Quando, nel 1923, l'archeologo inglese sir Charles Leonard Woolley iniziò i lavori di scavo sul Tell al Maqayyar, nella Mesopotamia meridionale, non aveva dubbi che la città che andava disseppellendo fosse quella Ur dei Caldei dove, secondo la Genesi, era nato Abramo. Era stata la capitale di uno dei più antichi e civili regni della Terra, quello dei Sumeri, tramontato alla fine del millennio III a.C., e dimostrava un livello di civiltà e una raffinatezza di costumi mai riscontrati in altri scavi dell'area mediorientale.
Woolley, al culmine dell'entusiasmo, fece pubblicare su giornali e riviste di tutto il mondo fotografie e disegni di abitazioni di Ur, con la didascalia: “Case del tempo di Abramo”, lasciando chiaramente intendere che il patriarca biblico era nato in una di queste. Ma la sua opinione non ebbe molto seguito; l'immagine del pastore, errante di pascolo in pascolo con le sue tende e le sue greggi, era ed è troppo familiare e radicata nelle menti di tutti, per lasciare il posto a quella di un raffinato cittadino, nato e vissuto nella splendida Ur dei Sumeri.
A quale località si riferisce la Genesi quando parla di Ur dei Caldei? Il fatto che il nome Ur sia sempre accompagnato dalla precisazione che si tratta di “quella dei Caldei” lascia sospettare che ne esistessero altre. Poiché, però, gli unici Caldei di cui si abbia notizia storica sono i Babilonesi, sembrerebbe non possa esserci alternativa alla conclusione che Ur dei Caldei si identifichi con Ur dei Sumeri.
Ci sono vari elementi, tuttavia, che contrastano con questa identificazione. Innanzi tutto un particolare, non insignificante, che disturba: i tempi. Il nome “caldeo” storicamente compare sulla scena mediorientale per la prima volta nel secolo VIII a.C., quando sul trono di Babilonia sedettero due re di stirpe caldea: Eribamarduk e suo figlio Mardukapaliddim[1]. E’ solo nel secolo VII tuttavia, che Babilonia viene indicata, in particolare dalla stessa Bibbia, con il nome di Caldea e i Babilonesi con quello di Caldei. Infatti nel 626 con Nabopolassar si instaurò una dinastia caldea, che durò fino al 539 a.C., quando il persiano Ciro conquistò Babilonia. Ur dei Sumeri, invece, fu distrutta verso la fine del millennio III a.C. e il suo nome venne dimenticato; sopravvisse soltanto nei documenti scoperti e decifrati dagli archeologi in epoca moderna. Non si vede, quindi, come nei tempi antichi qualcuno potesse collegare i Caldei con Ur dei Sumeri.
In secondo luogo, le indicazioni di carattere geografico che la Bibbia fornisce circa la terra di origine di Abramo sembrano riferirsi ad una località ben diversa. Giosuè, ad esempio, dice che era situata “ al di là del fiume ” (Gs. 24,2) e cioè dell'Eufrate, mentre Ur dei Sumeri si trova e si è sempre trovata “al di qua” rispetto alla Palestina. Dal testo biblico, inoltre, risulta evidente che Ur dei Caldei era una regione, non una città; infatti in Genesi 11,28 è scritto che la “terra ” nativa di Abramo e dei suoi fratelli era situata “in” Ur dei Caldei. E quando Abramo mandò il suo amministratore a cercare moglie per l'erede Isacco, gli disse: “Vai al mio paese [...] nell'Aram Naharaym, alla città di Nahor, mia città natale” (Gn. 24,4-10). Queste indicazioni, lungi dall'essere in contrasto fra loro, si integrano a vicenda, consentendo di chiarire la toponomastica del luogo di origine del patriarca: sembra evidente che Ur dei Caldei era la regione nella quale si trovava la “terra nativa” di Abramo, cioè l'Aram Naharaym, entro i cui confini sorgeva la città di Nahor, dove effettivamente nacquero Abramo e i suoi fratelli.
