Scopo di questo progetto è fare in modo che un sito del Negev israeliano diventi una meta “obbligata” per chiunque sia interessato alla storia e alla religione. Oltre che valorizzare il significato della zona, ha potenzialmente un forte ritorno economico per gli operatori del luogo.
Il sito si trova nell’area di Har Karkom, individuata a suo tempo dal Prof. Emmanuel Anati come quella in cui Mosè ha creato la sua nuova religione, dando così inizio ad una catena di avvenimenti che hanno determinato più di ogni altro l’evolversi della civiltà occidentale. E’ pertanto, da un punto di vista sia storico che religioso, uno dei siti più importanti dell’umanità.
Il Prof. Anati ha evidenziato l’esistenza di un gran numero di elementi di notevole interesse, soprattutto scientifico, come l’arte rupestre e numerosi siti di varie epoche, in particolare paleolitici, ma privi di quello speciale “appeal” per il grande pubblico che soltanto siti legati in maniera diretta e spettacolare alla narrazione biblica possono avere. Opportunamente valorizzati, questi siti costituirebbero un motivo di attrazione irresistibile per un pubblico molto vasto, potenzialmente costituito da tutto il mondo sia ebraico che cristiano.
Il sottoscritto è stato per più di 30 anni ed è tutt’ora uno stretto collaboratore del Prof. Anati (nonché del suo Centro di Studi preistorici in Italia), partecipando alla maggior parte delle spedizioni archeologiche e dei convegni relativi ad Har Karkom, ma dedicandosi specificamente all’analisi dei siti archeologici strettamente attinenti alla narrazione biblica, e alla ricostruzione degli avvenimenti come risultavano sulla base di entrambi, integrati in maniera determinante da notizie storiche di altra fonte, con ricerche, sia di carattere archeologico che letterario, che pur inquadrandosi nell’ambito di quelle di Anati hanno seguito un corso del tutto antonomo e specifico. Queste ricerche hanno confermato in maniera che personalmente ritengo certa che gli avvenimenti narrati dalla Bibbia si sono svolti esattamente come descritto nel racconto e proprio in quest’area. È opportuno ricordare, tuttavia, che su alcuni punti importanti, come la data e i luoghi in cui si sono svolti alcuni fatti chiave, le mie conclusioni divergono in maniera significativa da quelle pubblicamente dichiarate dal mio mentore.
L’idea informatrice del progetto, filo conduttore di quanto viene proposto ai visitatori, è costituito dal Diario di Egeria, pellegrina spagnola, quasi certamente imparentata con l’imperatore Teodosio, che nel 384 ha effettuato una visita di tre giorni nell’area di Har Karkom, facendone una cronaca dettagliata e precisa.
La guidano nella visita alcuni monaci che risiedevano nella zona ormai da decenni e avevano individuato tutti i luoghi e le strutture aventi una qualche attinenza con il racconto biblico relativo al monte ed agli avvenimenti che vi si sono svolti.
In ogni luogo Egeria legge i corrispondenti versetti della Bibbia, constatandone de visu la corrispondenza, che è sempre verosimile e credibile. Egeria cita anche i tempi di percorrenza in maniera precisa e descrive numerose strutture archeologiche, tutte individuabili lungo il percorso in maniera certa.
Il diario di Egeria costituisce la miglior e più completa guida che si possa immaginare, per visitare i luoghi di interesse biblico nell’area di Har Karkom.
Fra gli elementi descritti in dettaglio ci sono (nell’ordine): il pozzo di Refidim, le tombe dell’ingordigia, insediamenti di monaci locali, il monte Sinai, il monte Horeb, il luogo del roveto ardente, l’altare del vitello, gli accampamenti degli ebrei e infine l’impronta sul terreno del Tabernacolo (Mishkan).
