vie di comunicazione onde scorre molta acqua da una regione all'altra come da un bacino in altro bacino; e vi sono sotto terra smisurate masse di fiumi perenni e di acque calde e fredde ...
Di questi fiumi ce ne sono parecchi e grandi e di natura diversa …c'è l'Acheronte, il quale attraversa luoghi deserti e poi, inabissandosi, come sai, sotto la terra, giunge alla palude Acherusiade ... un terzo fiume scaturisce in mezzo fra questi due, e vicino alla sua scaturigine dilaga in un luogo ampio e riarso da molto fuoco e fa una palude.. ribollente d'acqua e di fango; di là poi muove in giro, torbido e fangoso, e, serpeggiando per entro la terra, passa per altri luoghi finché‚ giunge ad una estremità della palude Acherusiade, ma senza mescolare con quella le sue acque; e dopo fatti più, giri a spirale sotto terra, imbocca nel Tartaro, ma in un punto più basso della sopraddetta palude; questo fiume è quello che chiamiamo Piriflegetonte...
Dirimpetto a questo scaturisce il quarto fiume, il quale prima dilaga, come dicono, in una regione orrida e selvaggia e che ha da per tutto il colore del cìano, ed è quella regione che chiamano Stigia; e la palude che fa questo fiume imboccandovi la chiamano Stige. Questo fiume, dopo imboccato in codesto luogo e attinte quivi nell'acqua certe sue orribili forze, si sprofonda sotto terra e, girando a spirale, scorre in senso contrario al Piriflegetonte e con esso si incontra nella palude Acherusiade dal lato opposto... il suo nome, come dicono i poeti, è Cocito.
Così Platone (sempre lui), nel suo dialogo “Il Fedone", descrive l'Ade. E' una delle tante descrizioni dettagliate di questo mondo sotterraneo ricco di fiumi, laghi e praterie, che ha un'enorme importanza nella mitologia greco-romana, tanto che si può dire non vi sia poema, scritto o discorso in cui non sia citato. Qual è il suo significato? Troppo semplicistico afferamre che sia una pura e semplice “invenzione”, introdotta per dare una risposta alla domanda più assillante per l'uomo di tutti i tempi e tutte le latitudini: quale sia il suo destino dopo la morte. Impossibile spiegare, in questa prospettiva, la funzione di così tante e precise caratteristiche topografiche, fiumi, laghi, gallerie, coltivazioni, palazzi ecc. e le continue interferenze con il mondo di superficie, che nulla hanno a che vedere con i defunti.
L'ipotesi più probabile è che il mondo sotterraneo avesse in origine, come quello di superficie, un suo preciso fondamento storico e che sia stato trasformato successivamente in regno dei defunti soltanto per giustificarne razionalmente l'esistenza, una volta perduto il senso storiografico della mitologia. Esso si prestava meravigliosamente a questa bisogna; ma non era il solo. E infatti la mitologia greca dice che le anime dei giusti andavano nelle “isole dei beati", poste nell'oceano ad occidente.
Lo stesso Platone si fa portatore di queste contraddizioni, affermando in vari dialoghi che le anime dei giusti vanno nelle isole dei beati, ma facendo scendere Socrate, il più giusto degli uomini, nell'Ade, dove sarà trattato con tutti i riguardi, al pari degli altri giusti che dimorano in quel luogo. Queste contraddizioni sono un indizio consistente che i vari regni dei morti sono località geografiche reali, che soltanto in seguito sono state scelte a quello scopo.
Ciò è tanto più evidente nella mitologia nordica, dove perfino il palazzo di Odino, sul sacro monte degli dèi, diviene albergo delle anime dei defunti, che vi confluiscono più numerose che non nel mondo sotterraneo di Hel, il regno dei morti (fra l’altro pressoché identico, come conformazione, all’Ade dei greci).
Quello sotterraneo è un mondo ben definito, ricco di particolari non solo topografici, ma anche di costruzioni. Diversi fiumi si inabissano nel sottosuolo e convergono in una enorme caverna a formare un vasto lago sotterraneo contornato da ampie valli. L’emissario del lago Acherusiade precipita nel Tartaro, "voragine profonda, che di bronzo ha la soglia e ferree porte" (Omero). Un'altra tradizione dice che le porte del Tartaro erano di rame, costruite dallo stesso Poseidone, il quale vi costruì intorno anche un doppio muro, a guardia del quale furono posti i giganti Briareo, Cotto e Gige.