Nabor Nahor compare spesso in documenti cuneiformi della Mesopotamia, per cui la sua esistenza è certa, anche se non è stata ancora individuata dagli archeologi. Il nome della regione in cui si trovava, Aram Naharaym, fornisce una indicazione abbastanza attendibile per individuare la sua posizione. Naharaym significa “terra dei fiumi”, il che indica che si trattava di un territorio compreso fra fiumi. Il nome Aram indica che geograficamente era tutt'uno con il Paddam Aram, nome che la Genesi applica senza possibilità di equivoci alla regione intorno a Harran (Gn. 28,2), città ben individuata della Mesopotamia settentrionale. Era quindi confinante con quest'ultimo e posto presumibilmente a nord-est: in Genesi 11,31, infatti, si dice che quando Tare e suo figlio Abramo partirono da Ur dei Caldei si mossero “in direzione della terra di Canaan, ma arrivarono fino a Harran e vi si stabilirono”. Anche le evidenze archeologiche, nonché i costumi e le leggi dei patriarchi, confermano una loro provenienza dall'area della Mesopotamia settentrionale[2].
Questi elementi portano ad individuare l'Aram Naharaym in quel territorio compreso fra il corso superiore del Tigri, il lago Van e l'affluente dell'Eufrate Murad-Su, regione che fin dai tempi più antichi era nota con il nome di Urartu. Nahor ne era evidentemente il centro principale.
Il suo nome significa “città del fiume” e perciò dobbiamo presumere che sorgesse sulle rive del fiume principale della regione, vale a dire il Tigri. Doveva trovarsi, quindi, all'incirca nei pressi dell'odierna Diyarbekir. Da Nahor la famiglia di Abramo si spostò a Harran, nella regione che la Genesi indica col nome di “Paddam Aram ”, cioè la pianura di Aram (è soltanto a partire dall'epoca dei Giudici che il nome Aram viene dato alla Siria e in particolare alla regione di Damasco).
Tutto, quindi, sembrerebbe indicare l'Urartu come Paese di origine di Abramo. Tutto, meno quel particolare dei Caldei. Vediamo allora chi erano. E’ evidente che non può trattarsi dei Caldei babilonesi. Questi ultimi non costituivano un vero e proprio popolo: con tale nome veniva designata la classe dominante, aristocratica, di quelle popolazioni aramee che nel secolo XII a.C. avevano invaso la Mesopotamia meridionale, provenendo dalla Siria settentrionale, e si erano stabilite, fra l'altro, anche nella regione in cui anticamente sorgeva Ur dei Sumeri (troviamo quindi affiancati i nomi caldeo, arameo e Ur, il che dovrebbe essere all'origine della convinzione che questa fosse proprio la città cui si riferisce la Genesi; ma, ai tempi in cui fu scritta, nessuno in Palestina poteva stabilire un analogo accostamento). L'aristocrazia aramea alla fine si impadronì del potere nell'intera regione babilonese, che da essa prese il nome di Caldea. Con la morte dell'ultimo sovrano babilonese, tuttavia, i Caldei scomparvero dalla scena mediorientale, benché la popolazione babilonese non avesse subito né stermini, né deportazioni in massa ad opera dei vincitori persiani.
Poco più di un secolo dopo, nel 400 a.C., i Caldei vengono incontrati da Senofonte durante l'epico viaggio descritto nell'Anabasi; ma si tratta di una popolazione che non ha nulla a che vedere con i Babilonesi. Senofonte ne parla (Anabasi IV,3,4; V,5,17; VII,8,25) come di una tribù fiera e bellicosa che abitava, guarda caso, proprio nella regione compresa fra il lago Van, il Tigri e il suo affluente Centrites, nell'Urartu meridionale. I Caldei, infatti, si opposero strenuamente ai Greci, al guado del Centrites, e li attaccarono anche in seguito, dando loro parecchio filo da torcere [3]. Cinque secoli dopo i caldei erano ancora là; Strabone li nomina come una delle popolazioni soggette ai romani, abitanti in quella regione che lui chiama la “Piccola Armenia”, a nord della Mesopotamia.
