Dopo il passaggio del Mar Rosso, gli Ebrei dovettero fermarsi per tutta la mattinata alle fonti Ayun Musa, per rifocillare il bestiame e far scorta di acqua; poi si incamminarono verso nord, nel deserto di Etham, fino a immettersi nella pista che porta in Palestina.
Dalla Bibbia stessa si desume che la loro direzione di marcia iniziale fu verso nord. Mentre costeggiavano il mare, infatti, vedevano sparsi sulla spiaggia i corpi dei soldati egiziani annegati (Es.14,30). I soldati erano stati travolti, mentre attraversavano la baia di Suez, dalla marea che saliva; i loro corpi erano stati trascinati a nord delle secche. Nord, quindi, era la direzione iniziale di marcia degli Ebrei.
Impiegarono tre giorni per arrivare a Mara (Es. 15,22; Nm. 33,8). Tenuto conto che il primo giorno devono essere ripartiti nel pomeriggio e che i versetti di Esodo 15,22 e di Numeri 33,8 specificano entrambi (unico caso in tutto l'Esodo) che per raggiungere Mara sono passati «attraverso il deserto», inducendo a ritenere che siano transitati lungo piste secondarie o addirittura fuori pista, è molto probabile che in questi tre giorni essi non abbiano potuto coprire un percorso superiore ad una ventina di chilometri. Forse effettuarono una lunga deviazione per evitare di transitare nuovamente davanti a Etham. Etham vuol dire «fortezza» ed era certamente un posto di blocco egizio, con una guarnigione permanente. Molto probabilmente i soldati della guarnigione non possedevano carri da guerra e in ogni caso erano troppo poco numerosi per potersi lanciare all'inseguimento di Israele; ma erano comunque sufficienti a bloccargli il passo se avesse osato transitare nei pressi.
Per tali ragioni la Mara biblica dovrebbe identificarsi con l'omonima Bir el-Mura, a una decina di chilometri in linea d'aria a nord-est di Ayun Mùsa. Come altre località del Sinai con lo stesso nome, Bir el-Mura ha pozze di acqua amara, imbevibile: scoppiò quasi una sommossa a causa di ciò (Es. 15,24), Di qui procedettero a tappe forzate verso la Palestina, lungo la via più diretta e veloce, attraverso il passo di Mitla e le oasi di Bir et-Temada e Bir Assane, Impiegavano tre giorni per recarsi da un oasi alla successiva e in ciascuna si fermavano una intera giornata; sono queste le tappe cui si riferisce l'elenco di Numeri 33.
Partiti da Bir el-Mura la mattina del quinto giorno, attraversarono il passo di Mitla alla fine del sesto e arrivarono a Bir el-Tawal nel pomeriggio del settimo. Bir el-Tawal si identifica con la Elim biblica, l'oasi con dodici pozzi e settanta palme, dove sostarono per tutto l'ottavo giorno. Ripartirono la mattina dei nono e arrivarono all'oasi successiva, Bir et-Temada, dopo i soliti tre giorni di marcia, nell'undicesimo giorno del mese. La media giornaliera di questo primo tratto fu di 13-14 chilometri. Bir et-Temada, situata alla confluenza di un sistema di widian, presenta tutt’oggi vasti acquitrini invasi dalle canne; di qui il nome «Mar di Canne» attribuitogli dalla Bibbia, che è lo stesso che veniva dato al Mar Rosso [1].
Dopo la solita sosta di una giornata, ripartirono il mattino del tredicesimo giorno, per arrivare con la luna piena a Bir Assane, oasi che ancor oggi conserva nel nome l'antico toponimo biblico: deserto di «Sin». Era il quindicesimo giorno del secondo mese, come riportato in Esodo 16,1. Tra le due oasi ci sono esattamente 47 chilometri, per cui la media giornaliera risulta di 15 chilometri circa, abbastanza elevata, ma non eccessiva su questo percorso. Ripartirono da Bir Assane il mattino dei diciassettesimo giorno.
