Queste note biografiche non hanno lo scopo di descrivere la mia vita, che non ha nulla di eccezionale in sè e niente di particolarmente esaltante, ma soltanto quello di illustrare il percorso che mi ha portato passo dopo passo, quasi inconsapevolmente, alle ricerche e alle scoperte descritte in queste pagine, che mi hanno procurato, queste sì, molti e lunghi momenti di esaltazione.
Nella società moderna ormai soltanto chi è specializzato e mette davanti al suo nome il titolo di Professore presso una qualche Università, viene preso sul serio qualunque sia l’argomento di cui parla e per quanto grosse le spari.
In questo sito tratto argomenti che nell’immaginario collettivo sono di esclusiva pertinenza dei cattedratici. Lo scopo di questa breve nota è di mostrare come nel corso di varie specializzazioni ed esperienze di vita ho acquisito le competenze necessarie per trattare certi argomenti senza complessi di inferiorità.
Inoltre, pur beneficiando delle ricadute cognitive della mia attività professionale, in gran parte svolta in centri di ricerca della Marina Militare e della NATO, le mie ricerche extraprofessionali, descritte in questo sito, non hanno mai influito o interferito con la mia carriera militare. Pertanto non ho mai inseguito la sensazionalità a tutti i costi, né mi sono mai lasciato condizionare dal politically correct.
Ho sempre condotto le mie ricerche per me stesso, per soddisfare innanzitutto la mia esigenza di “capire” le cose, in assoluta onestà intellettuale e soprattutto in totale libertà, perché non aveva senso ingannare me stesso.
Perciò buona parte dei risultati delle mie ricerche risultano essere al di fuori dei paradigmi ufficiali della Scienza. La storia, però, ci insegna che ogni pochi anni i paradigmi della scienza sono destinati a cambiare radicalmente. Non è impossibile che in qualche campo la spinta iniziale possa avvenire proprio a causa di questo mio lavoro.
I miei genitori erano padovani e mi fecero nascere in quel di Pola soltanto a causa delle vicende connesse alla seconda guerra mondiale. Correva l’anno 1942. Non passò molto tempo che si unirono alle colonne di profughi che lasciavano l’Istria, per approdare dopo qualche tempo, questa volta per le necessità della sopravvivenza, nel profondo Polesine, alle foci del Po.
Fu così che divenni doppiamente polesano, o quasi. Era quella una landa arretrata, priva di strade e di servizi, in particolare di scuole. Per assicurarmi un futuro i miei dovettero mettermi in collegio, retto da religiose, a Monselice, non lontano da Padova, fin dalla prima elementare. Una vita fatta di contrasti che nella prospettiva di oggi appaiono quasi irreali: scolaro modello per nove mesi all’anno, toglievo le scarpe ai primi di Luglio, quando tornavo nelle sperdute valli polesane a vivere immerso nella natura e in un mondo contadino immutato da secoli, per rimetterle ai primi di ottobre, al riprendere della scuola.
Terminate le elementari, cambiai collegio, questa volta retto da religiosi, a Possagno, patria del grande Canova, dove fui iniziato alle delizie della cultura classica, e insieme alle più profonde tematiche religiose. Nel frattempo nel selvaggio delta del Po cominciava poco a poco a infiltrarsi la civiltà, grazie anche alle ricorrenti alluvioni, che attiravano sulla zona attenzioni e risorse inattese, ed offrivano nuove opportunità di impiego delle mie vacanze estive: da allevatore di anatre e mondino nelle risaie, a controllore degli imbarchi di derrate agricole sul grande fiume, fino ad approdare al prestigioso incarico di operatore cinematografico.
La “tecnica” avanzata entrava nella mia vita e non ne sarebbe più uscita. Terminato il liceo classico, la mia grande aspirazione era di proseguire con studi di Fisica, per penetrare i misteri dell’universo. Ma la mancanza di risorse economiche mi convinse a ripiegare su un obiettivo più realistico. L’Accademia Navale di Livorno mi offriva, oltre che l’immediata indipendenza economica, anche una laurea in ingegneria, quella che più si avvicinava alle mie aspirazioni.
Al concorso di ammissione del 1961, la mia prova di matematica non fu fra le più brillanti, ma mi riscattai ampiamente nelle prove di cultura generale. Per mia fortuna a quei tempi i vertici della Marina Militare consideravano l’aspetto umanistico non meno importante di quello tecnico, per la formazione di un buon ufficiale.