I siti non saranno necessariamente proposti nell’ordine e nei tempi narrati dalla pellegrina, ma possono essere proposti separatamente a seconda dell’interesse e della disponibilità di tempo dei pellegrini.
a) Il punto di forza del progetto è il Tabernacolo (mishkan), ricostruito rigorosamente sulla base della descrizione della Bibbia e successivamente “corretto” sull’impronta lasciata sul terreno ad Har Karkom
b) Il secondo punto di forza è il monte Horeb, una vera e propria acropoli nel deserto, sicuramente monte sacro fin dai tempi calcolitici. Ambientati su quella cima i fatti biblici si svolgono esattamente come narrato e possono essere ricostruiti nei minimi dettagli. La sola vista di questa cima è tale da mozzare il fiato e trasmettere emozioni mistiche molto forti per i credenti
c) Terzo punto di forza è il percorso di Egeria, che deve essere effettuato diario alla mano, per constatarne l’assoluta rispondenza
d) Un quarto punto di forza è l’arte rupestre, di cui è ricchissima la zona, ed il fascino di rivivere nel deserto una storia irripetibile, esattamente come narrata nel libro più letto e amato della storia e in quello notissimo del diario di Egeria
Vero o no, ciascuno di questi elementi è verosimile e credibile (ed è impossibile dimostrare il contrario), è in sé spettacolare e si presta in maniera incontestabile a “raccontare” quel che vi è accaduto. Se le cose verranno fatte per bene, aderendo strettamente al testo biblico, la quasi totalità dei visitatori ne uscirà convinta o per lo meno fortemente impressionata
L’area di Har Karkom è soggetta a quattro diverse autorità, con finalità e interessi diversi, che fino ad oggi hanno impedito la realizzazione di un parco archeologico chiuso (sul tipo di Timnah), nonostante i tentativi e gli sforzi effettuati dal Prof. Anati, che ha avuto contatti e trattative a tutti i livelli:
· Autorità militare – La zona è a ridosso del confine egiziano, ex poligono di tiro – le autorità militari consentono l’accesso soltanto durante i week end e le festività religiose (Pessach, Succot, Hanukah).
· Parco Naturale – La zona rientra nel parco naturale del Negev ed è soggetta a rigidi vincoli di accesso, permanenza e percorsi
· Sovrintendenza archeologica – La zona è di preminente interesse archeologico e quindi soggetta a vincoli. Attualmente titolare della licenza archeologica è il Prof. Anati, il quale tuttavia è tenuto ad informare anticipatamente le autorità archeologiche (e del parco) dei suoi programmi di ricerca e relazionarle sui risultati
· Autorità politiche locali – Council del Negev e Mispé Ramon, che naturalmente devono autorizzare attività di carattere economico e infrastrutturale.
Per realizzare un parco archeologico chiuso bisognerebbe presentare un progetto che soddisfi le esigenze di tutti questi enti, tenendo conto delle condizioni della viabilità e delle esigenze di ristoro e pernotto dei visitatori.
I vari tentativi effettuati per affrontare il problema in questo modo sono falliti e prevedibilmente fallirebbero anche in futuro.
Esiste però un modo per aggirare gli ostacoli burocratici e rendere immediatamente fruibili le attrattive della zona ad un elevato numero di visitatori, apportando solo minime varianti ai percorsi autorizzati dall’Ente Parco. Vediamolo
Condizione preliminare essenziale è la ricostruzione del Tabernacolo (mishkan).
Poiché non è pensabile di poterlo fare direttamente sull’impronta lasciata ad Har Karkom, conviene farlo in una sede facilmente raggiungibile con mezzi normali. Il luogo ideale sarebbe Sede Boqer, che ha disponibilità di spazi, operatori interessati all’area e al deserto e può usufruire della consulenza e collaborazione dell’Università locale, esperta del deserto e dei modi di vita dei nomadi.
Il mishkan deve essere ricostruito esattamente come descritto nella Bibbia e come risultante dall’ impronta sul terreno a Beer Karkom. Questo inevitabilmente stimolerà la discussione fra i biblisti su questo manufatto e di conseguenza su Har Karkom.
