Il criterio più attendibile per valutare i tempi del Pentateuco, perché oggettivo, verificabile e non manipolabile, è quello basato sulle genealogie dei personaggi che in esso compaiono. Le liste genealogiche possono essere sfruttate per ricostruire i tempi del Pentateuco, con un criterio analogo a quello dendrocronologico, utilizzando le generazioni successive allo stesso modo degli anelli di accrescimento dei tronchi (v. tabella successiva).
Legando fra loro liste genealogiche diverse in cui compaiono gli stessi personaggi, si possono ottenere sequenze complete e attendibili da Abramo fino ai re di Israele, la cui esistenza è accettata senza riserve e datata con sufficiente attendibilità.
Ovviamente la precisione che si può ottenere con questo criterio non è assoluta. Ma se le sequenze genealogiche non sono eccessivamente lunghe, gli errori possibili sono alquanto contenuti e non superano in ogni caso i pochi decenni. Il criterio, quindi, è ampiamente sufficiente a inquadrare con ragionevole certezza il periodo storico in cui i fatti biblici si sono svolti (vedi a questo proposito il libro dell’autore “La Bibbia senza segreti”, Profondo Rosso Ed.).
Sulla base della genealogia di Davide, ad esempio, si può calcolare con sufficiente approssimazione che tra l'Esodo e la nascita di Salomone siano trascorsi poco più di duecento anni. Poiché sembra abbastanza certo che Salomone sia nato intorno al 1000 a.C., possiamo concludere con ragionevole confidenza che l'Esodo avvenne verso la fine del secolo XIII a.C. A risultati analoghi si perviene sulla base delle genealogie di Saul e Samuele.
Stabilita l'epoca, è facile, sfruttando i numerosi e puntuali riferimenti offerti dalla Bibbia stessa, ricavare la data dell'Esodo con una precisione assai maggiore. L'Egitto del secolo XIII è dominato, in pratica, da due faraoni soltanto: Ramses II, che regnò per ben sessantasei anni, e suo figlio Merenptah, che regnò per altri nove o dieci anni. Gli ultimi sovrani della dinastia XIX furono meteore insignificanti, che regnarono su un Egitto in preda al caos. Questa circostanza rende abbastanza agevole e sicura l'identificazione dei sovrani cui fa riferimento la Bibbia in Esodo, che sono in sostanza due soltanto. Il primo fu quello che impiegò gli Ebrei come manodopera di bassa manovalanza nella costruzione delle città di Pitom e Pi-Ramses. Il medesimo faraone perseguitò Mosè, costringendolo a fuggire nel Sinai, presso il madianita Ietro. Sembrerebbe non possano esservi dubbi sul fatto che si tratti proprio di Ramses II; come vuole una consolidata tradizione, del resto.
In Esodo 2,23 si dice che dopo la morte del faraone che lo aveva perseguitato, e cioè di Ramses, Mosè rientrò in Egitto e iniziò immediatamente, insieme ad Aronne, a organizzare la fuga di Israele. Data la lentezza dei collegamenti e la complessità dell'impresa, il tutto deve aver richiesto non meno di due o tre anni. Gli Ebrei impiegarono quarantaquattro giorni (Nm. 33,3; Es. 19,1) per andare da Pi-Ramses al monte Sinai e si fermarono sul posto per poco meno di un anno (Nm. 10,11).
Poche settimane dopo la partenza dal Sinai, non appena Giosuè fu rientrato da un giro di perlustrazione in Palestina, gli Ebrei subirono una grave disfatta ad opera dei Cananei, nei pressi di Cades-Barnea (Nm. 14,45; Dt. 1,44). Per una straordinaria coincidenza, questa disfatta trova un preciso riscontro storico nella “stele d'Israele”, così chiamata perché in essa, per la prima volta nella storia, compare il nome di Israele. In questa stele Merenptah celebra le vittorie conseguite contro i Libici, che nel quarto anno del suo regno avevano invaso il delta del Nilo. Nella stessa stele elenca anche le vittorie conseguite contro popoli ribelli nella Palestina, che allora faceva ancora parte integrante dell'impero egizio. Merenptah quasi certamente non uscì mai dall'Egitto, per cui si tratta chiaramente di vittorie conseguite da suoi generali o da popoli a lui soggetti, come appunto i Cananei [1].
