Elia è uno di quei personaggi biblici che la critica esegetica considera leggendari, quasi mitologici, alla stregua dei patriarchi antidiluviani. Si tratta, tuttavia, di un personaggio non meno storico di quelli che compaiono nelle cronache dei regni di Israele e di Giuda. Visse nell’ottavo secolo, nel regno di Israele, e la Bibbia lo presenta come il più grande dei suoi profeti (1 Re, 17, 18, 19, 20, 21, 22). Di lui si raccontano vita e miracoli, ma non la morte, ed è proprio questo a renderlo leggendario.
La vicenda più nota al pubblico fra quelle della sua vita è una sua visita compiuta al monte Horeb. Un resoconto molto poetico e alquanto vago per quel che riguarda tempi ed itinerario. Segno certo che non si avevano notizie precise in merito. Ci sono due capisaldi, però, che dobbiamo considerare storici, perché è proprio intorno ad essi che è stata intessuta tutta la leggenda. Il primo è che egli si è recato veramente sul monte Horeb. Il secondo è che una volta giunto sul monte l’unica cosa che fece fu di entrare in una caverna. Una vera e propria caverna, profonda, con un suo ingresso, non una semplice grotticella come quella mostrata ad Egeria sul 788 dai suoi accompagnatori.
Questa caverna da allora in poi diventa l’elemento caratterizzante del monte Horeb, tanto che in tutte le rappresentazioni medioevali e rinascimentali esso viene sempre rappresentato affiancato al monte Sinai, ma caratterizzato dalla presenza di una caverna..
Elia, dunque, si recò sul monte Horeb a quanto pare per entrare in quella caverna, e stando a quanto riferisce il racconto per chiedere consiglio a Jahweh sul come comportarsi con i suoi nemici; ma evidentemente per qualche altro motivo che non ha voluto rivelare. E Dio gli consiglia di ritornare sui suoi passi e di nominare il profeta Eliseo come suo successore.
I due insieme compiono grandi cose per Israele, fino a che non giunge l’ultima ora anche per Elia. Solo che a lui non viene riservata la solita morte che tocca ai comuni mortali, avendo “Dio deciso di rapirlo in cielo in un turbine” (2 Re 2,1). Accompagnato da Eliseo oltrepassa il Giordano e si inoltra nel deserto. Dopo qualche tempo Eliseo ritorna da solo e racconta che il suo padrone e signore è salito al cielo su un carro, trainato da due cavalli di fuoco. Come prova porta il mantello di Elia, caduto dal carro. La Bibbia non dice dove sia avvenuto il fatto, ma le tradizioni posteriori sono unanimi nell’indicare il monte Horeb come il luogo del “rapimento”.
Leggenda certamente, messa in circolazione dallo stesso Eliseo, probabilmente per non essere costretto a rivelare dove il profeta era stato sepolto. Non ci può essere dubbio, infatti, che Elia sia morto proprio in quell’occasione, e sia stato seppellito da qualche parte dal suo fido servitore. Un qualche luogo speciale da lui scelto accuratamente nel corso del suo unico viaggio al di là del Giordano, quello al monte Horeb. Perché non nella caverna che tanto lo aveva impressionato nel corso della sua prima visita al monte? Quale luogo migliore, per un uomo di Dio, che essere sepolto sul monte di Dio?
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