Ultimo anno nel deserto
 

Quanti anni rimase Israele nella valle di Uvda? Vi si era rifugiato all'indomani della disfatta subita ad opera dei Cananei, nel quinto anno del regno di Merenptah. Per uscirne attese un momento politicamente favorevole. Per antica tradizione, rivolte e disordini scoppiavano nell'impero egizio alla morte di un faraone che non avesse già designato e insediato un successore. Allora la vita pubblica rimaneva paralizzata per mesi a causa dei funerali, che di norma duravano non meno di tre mesi, durante i quali tutti gli alti funzionari dell’impero venivano richiamati a Tebe. Era questo il momento favorevole per creare situazioni di fatto nuove, specie alla periferia dell’impero, dove si verificavano sovente invasioni da parte di popolazioni limitrofe. Queste situazioni spesso venivano poi avallate dal successore, quando era in grado di occuparsi degli affari dell'impero.

Mosè dovette attendere un momento di forte debolezza del potere centrale in Egitto, per dare il via alle operazioni di conquista della Palestina. Non è pensabile, infatti, che pensasse di poter conquistare un territorio che faceva parte integrante dell’impero egizio, combattendo contro l’esercito egizio stesso.

Quando ritenne che quel momento fosse giunto, radunò il popolo di Israele, sparso nel territorio madianita, e si diresse verso nord.

Le prime tappe furono Avrona, Ezion Gever ed Eilat, dove imboccò la grande pista Dar bel-Aza, che porta fino a Cades-Barnea, dove arrivò nel primo mese (Nm. 20,1) dell'ultimo anno di permanenza nel Sinai: a fine giugno o ai primi di luglio. I successivi tre mesi li trascor­se nella messa a punto di un piano di invasione. Dovette impiegarli principalmente per raccogliere informazioni sulla situazione politica in Egitto e militare in Palestina. Molto probabilmente, come vedremo in seguito, prese contatti diretti con esponenti egizi  e delle popolazioni palestinesi.

A seguito di queste informazioni  l'obiettivo iniziale di invadere la Palestina da sud fu abbandonato. Decise di prenderla alle spalle, penetrando da un settore secondario, più sguarnito e spopolato e meno orga­nizzato: dalla valle del Giordano, appunto, dove esisteva­no condizioni più favorevoli. Determinante dovette essere il fatto che in quel setto­re non esistevano condizioni idonee per l'impiego dei carri da guerra, arma che gli Ebrei non erano in grado di affrontare e che temevano. Tutte le loro conquiste iniziali, infatti, furono effettuate nelle zone montagnose, mentre le città di pianura, che disponevano di carri da guerra, venne­ro lasciate in pace. Inoltre c'era l'esigenza di "collaudare" lo strumento di guerra creato in tanti anni di lavoro nel deserto, impegnandolo in scontri di difficoltà crescente, in modo che prendesse fiducia nelle proprie forze e possi­bilità.

Mosè lasciò Cades-Barnea per piantare il campo a Beer Horeshe alla fine del quarto mese, in ottobre. Il primo giorno del quinto mese (Nm. 33,38), salì sul vicino monte Hor, dove nel corso di una suggestiva cerimonia Eleazaro venne nominato sommo sacerdote al posto del padre Aronne, che "morì" subito dopo, sul posto stesso.

Trascorsi i trenta giorni di lutto proclamati per la morte di Aronne, gli Ebrei dettero finalmente inizio alle operazioni; era il sesto mese dell'ultimo anno, in novem­bre/dicembre. Il monte Hor si trovava al confine del territorio di Edom (Nm. 20,23). Di qui la via più diretta per raggiunge­re la valle del Giordano era quella di Atarim (Nm. 20,1), che congiunge Nizana ad Hazeva, attraverso Ein Mor (Or­ma). Per immettersi nella via dovevano tagliare fino a Beer Resisim, lungo la pista che passa per Beer Hafir, in pieno territorio edomita.

Mosè chiese a Edom il permesso di transito. Gli fu negato (Nm. 20,18-21). Pensò bene di lasciar perdere: una guerra contro Edom non rientrava nei suoi piani. Decise di aggirare il territorio edomita (Nm. 21,4), scendendo fino a Beerot Loz e risalendo poi la pista di Abarim fino ad Ein Mor (Orma). Qui ad attenderlo c'era «il cananeo il re di Arad, che dimorava nel Negev» (Nm. 21,1), con un forte esercito. Mosè dovet­te aprirsi la via con la forza. I Cananei furono annientati: non avevano più di fronte lo stesso esercito che era stato disperso “quaranta” anni prima in quel medesimo luogo.

Arrivato ad Hazeva, nella valle Aravà, Mosè diresse verso nord-est, lasciando in pace i Moabiti di Ar, discen­denti di Lot, che gli avevano concesso il transito (Dt. 2, 18-19). Sihon, re di Esbon, invece, non concesse il transito sul proprio territorio; il suo popolo venne sterminato fino all'ultimo infante (Dt. 2,26-35). Stessa sorte subirono i Moabiti che abitavano il Paese ad oriente del Giordano. Nel giro di quattro mesi Mosè si impadronì di tutto il ter­ritorio a oriente del Mar Morto e del Giordano.

Il collaudo dello strumento di guerra messo a punto nei lunghi anni di permanenza nel deserto aveva dato esito favorevole: l'esercito ebreo si era rivelato invincibile sul campo. Finalmente poteva iniziare la tanto sospirata con­quista.

Mosè da lungo tempo aveva deciso che non sarebbe stato lui a guidarla. Radunò il popolo nella valle di Moab, il primo giorno dell'undicesimo mese, nel primo novilunio di primavera . “Nel quarantesimo anno, il primo giorno dell’undicesimo mese, Mosè riferì agli israeliti le istruzioni che Jaweh gli aveva dato per loro(Dt. 1,3).  Non conoscendo l’anno, non è possibile trasformare questa indicazione, molto precisa, in una data esatta; tutto quel che si può dire è che si trattava del giorno della luna nuova di aprile. In quel momento Israele si trovava accampato nella valle di Moab, ad est del Giordano, di fronte a Gerico, che sorgeva sull’altra sponda del fiume.

Tenne il discorso del testamento; poi investì Giosuè del potere supremo; infine salì sul mon­te Pisga ad ammirare la terra che aveva promes­so al suo popolo; e... "morì". Era la fine di marzo o gli inizi di aprile.

Seguirono trenta giorni di lutto, come per Aronne (Dt. 34,8), trascorsi i quali Giosuè dette inizio ai preparativi per l’invasione della Palestina . Era l’inizio del dodicesimo mese dell’ultimo anno, coincidente con la luna nuova di fine aprile, o primi maggio.


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