Tra il deserto di Sin e il monte Horeb, stando al racconto biblico, ci sono quindici giorni di tempo e tre tappe intermedie: Dofca, Alus e Refidim; quest'ultima posta a non più di 10 chilometri dal monte Horeb, perché la distanza fra i due viene coperta in una sola giornata (Es. 19,1). Abbiamo quindi un totale di dieci giorni di marcia, durante i quali Israele può aver coperto una distanza non superiore a 150 chilometri. Con questi vincoli non ci sono alternative; il percorso da Bir Assane è obbligato: dovettero proseguire lungo la pista che porta a Kuseima. Dopo tre giorni di marcia ad una media di circa 12 chilometri, arrivarono all'oasi Bir el-Hadira, la Dofca biblica, dove sostarono tutto il ventesimo giorno.
Ripartirono da Bir el-Hadira il mattino del ventunesimo giorno del secondo mese. Il giorno dopo, sul finire del mattino, si trovarono ad un bivio: verso nord-est la pista prosegue per Kuseima e la Palestina; a destra, verso sud-est, si imbocca una pista secondaria che porta dopo 10 chilometri al Darb el-Aza, la grande pista che scende direttamente a Eilat, sul golfo di Aqaba. Gli Ebrei piegarono a destra e la sera stessa si accamparono lungo il Darb el-Aza a Bir Seida.
Un simile comportamento potrebbe sembrare inspiegabile e privo di logica, ma alcune semplici considerazioni ci portano immediatamente alla conclusione che non avevano alternativa: proseguire per la Palestina sarebbe stato un autentico suicidio. La Palestina non era disabitata, ma era occupata da popolazioni prospere e numerose, con eserciti di professione, carri da guerra e città munite di potenti cerchie murarie, come risulta dal rapporto fatto dagli stessi esploratori che accompagnarono Giosuè un anno dopo (Nm. 13,33; Dt. 1,28).
Gli Ebrei erano pastori, vissuti fino a quel momento sotto l'ombrello protettore dell'esercito egizio. Non avevano alcuna esperienza di guerra; non avevano armi all'infuori dei coltelli usati per scannare gli animali; non avevano un esercito; non avevano una organizzazione statale unitaria, essendo ancora frazionati in tribù autonome; non avevano un capo, perché Mosè in quel momento veniva ancora considerato una semplice guida e non gli veniva riconosciuta alcuna autorità; avevano con sé donne, bambini, bestiame, oro e altri preziosi, tutti beni che a quei tempi esercitavano un irresistibile incentivo alla preda (Nm. 14,3; Dt. 1,39). In quelle condizioni non avevano la benché minima possibilità di occupare un territorio in Palestina e gli anziani di Israele dovevano esserne perfettamente coscienti. Perciò dovettero rifugiarsi in un qualche recesso isolato e sicuro, dove poter con tutta calma porre rimedio alle loro gravissime deficienze organizzative. Mosè era vissuto a lungo proprio nell'area del monte Horeb; conosceva perfettamente quei luoghi e sapeva bene dove andare: una vallata ben nascosta nel deserto, di difficile accesso e facilmente difendibile.
Scesero lungo il Darb el-Aza per tutto il ventitreesimo giorno del mese; era una pista facile, con molti pozzi lungo la via, per cui quel giorno camminarono più a lungo del solito: dovettero percorrere poco meno di 20 chilometri, arrivando fino a Riyash, la Alus biblica, posta nel letto di un torrente che ancor oggi conserva l'antico nome: Lussan. Ripartirono da Riyash la mattina del venticinquesimo giorno e subito abbandonarono il Darb el-Aza, in direzione di Har Karkom. Percorsero una quarantina di chilometri, ad una media inferiore ai 14 giornalieri e il pomeriggio del ventisettesimo giorno del secondo mese arrivarono a Beer Karkom, una località a 7 chilometri da Har Karkom, che lo stesso professor Anati ha identificato con la Refidim biblica, sulla base di una lunga serie di riscontri archeologici.
