Se c’è un uomo, nella storia, in grado di rivaleggiare in grandezza con Mosè, per genialità, capacità organizzativa, visione, cultura, audacia e determinazione, questi è Giuseppe Mattatia, meglio noto con il nome acquisito di Giuseppe Flavio.
Giuseppe era un sacerdote di altissimo rango, appartenente alla prima delle 24 famiglie sacerdotali di Gerusalemme, e all’interno di questa alla più illustre delle tribù. Inoltre era imparentato per parte di madre alla famiglia reale degli Asmonei.
Era un diretto discendente di Mosè, al pari di tutti i “cohanim” (plurale di “cohen”=sacerdote), come si è dimostrato nella sezione dedicata alla sua famiglia.
Dopo la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio,
Giuseppe si trasferì a Roma, insieme ad un folto gruppo di alti sacerdoti che,
come lui, si erano salvati passando dalla parte dei romani, e consegnando loro
il tesoro del Tempio.
A Roma, Giuseppe mise a punto una strategia che nel giro di tre secoli doveva
portare alla sostituzione totale della classe dirigente di quel potentissimo
impero che aveva distrutto il regno giudaico con i discendenti di quel gruppo
di sacerdoti.
Due gli strumenti utilizzati dalla famiglia: il cosiddetto culto del “Sol Invictus Mitra”, organizzazione segreta il cui compito era di infiltrare l’amministrazione imperiale e l’esercito; e la Chiesa di Roma, che venne riorganizzata in base ai dettami di Paolo di Tarso, a cui Giuseppe era legato da una profonda amicizia.
Alla fine del quarto secolo d.C., i discendenti di quel gruppo di sacerdoti costituivano la quasi totalità del Senato romano e, insieme ai vescovi cristiani, possedevano la maggior parte delle terre e delle ricchezze dell’impero d’occidente.
L’intera popolazione romana era cristianizzata e governata da vescovi dotati nelle loro sedi di prerogative quasi reali, i quali erano tutti prescelti fra i ranghi della classe senatoriale e continuarono ad esserlo per almeno altri tre secoli.
Gli interessi ed i privilegi di questa classe di latifondisti e della Chiesa erano efficacemente difesi dalle popolazioni barbariche di Visigoti, Franchi e Burgundi, che costituivano altrettanti eserciti permanenti a costo limitato, e che mai li espropriarono delle loro terre.
Fu così che essi riemersero ben presto come classe dominante, dando origine alla nobiltà feudale dell’intera Europa. Ad essa ben si adattano le parole di Giuseppe Flavio, in apertura della sua autobiografia: “ …come presso ciascun popolo esiste un diverso fondamento della nobiltà, così da noi l’eccellenza della stirpe trova conferma nell’appartenenza all’ordine sacerdotale:”