Una conclusione che appare logica e ragionevole è che i Caldei di cui parla Senofonte esistessero già ai tempi di Abramo e fin da allora fossero insediati in quella stessa regione dell'Urartu in cui i Greci li avrebbero incontrati parecchi secoli dopo; ad essi appunto si riferirebbe il redattore quando parla dei Caldei di Ur. Chi fossero questi Caldei armeni e quale relazione avessero coi Caldei babilonesi è un problema che affronteremo più avanti. Importante per ora è aver stabilito con elementi di fatto che quando la Genesi parla di Ur dei Caldei si riferisce non all'omonima città sul Golfo Persico, ma ad una regione dell'Urartu meridionale [4]. Qui era nato Abramo e di qui era partito per recarsi ad Harran.
[1] W. Von soden, Il Medio Oriente nell'Evo Antico, in “I Propilei”, Mondadori. Milano 1973 vol. II, pp. 91, 108. 114, 146; ID., II regno dei Caldei (626-539), in “I Propilei”, cit., vol. II, pp. 136-143.
[2] E.
Anati, L'arte rupestre del Negev e del
Sinai, Jaca Book, Milano 1979.
Lo
stile IV, nelle sue varianti e fasi, è lo stile dell'arte rupestre più diffuso
del Medio Oriente e lo si ritrova su una vastissima area. E’ noto nel sud-est
dell'Anatolia, nell'area montagnosa di Oromar, nella provincia di Akkari (a sud
del lago Van). Lo si ritrova attraverso i deserti della Siria e della Giordania, nel Negev, nel Sinai... " (p. 49). “Lo stile IV-A illustra un modo
di vita molto simile a quello dei patriarchi ebrei. Illustra anche una serie
complessa di tradizioni che hanno buoni paralleli in Mesopotamia" (p. 55).
[3] Senofonte, Anabasi,
a cura di V. Manfredi, Rusconi,
Milano 1980.
Senofonte
racconta (IV,3) che i Greci, dopo
aver attraversato il paese dei Carduchi a prezzo di dure sofferenze e
combattimenti continui, arrivarono al "Centrites, un fiume largo due pletri che separa l'Armenia dal
paese dei Carduchi (...) Alle prime luci dell'alba videro dall'altra parte del
fiume dei cavalieri in assetto di guerra, che sembravano avere tutte le
intenzioni di non farli passare dall'altra parte [...] erano Armeni, Mardi e
Caldei (...) si dice che i Caldei siano
dei valorosi; infatti sono ancora indipendenti; sono armati di grandi scudi di
legno e di lance ". E’ del tutto evidente che questa popolazione
incontrata da Senofonte abitava a nord del Centrites, nella regione compresa fra il Murad-Su, il Tigri e il lago Van, e cioè la stessa regione in cui,
secondo le indicazioni di Genesi, sarebbe nato Abramo.
[4] W. Von Soden, Il regno di Urartu e la sua cultura, in “I Propilei”, cit., vol. II, pp. 92-97. "Il territorio dei Nahiri doveva essere situato a sud del Murad-Su, ramo sorgivo dell'Eufrate. Salmanasar I intorno al 1250 chiama Uruatru la regione del lago Van; dal 900 in poi da quel termine venne il nome di Urartu (.. .) La lingua neochurrica di Urartu è chiamata da alcuni studiosi urartea, da altri caldea". E di notevole interesse il fatto che lo stesso territorio dove Senofonte incontrò la popolazione dei Caldei (v. nota 4) nel secolo XIII veniva indicato come la terra dei Nahiri, vale a dire degli abitanti di Nahor, la città natale di Abramo. Quella stessa regione veniva allora chiamata anche col nome Uruatru e studiosi moderni indicano come "caldea" la lingua che vi si parlava. Ci sono tutti gli elementi per identificare questa regione con la Ur dei Caldei di cui parla la Genesi.