Era una limpida giornata all' inizio di aprile del 1183 a.C., quando
”Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Galad fino a Dan, tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al mar Mediterraneo e il Negev, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Zoar. Il Signore gli disse: ’Questo è il paese per il quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: io lo darò alla tua discendenza. Te l’ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!’ Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l’ordine del Signore. Fu sepolto nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba”. (Dt. 34,1-6)
Sei versetti in tutto, per di più estremamente vaghi, per raccontare uno degli avvenimenti più importanti di tutto il Pentateuco, gli ultimi atti, la morte e la sepoltura del più grande dei profeti:
“non è più sorto in Israele un profeta come Mosè - lui con il quale il Signore parlava faccia a faccia - per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nel paese d’Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutto il suo paese, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato agli occhi di tutto Israele.”
La scarsità di notizie fornita da Deuteronomio a proposito di questo episodio è sorprendente e suscita molti interrogativi. A quei tempi ed in quell’area del mondo, la morte e la sepoltura erano gli avvenimenti più importanti nella vita di un individuo; a maggior ragione di un personaggio imponente come Mosè. Perché mai il redattore del libro è così reticente su questo argomento? Possibile che quello che egli conosceva sulla morte e sepoltura di Mosè fosse tutto qui?
Il cronista di Deuteronomio mostra di essere informatissimo sugli avvenimenti immediatamente precedenti la morte del profeta. Non perde una battuta del lunghissimo discorso di Mosè nella valle di Moab. Descrive la cerimonia del passaggio di consegne fra Mosè e Giosuè in modo preciso e dettagliato.
Soltanto quando arriva al clou di tutta la faccenda, al momento dei funerali e della sepoltura lui … non ne sa nulla. La cosa è inverosimile, tanto incredibile da apparire sbalorditiva.
Una spiegazione ragionevole per questo strano silenzio è che coloro che avevano assistito alla morte di Mosè e provveduto alla sua sepoltura volessero evitare di fornire informazioni, che potessero in qualche modo compromettere il segreto della ubicazione della sua tomba. Tutto quanto aveva a che fare con la morte di Mosè, quindi, doveva restare segreto. E’ possibile.
Ci sarebbe spazio anche per altre ipotesi, ma in ogni caso si tratta di mere speculazioni. Come possiamo noi entrare nella mente di persone vissute più di tremila anni fa, di cui non sappiamo nulla, neppure chi fossero?
Quel che è certo, comunque, è che la Bibbia mantiene il più rigoroso silenzio su questo punto. Nel racconto di Deuteronomio, gli unici personaggi presenti sulla scena della morte e sepoltura di Mosè sono soltanto lui e Dio: “Mosè salì sul monte Nebo… il Signore gli mostrò tutto il paese … Mosè morì in quel luogo … e fu sepolto nella valle”. Non c’è il minimo accenno ad eventuali accompagnatori o a chi abbia provveduto alla sepoltura.
Questo, come si può ben immaginare, ha scatenato la fantasia degli esegeti religiosi, ed ha contribuito non poco a fornire del profeta quell’immagine, a metà strada fra l’umano ed il divino, che giustifica ogni spiegazione di tipo sovrannaturale dei fatti che lo riguardano. Anche la sua morte e sepoltura sono visti dai commentatori religiosi come eventi sovrannaturali. Il testo Masoretico dice che fu Dio stesso a seppellire Mosè.
Le spiegazioni fornite per questo fatto sono molteplici e tutte ugualmente insoddisfacenti da un punto di vista razionale. S. Giovanni Crisostomo, e con lui una vasta schiera di commentatori cristiani, ritennero che Dio abbia voluto in questo modo impedire che gli Ebrei, inclini all’idolatria, rendessero un culto superstizioso alle spoglie mortali di Mosè.
Altri invece, pensano che Mosè non sia morto in realtà, ma che sia stato rapito in cielo come a suo tempo Enoch ed Elia. Era questa una leggenda ben radicata fra gli antichi ebrei. Lo storico Giuseppe Flavio, per esempio, in “Antichità Giudaiche” (libro IV, cap XIV) a proposito degli ultimi momenti del profeta dice che “all’improvviso una nuvola lo cinse, portandolo in una valle vicina, lungi dall’altrui sguardo; nei libri sacri, però, lasciò scritto di se stesso che morì, per paura che, a causa dei suoi meriti straordinari, ardissero affermare che era stato mutato in un Dio”.
Ragionando in termini sovrannaturali, tutto diviene lecito. Ma il fatto è che Mosè era un uomo in carne ed ossa, come tutti gli altri, e niente più della sua morte prova che lo fosse. E certamente sul Nebo non era solo; qualcuno lo assistette nei suoi ultimi momenti e qualcuno provvide alla sua sepoltura.
Chi? La prima persona che ci viene in mente è Giosuè, suo fedele compagno fin dall’infanzia, che era stato nominato capo supremo del popolo ebraico soltanto poche ore prima. Anche Eleazaro, figlio del suo amico fraterno Aronne, è probabile fosse presente. Ma chi non poteva assolutamente mancare sono i suoi due figli, Ghersom ed Eliezer.
Una costante nei resoconti relativi alla morte dei patriarchi biblici è che essi vennero invariabilmente assistiti in punto di morte e sepolti dai propri figli. Abramo fu sepolto dai “suoi figli Isacco ed Ismaele, nella caverna di Mac Pela, nel campo di Efron, figlio di Zocar l’ittita, di fronte a Mamre” (Gn. 25,9). Isacco a sua volta fu sepolto dai suoi figli Esaù e Giacobbe (Gn. 35,29).
I funerali di Giacobbe furono particolarmente solenni e ad essi è dedicata l’intera seconda metà dell’ultimo capitolo di Genesi. Il suo cadavere fu imbalsamato in Egitto e poi trasportato a Ebron e sepolto nella caverna di Mac Pela da tutti i suoi figli riuniti. Anche Aronne, morto pochi mesi prima di Mosè ed in circostanze del tutto analoghe, sulla cima di un monte, fu assistito nei suoi ultimi istanti e sepolto dal proprio figlio Eleazaro (Nm.20.29)
E Mosè? Logica e tradizione vogliono che fossero i suoi figli ad assisterlo nei suoi ultimi momenti, a celebrarne i funerali e a seppellirlo. Ma la Bibbia non lo dice e la cosa appare piuttosto strana. Tanto strana che vien fatto di chiedersi se ci sia una ragione specifica per questa omissione. La reticenza del racconto di Deuteronomio vuole ammantare nel mistero le circostanze della morte e sepoltura di Mosè, oppure nascondere il fatto che egli avesse i propri figli presso di sé?
Non è una domanda gratuita. Tutti sappiamo l’importanza enorme che aveva la famiglia e la discendenza per gli uomini di quell’epoca, in particolar modo nella società ebraica. E’ un concetto che viene ribadito in continuazione nella Bibbia. Mosè non poteva sfuggire a questa regola. Eppure negli ultimi tre libri del Pentateuco la famiglia di Mosè non viene mai menzionata. Completamente cancellata, come se non fosse mai esistita.
E’ un fatto enorme, che sembra però essere completamente sfuggito agli esegeti e studiosi della Bibbia, i quali, stranamente, non gli annettono alcuna importanza.
vedi successivo:
Lo sterminio dei Madianiti
Torna a:
pagina iniziale