Presupposto esplicito, vero e proprio postulato di tutte le ricostruzioni storiche ed esegetiche
bibliche, è che Abramo fosse un pastore nomade, simile agli attuali beduini del deserto arabico e della penisola sinaitica: un miserabile girovago, possessore di qualche tenda fatta con pelli di capra, di un gregge di capre e di qualche asinello, costretto a vivere ai margini delle regioni coltivate, stentando l'esistenza sui magri pascoli lasciatigli liberi dalla benevolenza delle popolazioni stanziali, perennemente in balia delle avversità climatiche e della prepotenza di stanziali e di predoni.
L'idea di un Abramo beduino è ormai talmente radicata, che i più sono riluttanti a metterla in discussione anche di fronte alle argomentazioni più stringenti.
Ma se si vuole realmente capire chi fosse Abramo è opportuno iniziare proprio col sottoporre tale idea ad un esame critico approfondito, senza opinioni precostituite.
Abramo, si è detto, è nato circa duecentosessant'anni prima della morte di Ramsess II, e cioè a cavallo fra i regni di Tutmosis II e Tutmosis III. A quel tempo i beduini erano numerosi e vengono citati spesso nelle cronache egizie col nome di "sashu". Essi erano per definizione "gli uomini che vivono sulla sabbia", il che esclude automaticamente che avessero una qualche relazione con Abramo, Isacco e Giacobbe, i quali vissero sempre nella Palestina, in territori tutt'altro che desertici, abitando in città o nelle immediate vicinanze.
I sashu erano popolazioni marginali, profondamente disprezzate dagli Egizi e dalle popolazioni stanziali. Non risulta invece che Abramo fosse disprezzato da chicchessia. In ogni occasione, infatti, veniva fatto oggetto di grande rispetto e trattato con deferenza. Abimelech, signore di Gerar, lo trattava da pari a pari. Melchisedek, re di Salem, gli portò pane e vino e lo benedisse (Gen,14.18); gli Amorrei Mamré, Escol ed Aner si posero ai suoi ordini nella caccia ai predoni siriani. Gli Ittiti di Ebron si rivolsero a lui con le parole: "tu sei un gran principe fra noi..." [1](Gen.23,6); e così via.
I beduini, per le caratteristiche dell'ambiente in cui vivono ed il tipo di vita che conducono, sono necessariamente poco praticanti dei bagni e dell'igiene personale. E' poco credibile che la moglie di un beduino fosse oggetto di tanta concupiscenza da parte di un principe come Abimelek, e ancora meno che egli abbia avuto tanti rimorsi da risarcire il marito con una cifra per quei tempi strepitosa; la donna di un semplice beduino all'epoca doveva valere meno di zero.
Un'altra considerazione significativa riguarda la consistenza delle tribù beduine: l'ambiente desertico impone dimensioni normalmente limitate. Abramo, invece, era capo di un vero e proprio popolo, forte di migliaia di persone. Quando inseguì i quattro re siriani che avevano saccheggiato Sodoma e rapito Lot, mise in campo trecentodiciotto uomini armati (Gen.14,14) coi quali si lanciò all'inseguimento dei predoni, spingendosi fin oltre Damasco. E' certo che quegli uomini non costituivano la totalità degli adulti alle dipendenze del patriarca; non è possibile, infatti, che egli abbia sguarnito le greggi al pascolo e gli accampamenti di ogni uomo in grado di difenderli, lasciandoli in balia di qualunque malintenzionato. Doveva possederne almeno altrettanti. La tribù di Abramo, quindi, contava all'epoca almeno seicento maschi adulti, il che significa che con donne, vecchi e bambini superava ampiamente le duemila unità. Per quei tempi un vero e proprio popolo, il cui capo aveva potenza e dignità paragonabili a quelle di un sovrano. Non è pensabile che egli fosse un semplice beduino.
Ma quel era allora la sua origine? Di chi era figlio? Indicazioni esplicite sulla condizione del padre non ce ne sono; ma il nome originale di Abramo significa "figlio di re" (in Gen. 17, 5 viene poi cambiato con un nome simile che significa “grande padre”) e quello di sua moglie Sara "principessa". E gli Ittiti di Ebron, quando Abramo acquista la tomba di famiglia a MacPelà (Gen. 23,6) si rivolgono a lui con l’appellativo di "gran principe". Ci sono circostanze ed episodi, inoltre, dai quali si può ricavare in modo inequivocabile il tipo di educazione che Abramo aveva ricevuto e le attività in cui era veramente versato ed esperto. In Genesi 26,16, ad esempio, Abimelek dice al patriarca: "Vattene da noi, perché sei troppo potente". Se si tiene conto che Abimelek era signore di una provincia importante come quella di Gerar e fornito quindi un proprio esercito, l'episodio dimostra che il nostro presunto pastore nomade possedeva forza ed esperienza tali da incutere rispetto anche ai personaggi più potenti dell'epoca.
Ciò è confermato dall'episodio in cui Abramo sconfisse quattro re siriani che si erano coalizzati e avevano devastato la valle del Giordano. Erano potenti al punto da sfidare con successo lo stesso impero egizio (non va dimenticato che siamo ai tempi della dinastia XVIII, al culmine della potenza dell'Egitto, che estendeva il suo dominio nella Palestina ed in Siria fino all'Eufrate), annientare gli eserciti coalizzati di città importanti come la Pentapoli e saccheggiare le città stesse. Ciononostante Abramo si lanciò all'inseguimento senza esitazione, a capo di un piccolo esercito costituito con uomini propri, e riuscì a sbaragliare con apparente facilità il forte esercito avversario.
Questo porta a concludere con buon fondamento che Abramo aveva avuto precedenti esperienze di guerra ed era esperto nell'arte militare. Se si considera inoltre che governava con mano capace un popolo numeroso e amministrava, a quanto pare con notevole successo, un patrimonio per quei tempi gigantesco, dobbiamo presupporre che egli possedesse capacità e conoscenze che non si improvvisano da un giorno all'altro, né possiamo immaginare si possano acquisire in seno ad una piccola comunità di beduini nomadi.
Tutte le indicazioni della Genesi, in conclusione, concorrono a far rifiutare decisamente l'idea che Abramo fosse un piccolo sashu, peregrinante in mezzo a tanti altri simili miserabili pastori del suo tempo. Se dobbiamo giudicare quale fosse la sua origine sulla base dei dati forniti da Genesi, e di quelli soltanto, l'unica risposta che scaturisca in maniera motivata e con serio fondamento è che dovesse essere figlio di un qualche principe urarteo e come tale fosse stato educato.
[1] La Volgata, e con essa la Bibbia di Gerusalemme, riporta: “Tu sei presso di noi un principe di Dio: seppellisci il tuo morto nelle più belle nostre sepolture ”. Il Martini chiosa: “Tu sei un uomo che Dio ha reso grande e potente e quindi non ti tratteremo come uno straniero, ma come un principe...”. Anche a posteriori appare una spiegazione alquanto stiracchiata; tanto più che il testo ebraico riporta semplicemente: “Tu sei un grande principe fra di noi...” e sembra evidente che si riferisca alla condizione "anagrafica" di Abramo, non alla sua statura morale.