L’esodo degli ebrei dall’Egitto e gli avvenimenti successivi, fino alla conquista di Canaan, sono avvenimenti veramente epici, incredibili, che non hanno precedenti nella Storia. Così incredibili che infatti la maggioranza degli storici e degli esegeti biblici, per non dire tutti, ritengono che non possano essersi verificati nella maniera descritta dal testo biblico.
Sarebbero cioè frutto della fervida fantasia del redattore, o di cantastorie precedenti, che avrebbero preso spunto da qualche fatto reale per creare questa fantastica saga. In alternativa propongono storie, queste sì frutto di pura fantasia, che prendono spunto da qualche tenue indizio letterario, storico o archeologico, la cui valenza è pressoché nulla di fronte alla ricchezza di particolari, alla coerenza è unitarietà del racconto biblico.
Non ci può essere dubbio che quest’ultimo racconta una storia realmente accaduta, così come è stata percepita e raccontata dai suoi protagonisti, con qualche abbellimento di secondaria importanza, che non aggiunge nulla alla straordinarietà dei fatti accaduti.
Protagonista assoluto di questa storia è stato Mosè, non il figlio adottivo del re dell’Egitto, come molti sostengono, ma un ebreo di umili condizioni, forse illegittimo, che era cresciuto al servizio di un alto funzionario egizio, probabilmente un sacerdote del tempio di Eliopolis, che aveva un rapporto speciale con gli ebrei, avendo Giuseppe sposato la figlia del sommo sacerdote Potifare.
Mosè, durante un lungo periodo di esilio nel Sinai, studia un piano per riscattarsi dalla sua umile condizione, impadronendosi del popolo ebraico.
Sfrutta il malcontento provocato da alcune corvées imposte da Ramses I, per convincere il popolo ebraico, mediante trucchi e voci di miracoli alimentate ad arte, a seguirlo in una pazzesca avventura: la conquista di un territorio dove “scorre il latte e il miele”, in quella Palestina che da oltre due secoli era saldamente sotto il controllo degli egizi.
La conoscenza fortuita di un fenomeno naturale che si verificava allora ogni anno nel golfo di Suez (l’affioramento, durante le maree sigiziali, di una linea di secche che andava da una sponda all'altra del mare), gli consente di liberarsi delle truppe egizie incaricate di sorvegliarli e di impedirne la fuga, e nel contempo di accrescere enormemente la propria credibilità e autorità.
La sua autorità viene cementata e resa assoluta ai piedi del Monte Sinai, una montagna sacra al dio Sin, che si trovava in territorio madianita, dove egli, attraverso un bagno di sangue e di terrore, trasforma quell’accozzaglia di tribù senza capo, senza religione né legge, in un popolo che avrebbe riempito la storia della sua religione, dei suoi ideali e delle sue leggi.
Un primo tentativo di conquista della Terra Promessa si conclude con una sonora sconfitta ad opera delle popolazioni cananee, celebrata nella cosiddetta “stele di Israele” incisa dal faraone Merenptah, successore di Ramses I, nel quinto anno del suo regno.
Seguono decenni di peregrinazioni nel deserto, in territorio madianita, a nord di Eilat, durante i quali Israele si organizza e le giovani generazioni vengono addestrate alla guerra.
Quando si sente pronto, e le condizioni politiche in Palestina divengono favorevoli, Mosè conduce il popolo ebraico nella valle orientale del Giordano, sbaragliando tutte le popolazioni che si oppongono al suo cammino.
Segue l’invasione della Palestina, guidata dal fido servitore di Mosè, Giosué, che si conclude con la conquista e spartizione fra le dodici tribù israelite di ampie fette di territorio. Un’impresa militare strepitosa, che sarebbe stata impossibile senza l’appoggio esplicito del fondatore della XX dinastia egizia.
Questa, in estrema sintesi la storia; ma sono le modalità con cui si svolge e i particolari raccontati con stile asciutto e scorrevole a conferirle un fascino e un interesse irresistibili, che sono negati a chi nega la sua veridicità.
Gli ebrei in Egitto
La Bibbia piange fiumi di lacrime sulle condizioni degli ebrei in Egitto.
In realtà non erano affatto schiavi e non se la passavano peggio degli altri sudditi del faraone.
Le piaghe d'Egitto
La maggior parte degli storici
guarda con scetticismo al racconto delle “dieci piaghe”, perché non sono riportate nelle cronache egizie.
Sarebbe davvero strano se si trovassero riscontri del genere. La maggior parte della “piaghe”, infatti, sono avvenimenti locali, banali e certamente ricorrenti nell’Egitto.
Tutti, in ogni caso, sono esagerati fuor di misura.
Il passaggio del Mar Rosso
Ritenuto dagli storici
soltanto un mito, è un avvenimento realmente accaduto, fra i più importanti della Storia
La scalata al potere
Il primo obiettivo di Mosè era quello
di impadronirsi del potere e creare una solida struttura organizzativa, che inquadrasse l'intero popolo di Israele.
L'intera operazione fu condotta con un misto di genialità e lungimiranza straordinari e di spregiudicatezza e ferocia,
che fanno di Mosè la figura più imponente ed affascinante della storia.
Il primo tentativo di invadere la Palestina
La sconfitta di Israele
Lasciata la Montagna Sacra, Mosè condusse il popolo ebraico a Cadesh, di dove inviò esploratori in Palestina. Al rientro degli esploratori, un gran numero di israeliti, contro il volere di Mosè,
si diressero verso la Palestina, con l'intenzione di invaderla. Il tentativo si risolse in un disastro, perché
furono attaccati e massacrati dalle popolazioni locali.
I quaranta anni di peregrinazione nel deserto
Dopo la sconfitta subita ad opera dei Cananei, Mosè si rifugia nel territorio dei suoi alleati Madianiti,
che aveva il proprio epicentro nella Valle Uvda, a nord di Eilat
La conquista della Palestina
Trascorsi "quaranta" anni, Mosè conduce il popolo ebraico a nord, fino alla valle di Moab, ad oriente del Giordano. Da qui ha inizio la conquista della Palestina.