Poco più avanti sorge “la magione sonante” di Pluto e Proserpina: “Orribil cane veglia alla soglia; a chi va dentro festa fa cogli orecchi e la coda, e fiero nessuno lascia uscire, ma attento spia: se mette alcuno il pié fuor dalle porte di Pluto e Proserpina l'addenta rabbiosamente ... “ (Esiodo). Qui abita anche la grande Ekate, “agl’immortali formidabil diva … la splendida sua casa intorno cinta da colonne d'argento, onde sorretti sono gli alti massi che le forman tetto”. (Esiodo)
Anche nel mito nordico il regno dei morti, Hel, ha una configurazione simile, con fiumi, laghi e palazzi sotterranei. Quando l’eroe divino Hadding si reca sotto terra, in cerca di erbe medicinali, passa prima per nebbie buie, poi per regioni assolate e fertili, dove crescevano alte erbe, quindi attraversa un impetuoso torrente e alla fine si trova di fronte ad un alto muro che gli impedisce di proseguire.
Fiumi, laghi, valli assolate e fertili, mura, palazzi dalle colonne d'argento: non è certo l'immagine di un mondo inventato per sistemarvi le anime dei defunti. E' evidente che le mitologie descrivono qualcosa di ben reale; non meno reale di quanto lo fosse il monte su cui vivevano gli dèi e tutto il loro mondo di superficie. Tanto reale che dèi e mortali vi si recano spesso, anche se non molto volentieri, pur essendo ben vivi e vegeti. Poseidone, come abbiamo visto, costruì delle opere di difesa al suo ingresso; Zeus vi inviava la sua messaggera Iride tutte le volte che aveva bisogno di un consiglio o un giudizio da parte di Ekate.
I personaggi più o meno divini che popolano questo mondo sotterraneo non appartengono affatto alla categoria dei defunti. Esiodo nella sua Teogonia non nomina mai i morti, ma il mondo sotterraneo occupa un posto importantissimo nella sua cosmologia, ed è popolato da una torma di personaggi che hanno avuto un ruolo essenziale nella formazione del regno di Zeus/Poseidone.
Le vicende del mondo sotterraneo si intrecciano così strettamente e di continuo con quelle degli dèi di superficie, da rendere impensabile che l'Ade sia stata inventata ad esclusivo uso e consumo dei morti. Qui Zeus si rifugiò per sfuggire alla furia antropofaga di Kronos; qui ebbe dal saggio Chirone tutta la sua sapienza. Qui Poseidone "giacque" con Medusa, e da Medusa vennero alla luce il cavallo alato Pegaso, "che se ne volò fra i numi, sull'Olimpo, e portò il tuono e il fulmine a Zeus", e il grande Crisaore.
Crisaore poi sposò la figlia dell'Oceano Calliroe e la portò a vivere con sé nel sottosuolo, dove essa diede alla luce Echidna “metà ninfa bella, e metà serpe crudele". E da Echidna e Tifone nacquero altri mostri sotterranei: il cane Gerione, Cerbero, l'Idra Lernea, la Chimera e così via. Tutti esseri dai poteri magici, terribili, contro i quali nulla potevano gli stessi dèi.
Zeus non avrebbe mai potuto conquistare il suo regno e sconfiggere i Titani senza l'aiuto decisivo del mondo sotterraneo. Quando egli convocò gli dèi sull'Olimpo, per invitarli alla guerra contro i Titani, al suo fianco, come consigliera, c'era la grande Ekate, o Stige, che vinse ogni perplessità e paura degli dèi. E Zeus le fu eternamente grato e la ricolmò di grandi onori, nominandola giudice supremo degli dèi. "Quando si desta ira o contesa fra gli dèi", Zeus inviava Iride nel mondo sotterraneo per sottoporre ad Ekate le questioni e chiedere il suo giudizio.
I numi bevevano l'acqua dello Stige e se erano spergiuri avevano guai a non finire. Zeus stesso si sottometteva al giudizio di Ekate, la temeva e onorava. E' un dato molto significativo sui rapporti che intercorrevano fra il mondo di superficie e quello sotterraneo. Quando Zeus, dopo dieci anni di inutile lotta, si trovò in difficoltà di fronte ai Titani e stava per soccombere, chiamò in suo aiuto Lotto, Gige e Briareo, che vivevano nei "cupi abissi della terra". E furono loro, non Zeus, che sconfissero i Titani.