Mi ritrovai con le stellette, a salire e scendere lungo le sartie della nave scuola Amerigo Vespucci, con le mani intirizzite dal freddo nei burrascosi mari del nord. Io che non avevo mai visto un veliero prima di allora e che dei militari avevo soltanto ricordi negativi.
Non so se divenni un buon ufficiale. Sentivo l’esercizio del comando quasi come un abuso nei confronti dei miei soggetti. Certamente non avevo la stoffa di un Napoleone. Ma divenni un buon ingegnere, almeno credo; e d’altra parte questo ci si aspettava da me, ufficiale dei Corpi Tecnici, chiamato non a comandare le navi, ma a dotarle di apparati efficaci e mantenerle in perfetta efficienza.
L’intensa attività professionale non mi impediva di inseguire i miei sogni giovanili, annodando gli innumerevoli fili di Arianna che gli studi classici e tecnici mi offrivano, attraverso precise connessioni reciproche, per indagare una serie di misteri che appassionano chiunque sia mosso da un minimo di curiosità intellettuale.
Da quando, durante la lezione di architettura navale, mi fu spiegato che gli specchi liquidi liberi creano instabilità, ho cominciato a chiedermi che effetto può avere sulla stabilità della Terra l’enorme superficie libera degli oceani. La risposta mi è arrivata in seguito, quando, per ragioni professionali, ho dovuto approfondire lo studio del fenomeno giroscopico. É stato allora che ho “scoperto” che in effetti il nostro pianeta è intrinsecamente instabile, tanto che un urto apparentemente insignificante può provocare un repentino spostamento del suo asse di rotazione (e quindi dei poli).
Un nuovo scenario si è aperto allora alla mia ricerca, dove scienza, mitologia e religione, si fondono a formare un quadro grandioso, perfettamente nitido e coerente, descritto nella mia prima pubblicazione extraprofessionale: Una civiltà sotto ghiaccio. Ma non mi accontentavo di formulare una teoria; volevo anche dimostrarla. A tale scopo ho promosso ed effettuato, tra mille difficoltà e problemi, ben due spedizioni in Antartide, con l’intento di cercare indizi a supporto.
Poi l’incontro felice con il Prof. Emmanuel Anati, fondatore nonché direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici. E’ l’incontro con i grandi temi della ricerca scientifica moderna, quella che scava nel passato dell’uomo per scoprirne le sue radici profonde, per capire la sua mente, la sua cultura, la sua società la sua civiltà attuale. Un tema in particolare mi affascinava. Anati è lo scopritore del vero monte Sinai e a partire dal 1990 lo ho accompagnato regolarmente nelle sue missioni archeologiche su quel monte, Har Karkom, in Israele.
La mia formazione giovanile in istituti religiosi si è dimostrata allora molto utile. Ho riscoperto la Bibbia, libro straordinario, di cui mi sono dedicato a risolvere gli infiniti problemi, pubblicando un libro “La Bibbia senza segreti”, e di qui ho continuato in una straordinaria avventura del pensiero, seguendo i collegamenti fra la realtà archeologica che emerge in Israele e i testi scritti, dalla Bibbia a Giuseppe Flavio, passando attraverso l’imponente documentazione connessa. Fino ad inoltrarmi in territori nuovi e mai esplorati.
Tutto questo è stato coltivato a livello di Hobby extraprofessionale, senza cercare pubblicità e successo, pubblicando soltanto quando richiesto. La maggior parte delle mie scoperte e delle mie opere è rimasta sepolta nel mio cassetto fino ad ora. Ora, che la professione è finita, ho deciso di mettere anche altri a parte delle straordinarie emozioni che ho vissuto nella mia solitaria ricerca, via via che venivano aprendosi inaspettati orizzonti sui maggiori misteri che ancora appassionano gli uomini curiosi e insoddisfatti del mondo piatto ed inverosimile che la scienza moderna propone loro.
Non è una ricerca antiscientifica, al contrario, formazione e metodo sono quelli scientifici; ma in più c è un’assoluta libertà da ogni condizionamento di carattere accademico, che mi consente di spaziare in campi inesplorati, densi di sorprese. I risultati sono spesso al di fuori dei paradigmi scientifici attuali; almeno per ora, ma sono convinto che non lo saranno per sempre.
Ad esempio, già negli anni settanta affermavo che doveva necessariamente esistere una sorta di “nuvola” di asteroidi la cui orbita interseca periodicamente quella terrestre, con possibilità di impatti catastrofici di tanto in tanto. Allora quella mia affermazione suonava eretica; oggi l’esistenza di questi asteroidi è accertata e costituisce uno dei maggiori tempi di studio e preoccupazione del mondo scientifico.