Una volta realizzato il Mishkan, il programma dovrebbe prevedere tre diverse “offerte turistiche”:
1) Visita al Mishkan a Sede Boqer. Unito al memorial di Ben Gurion e alla vicina Ein Avdat costituirebbe un formidabile polo di attrazione per una visita giornaliera.
2) Visita al Mishkan e successiva visita ad Har Karkom. Il programma prevede un pernotto a Sede Boqer (o nella vicina Mispé Ramon), dopo la visita alle attrattive locali. Il giorno successivo i turisti /pellegrini vengono trasportati da guide autorizzate nella valle Karkom, per visitare i luoghi più spettacolari di interesse biblico della zona: pozzo di Refidim, trono di Mosè, impronta del mishkan, accampamenti e strutture abitative degli ebrei, altare del vitello d’oro, monte Horeb (punto di forza della visita), luogo del roveto, insediamenti monacali. Rientro a Sede Boqer (o Mispè Ramon) nel pomeriggio.
3) Pacchetto completo, che prevede, oltre che la visita al mishkan, l’effettuazione dell’intero itinerario di Egeria nell’area di Har Karkom. Questo comporta necessariamente il pernotto sul posto (in tenda nell’area attualmente deputata a tale scopo). Il percorso parte da Beer Karkom (in tarda mattinata o anche nel primissimo pomeriggio) e deve seguire strettamente le indicazioni del diario. Lungo questo percorso si incontrano una quantità impressionante di siti archeologici di notevole interesse anche dal punto di vista biblico (ad esempio grandi gal-ed, mucchi della testimonianza); ma può essere leggermente ampliato per includere anche siti notevoli di arte rupestre e paleolitici che si trovano sull’altipiano. Dopo la salita sulla vetta centrale di Har Karkom ( “Sinai”), la giornata termina con il fascino di una serata e un pernotto in pieno deserto (stile ebrei dell’esodo) ai piedi della sfinge. L’indomani, visita agli accampamenti, all’altare del vitello, al monte Horeb, al luogo del roveto (con i suoi impressionanti terrazzamenti) e rientro.
Una volta realizzato il mishkan a Sede Boqer, i percorsi di cui ai pacchetti 2 e 3 possono essere effettuati già oggi con deroghe minime alle restrizioni attualmente in vigore da parte del Parco Naturale, e precisamente:
a) autorizzazione a salire sull’altipiano di Har Karkom dal lato nord, direttamente da Beer Karkom. Si tratta del prolungamento di un sentiero (nero) che viene normalmente utilizzato da hikers e carovane di cammelli che scendono dall’altipiano direttamente a Beer Karkom.
b) consentire l’accesso agli accampamenti antichi, all’altare del vitello, al monte Horeb ( indicato nella carta con la quota: 788) e ai terrazzamenti agricoli. Questo comporta deviazioni minime (non superiori al centinaio di metri) dalle piste attualmente percorribili con i fuoristrada.
Un’altra variante auspicabile sarebbe quella di ottenere la possibilità di accesso alla valle dal lato di Beer Karkom (attualmente la pista è sbarrata da alcuni massi – facilmente aggirabili del resto – proprio a Beer Karkom). Questo abbrevierebbe notevolmente i tempi di accesso alla valle e renderebbe la visita più consequenziale, sia per il tour di un giorno (visita a Refidim, poi insediamenti, altare del vitello, monte Horeb, luogo del roveto e ritorno a termine giornata); sia per quello di due giorni, che consentirebbe di effettuare il percorso di Egeria esattamente come descritto nel diario, con salita al monte da Beer Karkom (Refidim) e ritorno allo stesso luogo lungo il fondo valle il pomeriggio seguente .
La visita al monte in questo modo sarebbe fattibile ora soltanto durante i week end e le feste religiose.