La vittoria contro Israele avvenne prima della fine del quinto anno di regno di Merenptah. Poiché era passato meno di un anno e mezzo dalla partenza degli Ebrei dall'Egitto, quest'ultima deve essere avvenuta necessariamente fra il secondo ed il quarto anno del regno di Merenptah.
Apriamo allora un libro di storia antica e andiamo a vedere quando regnarono Ramses e Merenptah. Qui, purtroppo, troviamo date contrastanti per la morte di Ramses. Gli Egizi, infatti, contavano gli anni separatamente per ogni faraone; così noi sappiamo che un certo evento ebbe luogo nel tale anno di regno di un certo faraone ma, non potendo disporre di una lista di successione certa e attendibile, normalmente non siamo in grado di stabilire una data assoluta, a meno di disporre di riferimenti a fatti astronomici databili con certezza.
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che il calendario egizio, come vedremo fra poco, non prevedeva l’inizio dell’anno al primo di gennaio, come nel calendario attuale, ma in una data intermedia variabile, che nel XIII secolo a.C. cadeva in maggio. La corrispondenza fra le date egizie e quelle storiche moderne, quindi, è in ogni caso approssimativa.
Per quanto riguarda il regno di Ramses II, gli studiosi sono divisi fra due date abbastanza precise: l'intronizzazione sarebbe avvenuta nel 1304 oppure nel 1279 a.C.. I calcoli sono stati effettuati in base alla sequenza dei mesi lunari riportata nel papiro Leyden, riferita al 52.mo anno di regno Ramses. Questa sequenza si ripete ogni 25 anni e nel XIII secolo a.C. si è verificata negli anni 1278, 1253, 1228 e 1203. Escludendo la prima e l’ultima, perché incompatibili con la cronologia egizia, la morte di Ramses II, avvenuta quindici anni dopo, viene datata con precisione o nel 1238 oppure nel 1213 a.C. [2] C'è una differenza di venticinque anni.
È importante notare che la data esatta della morte di Ramses è l'una o l'altra di queste due, non una qualsiasi intermedia. Di conseguenza, poiché Merenptah succedette subito al padre, l’esodo può essere avvenuto soltanto in uno dei seguenti periodi: o nel 1236-1234, oppure nel 1210-1208 a.C..
I calcoli eseguiti in base alle genealogie dell’esodo farebbero propendere per l’ultimo di questi periodi, ma la differenza non è rilevante al punto da escludere la prima.
[1] Letteratura e Poesia dell'Antico Egitto, a cura di E. Bresciani, Einaudi, Torino 1969, p. 277. Dalla stele di Israele: “Gran gioia è venuta in Egitto, giubilo esce dalla città di Tomeri; parlano della vittoria che Merenptah ha riportato fra i Libici.... I re sono abbattuti e dicono "Salam". Nessuno tiene alta la testa fra i Nove Archi; la Libia è devastata; Kheta è pacificata; Canaan è depredata con ogni male; Ascalon è deportata; Geser è conquistata; Ionoam è ridotta come ciò che non esiste; Israele è desolato, non c'è più il suo seme. La Palestina è divenuta vedova per l'Egitto: tutte quante le terre sono pacificate, chi era turbolento è stato legato dal re Merenptah, sia egli dotato di vita come Ra, ogni giorno”.
[2] F. Cimmino,
Ramesses II il Grande, Rusconi, Milano 1984, p. 320.
David Rohl, Pharaos and
Kings - A biblical quest, Crown Publisher, N.Y., 1995, p. 131
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