Briareo, poi, ottenne in sposa Cimipolia, figlia di Poseidone (che abbiamo visto essere lo stesso Zeus). Un’altra illustre sposa che dal mondo di superficie passò a quello sotterraneo è Proserpina, rapita da Plutone sul suo cocchio; un fatto che destò grande scalpore fra gli dèi, ma nessuno osò protestare. Gli dèi temevano e rispettavano il mondo sotterraneo e i suoi abitanti. In tutta la mitologia, fatta di continui litigi e contese fra gli dèi, non c’è un solo atto di ostilità nei confronti del mondo sotterraneo. Zeus imperava sul mondo di superficie impartiva ordini a tutti gli dèi, ma non a Plutone: la sua autorità si fermava alle porte dell'Ade.
E' chiaro da tutti i fatti della mitologia che il mondo sotterraneo era più potente di quello di superficie e molto più progredito sul piano tecnologico. Non per niente da lì vennero le armi e gli aiuti che consentirono agli dèi di stabilire il loro regno universale; ed era un giudice sotterraneo che giudicava nelle questioni che sorgevano fra gli dèi di superficie; ed il suo giudizio era inappellabile e inviolabile.
Questa immagine del mondo sotterraneo e dei rapporti col mondo di superficie è confermata in pieno ed esplicitata in forma addirittura più evidente nella mitologia nordica. In essa il mondo dei defunti per eccellenza è il palazzo di Odino; Hel, in quanto regno sotterraneo dei morti, ha un'importanza del tutto secondaria. Il vero mondo sotterraneo della mitologia nordica non ha nulla a che vedere con i morti; è quello magico, splendente e misterioso in cui vivono i nani, gli gnomi, proverbiali anche al giorno d'oggi per la loro saggezza e i loro mirabolanti poteri.
Anche nella mitologia nordica le vicende del mondo sotterraneo sono intimamente collegate con quelle del mondo di superficie. Senza l'aiuto dei nani gli dèi non avrebbero potuto conquistare e mantenere il dominio della terra. Tutte le armi che essi impiegavano per combattere i giganti, dal martello di Thor alla lancia di Odino, alle spade fatate Tyrfing, e Dainsleif, erano state costruite dai nani nelle loro segrete officine sotterranee. E così pure tutti i tesori meravigliosi, e gli oggetti mirabolanti, dalla parrucca di capelli d'oro che crescevano come i capelli naturali di Sif, moglie di Thor, al bracciale magico Draupnir, di Odino, e la collana di sua moglie Freya, dal cinghiale dal vello d'oro alla magica catena che teneva avvinto il lupo Fenrir, alla straordinaria nave Skidhbladhnir di Freyr.
Non solo: gli gnomi erano i depositari della saggezza e della conoscenza. La fonte della saggezza Mimir, che custodiva tutta la sapienza, era situata nel loro mondo. Narra la leggenda che un giorno Finn, andando a caccia con due compagni, trovò la porta di un monte fatato aperta. I tre eroi si avvicinarono rapidamente, ma le tre figlie del nano Bec, che sorvegliavano il pozzo della saggezza, si precipitarono a chiudere la porta. Solo i nani potevano bere liberamente di quell'acqua e pochi fra gli dèi ne ebbero qualche sorso, in cambio, però, di pegni gravosi; Odino, per esempio, dovette lasciare in pegno il suo occhio.
I nani erano gli inventori della poesia, chiamata anche "bevanda dei nani" o "pioggia dei nani", e delle rune, l'alfabeto nordico. Anche in questa mitologia gli dèi non avevano alcun potere sul mondo sotterraneo e sui suoi abitanti; anzi li temevano e rispettavano profondamente. Dal canto loro i nani erano esseri imprendibili e invulnerabili.
I nani Fialar e Galar uccisero il saggio Kvasir, creato dagli dèi, e col suo sangue confezionarono l'idromele della poesia; poi uccisero il gigante Gilling e sua moglie, sempre impunemente. Non compivano mai, però, atti apertamente ostili contro gli dèi, benché non li temessero affatto, ed anzi li snobbassero tranquillamente, comportandosi come se non esistessero. Nelle formule di incantesimo più antiche della religione vichinga i nani sono nominati insieme agli dèi, gli Aesir, segno che originariamente erano considerati allo stesso livello.