In prospettiva futura si può ipotizzare di interdire l’accesso libero alla zona, costruire un campo permanente nell’area attualmente consentita e ricostruire il tabernacolo esattamente sulla sua antica impronta e consentire l’ingresso durante tutto l’anno, imponendo un pedaggio e l’obbligo di una guida per i visitatori.
a) Costruzione: Il punto di partenza obbligato è la costruzione del Tabernacolo a Sede Boqer. La costruzione deve avvalersi della consulenza e collaborazione dell’Università di Sede Boqer, dove risiedono le maggiori competenze per quanto concerne le costruzioni e gli usi di vita delle popolazioni nomadi dell’area. La costruzione deve seguire rigorosamente le indicazioni della Bibbia, che devono essere messe per iscritto in apposite tabelle a disposizione dei visitatori; e ovviamente deve rispettare rigorosamente le misure e disposizioni risultanti dall’impronta sul terreno a Beer Karkom, documentando il tutto per i visitatori.
b) Finanziamenti sarebbe opportuno istituire una società che si finanzi lanciando una sottoscrizione tramite internet, o cercando sponsor privati.
c) Spesa – La cifra è difficilmente valutabile a priori senza un accurato preventivo delle singole parti, che vanno costruite artigianalmente. Una cifra dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro (non dei milioni) dovrebbe consentire di costruire un manufatto di buona qualità
d) Vantaggi: Sede Boqer è facilmente e velocemente raggiungibile da tutto Israele e presenta altre attrattive (memorial di Ben Gurion, Ein Avdat, ecc.), che unite al mishkan attirerebbero un notevole numero di visitatori, E’ importante la costruzione del manufatto e la partecipazione dell’università, perché stimolerebbe sicuramente un dibattito tra gli studiosi e i biblisti, con l’inevitabile conclusione di confermare la validità del progetto, ma anche la storicità del racconto di Esodo e quindi di stimolare la visita sul posto ad Har Karkom, che diventerebbe l’inevitabile tappa successiva.
L’acropoli è straordinariamente suggestiva anche nello stato miserevole in cui si trova attualmente, ma sarebbe opportuno effettuare dei lavori di restauro, per riportarlo al suo aspetto primitivo per quanto possibile.
Elenco dei lavori
a) Completamento di una sorta di scalinata con pietre naturali per facilitare l’accesso all’acropoli
b) Riparazione del muro sul lato nord, danneggiato dall’esercito per facilitare l’accesso
c) Sistemazione della pavimentazione naturale, che ha subito in passato interventi che hanno scalzato e spostato un certo numero di pietre della pavimentazione
d) Ricostruzione del tempietto come risulta dalle foto aeree del periodo bellico. Il tempietto è stato successivamente adibito a bersaglio per le esercitazioni aeree e parzialmente demolito dai missili. Poi è stato scavato da una equipe (fra cui il sottoscritto) guidata dall’archeologo Valerio Manfredi, per conto del Prof. Anati, che hanno ammucchiato tutte le pietre cadute dal muro sul lato sud e scaricato la terra che si trovava all’interno sul fianco. Tutto il materiale è disponibile in loco e dovrebbe essere utilizzato interamente, senza avanzi né aggiunte.
e) Tempi e costi - una squadra di operari di 4 o 5 persone potrebbe portare a termine il lavoro nel giro di alcune settimane.
a) La pista da Beer Karkom, un tempo molto agibile, è attualmente disastrata e andrebbe risistemata (a cura enti locali)
b) Il pozzo di Beer Karkom è stato “prosciugato” probabilmente a causa di uno scavo effettuato a monte che ha compromesso la falda acquifera. Il danno andrebbe riparato. Inoltre il pozzo è stato recentemente modificato con una aggiunta in stile “romano”, perdendo le sue caratteristiche originali risalenti all’età del bronzo.
c) Il sentiero di Egeria va ripristinato in un punto di alcuni metri, che è franato rendendolo intransitabile per le cavalcature.
d) Sulla cima di Har Karkom è stato innalzato in tempi recenti un mucchio di pietre, prelevate da una struttura antica. Il mucchio dovrebbe essere smantellato e la vecchia struttura ripristinata.