Il giorno dopo gli Ebrei ebbero il "battesimo del fuoco", scontrandosi con una tribù locale di Amalechiti. Ci fu battaglia fino a sera (Es. 17,8-13). E’ sintomatico il fatto che gli Ebrei siano stati attaccati per la prima volta proprio a questo punto. La pista principale era, in un certo senso, zona franca: chiunque aveva il diritto di transitarvi. Ma non appena gli Ebrei la abbandonarono, inoltrandosi lungo una pista locale, provocarono l'immediata reazione della popolazione proprietaria del territorio. Reazione prevedibile e prevista da Mosè, il quale la stessa sera del suo arrivo a Refidim organizzò la battaglia per l'indomani (Es. 17,9), dando il comando dell'esercito a Giosuè.
Gli Amalechiti che attaccarono Israele erano proprietari di un'area desertica, che andava presumibilmente da Beer Karkom fino a Ein Kudeirat, nell'area di Cades. Erano certamente beduini, seminomadi, armati soltanto con armi leggere, privi di un esercito professionale e di gran lunga meno numerosi degli Ebrei. L'estrema difficoltà che Giosuè ebbe nel debellarli è la più evidente dimostrazione della scarsa efficienza bellica degli Ebrei in quel momento e della assoluta necessità di un lungo periodo di preparazione e organizzazione, prima di essere in grado di attaccare popolazioni numerose ed agguerrite come quelle della Palestina. La sofferta vittoria su questa tribù di Amalechiti (Es. 17,13), il ventottesimo giorno del secondo mese, consentì ad Israele di impadronirsi di un territorio che, per quanto piccolo e desertico, costituiva una base sicura in cui organizzarsi con calma per le successive conquiste.
I due giorni successivi la battaglia, gli ultimi del mese, dovettero essere impiegati per seppellire i morti, curare i feriti e dividere le spoglie dei vinti. Fu l'unica tappa, dal Mar Rosso in poi, in cui gli Ebrei sostarono per più di un giorno. Il mattino del primo giorno del terzo mese partirono da Refidim e piantarono il campo, nel pomeriggio, in una vasta piana ai piedi della Montagna Sacra, Era il 13 agosto del 1208 (corrispondente al 2 agosto gregoriano). Vi si fermeranno per un anno intero, durante il quale Mosè, da semplice guida, diverrà il capo indiscusso del Popolo Eletto e cambierà il corso della storia.
Nella seguente cartina è riportata questa prima parte dell'intero itinerario dell'Esodo, in perfetto accordo con la narrazione biblica.
L’itinerario dell’esodo in accordo con i dati riportati nella Bibbia
Avendo determinato la data precisa dell’anno dell’esodo, che ebbe inizio il 15 giugno 1208 a.C. (data giuliana, corrispondente al 4 giugno gregoriano), siamo in grado di datare con precisione anche tutte le tappe dell’esodo, fino al monte Horeb, che sono riassunte nella seguente tabella:
Avvenimento |
Data biblica
|
Data assoluta (giuliana) |
Località |
Inizio del primo anno dell’Esodo |
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15 giugno 1208 a.C. |
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Partenza da Pi-Ramses |
15° giorno del 1°mese (Nm.33,3 ) |
30 Giugno 1208 |
Pi- Ramses |
Arrivo a Succot |
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7 luglio 1208 |
Succot |
Arrivo a Etham |
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12 luglio 1208 |
Etham |
Passaggio del Mar Rosso |
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Notte tra il 14 e 15 luglio 1208 |
Yam Suf (Mar di Canne) |
Arrivo a Bir el Mura |
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18 luglio 1208 |
Mara |
Arrivo a Bir et-Tawal |
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22 luglio 1208 |
Elim |
Arrivo a Bir et-Temada |
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26 luglio 1208 |
Mar di Canne |
Arrivo a Bir Assane |
15° giorno del 2° mese (Es.16, 1) |
28 luglio 1208 |
Deserto di Sin |
Arrivo a Bir el-Hadira |
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1° agosto 1208 |
Dofca |
Arrivo a Riyash |
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5 agosto 1208 |
Alus |
Arrivo a Beer Karkom |
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9 agosto 1208 |
Refidim |
Arrivo a Har Karkom |
1° giorno del 3° mese (Es. 19, 1) |
13 agosto 1208 |
Monte Sinai |
[1] La presenza di vasti canneti a Bir et-Temada può essere constata molto facilmente tramite Google Maps
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