Le conclusioni che si possono trarre da questo rapido esame sono piuttosto ovvie. Se i miti hanno realmente un fondamento storico, come abbiamo presupposto, non c'è dubbio che il mondo sotterraneo è realmente esistito all’epoca cui i miti si riferiscono al pari del mondo di superficie. Cosa fosse questo mondo è facilmente intuibile, dal momento che i miti sono piuttosto espliciti in proposito e il margine di arbitrarietà nell'interpretarli ridotto.
Alcuni fra i primi coloni dell'Antartide, paleolitici sradicati a forza dal loro ambiente, dovettero occupare le caverne che si trovavano nell'isola. Fra queste doveva essercene almeno una particolarmente grandiosa, che fu occupata da una tribù di pigmoidi, gli gnomi della mitologia nordica. Una caverna, o meglio un complesso di caverne, che non fu mai più abbandonato.
Piccoli uomini dal carattere schivo, alieno dalla guerra, in un mondo popolato da esseri proporzionalmente giganteschi, violenti e sanguinari; la grande caverna, coi suoi oscuri recessi, l'intricato labirinto di cunicoli e gallerie, gli ingressi angusti ed obbligati, costituiva l'unica possibilità di sopravvivenza per quel popolo. Perché‚ mai avrebbero dovuto abbandonarla? Essi la trasformarono in una fortezza inespugnabile, che si mantenne indipendente anche quando in superficie i giganti (o Titani), conquistarono l'intera Antartide, stabilendovi una serie di regni presumibilmente di tipo feudale.
Durante le guerre sanguinose che si combattevano in quel periodo, alcuni fuoriusciti dell'uno o dell’altro di questi regni di superficie (gli dèi, infatti, erano figli di giganti, personaggi di superficie, mai di nani) si rifugiarono nel mondo sotterraneo. Qui acquisirono nuove conoscenze, nuove tecnologie e soprattutto nuove armi. E di qui partirono alla riscossa e dettero inizio alla costruzione di quello che diventerà poi l’impero atlantide.
Quanto sia durata la fase di espansione dell’impero non è dato sapere; ma appare evidente dalle mitologie che essa si svolse con l’aiuto determinante e diretto del mondo sotterraneo. E gli dèi si dimostrarono eternamente riconoscenti per l’aiuto ricevuto, e riconoscevano la superiorità del mondo sotterraneo, a cui ricorrevano per dirimere controversie tra i sovrani delle varie provincie di superficie.
Questo non significa che fra i due mondi esistessero rapporti di dipendenza gerarchica; anzi esattamente l’opposto. Questo fatto, unito alla totale assenza di autorità degli dèi sul mondo sotterraneo, che viene evidenziata nelle varie mitologie, dimostra che quest'ultimo era politicamente indipendente dal mondo di superficie; non solo, ma che fra i due mondi non c'erano neppure forti interessi in comune. E dimostra anche che il più autorevole in tutti i sensi, ossia da un punto di vista tecnologico, sia militare che civile, era indubbiamente il mondo sotterraneo.
Erano due nazioni, anzi due veri e propri mondi nettamente separati, anche da un punto di vista razziale, ognuno con una sua ben precisa sfera di influenza e di interessi, che non ammetteva reciproche interferenze. Erano separati a tal punto che la gran massa della popolazione dell'impero di superficie ignorava l’ubicazione esatta degli ingressi che portavano al sottosuolo; proprio dalle mitologie si desume chiaramente che questo era un segreto a conoscenza soltanto degli dèi e di pochi altri, e che nessun mortale poteva accedere al regno sotterraneo se non munito di speciali lasciapassare.
Il nostro ragionamento, quindi, ci ha portati a concludere che
ai tempi di Atlantide esisteva una popolazione che non aveva nulla a che vedere con
l’Atlantide stessa, di cui era anzi molto più antica e tecnologicamente più avanzata, e che viveva in modo
completamente autonomo nel sottosuolo dell'Antartide. E' una conclusione stupefacente, incredibile, d’accordo, ma
non arbitraria e alla quale è impossibile sfuggire se si
accettano i presupposti di partenza. Se Atlantide è veramente esistita, allora
certamente esisteva anche questo mondo sotterraneo.
La prima è stata annientata
dal diluvio; ma il secondo …?
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- Il mondo sotterraneo: fonte di ogni tecnologia avanzata
- L'ipotesi terrestre: una teoria verificabile
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