Ancora all'inizio del secolo scorso era comune convinzione che le stelle fossero state create tutte contemporaneamente all’inizio dei tempi da un "FIAT" divino,
Oggi sappiamo che non è così: un grandissimo numero degli astri che costellano il nostro firmamento sono nati quando già l’uomo esisteva da tempo; molti ne stanno nascendo sotto i nostri stessi occhi, ed innumerevoli altri ne nasceranno in futuro.
Il materiale che alimenta la nascita delle stelle proviene dalle enormi nubi di gas e pulviscolo che riempiono gli spazi galattici. Sono nubi talmente rarefatte, che al loro confronto il vuoto più spinto ottenibile sulla Terra nel più sofisticato dei laboratori è di una densità eccezionale. Eppure è da questo "vuoto” che si formano le stelle. In qualche modo gas e particelle dispersi in spazi vastissimi si raccolgono e comprimono, fino a ridursi nelle minuscole dimensioni di un astro.
Che ciò avvenga è certo, come avvenga è uno dei problemi più affascinanti e dibattuti della Scienza.
Gli spazi che separano una stella dall'altra non sono vuoti; tutta la galassia è pervasa da quantità sterminate di materia interstellare. Essa costituisce le cosiddette nubi galattiche, formate da gas e minutissime particelle solide, che gli astronomi chiamano col poetico nome di polvere interstellare. In una nube galattica media la densità di questo pulviscolo è di circa 10-26 gr/cm3; un numero tanto piccolo che sfugge alla normale comprensione. Ci si può fare un’idea di cosa significhi, pensando che in media si trova un granello di polvere ogni cinque milioni di chilometri cubici; vale a dire che le singole particelle distano almeno 100 chilometri l’una dall'altra.
Mista al pulviscolo c’è una certa quantità di gas, costituito per la stragrande maggioranza di idrogeno. In media ne esiste un milione di atomi per metro cubo. Molto in assoluto; quasi nulla se misurato col metro terrestre. Lo stesso volume di idrogeno alla pressione atmosferica, infatti, contiene un numero di atomi 50 miliardi di miliardi di volte superiore; esso contiene cioè la stessa quantità di idrogeno diffusa in 50 miliardi di chilometri cubici di una normale nube galattica.
Sono cifre che ci danno un’idea dell’estrema rarefazione di queste nubi; eppure sono proprio esse le fucine di nuove stelle. Come può della materia talmente dispersa concentrarsi al punto da far nascere una stella? L’opinione corrente fra gli astronomi è che la nube si contragga, fino a ridursi in uno spazio insignificante rispetto a quello di partenza, sotto l’effetto della sua stessa forza gravitazionale. Ma è difficile immaginare un procedimento del genere. Fra l'altro esso comporta difficoltà teoriche gravissime, come ad esempio spiegare in qual modo venga dissipato il momento angolare. In virtù di una legge meccanica inderogabile, infatti, la nube, contraendosi dovrebbe cominciare a ruotare così in fretta da disintegrarsi assai prima di aver raggiunto concentrazioni apprezzabili.
La materia contenuta in una nube galattica non è ferma e stagnante, ma è animata da una certa turbolenza che la rimescola continuamente. Ciò significa che gli atomi e le particelle di pulviscolo non sono immobili gli uni rispetto agli altri, ma si muovono con una certa velocità relativa. Si tratta di una velocità apparentemente insignificante. In una normale nube galattica, infatti, il gradiente di velocità non supera i pochi millesimi di millimetro all'ora per chilometro; vale a dire che particelle lontane fra loro un chilometro si spostano le une rispetto alle altre al massimo di pochi millesimi di millimetro ogni ora. Poco, se misurato con il metro terrestre; moltissimo se consideriamo le dimensioni galattiche.
L’estensione di una nube di media grandezza, si aggira intorno ai 500 mila miliardi di chilometri; le sue estremità quindi si muovono, l’una rispetto all'altra, con una velocità relativa che può essere dell'ordine delle migliaia di chilometri al secondo. Se, in seguito ad una ipotetica contrazione della nube, queste estremità si avvicinassero, esse ruoterebbero sempre più in fretta, fino a raggiungere velocità angolari fantastiche, fisicamente impossibili.
Si capisce allora perché la turbolenza delle nubi galattiche ponga non poche difficoltà alle teorie contrazioniste, che sono costrette ad aggirarle con ipotesi ed artifizi non sempre convincenti e verosimili.
Eppure sono proprio questi moti relativi interni la chiave per comprendere il processo di formazione di una stella.
Supponiamo di trovarci in un punto qualsiasi di una nube galattica, immobili rispetto alle particelle che ci stanno intorno. Osservando in direzione del gradiente di velocità, vedremo le particelle lontane "scorrere” con velocità via via crescente mano a mano che aumenta la distanza; guardando dal lato opposto vedremo le particelle muoversi nel senso inverso, anch’esse con velocità crescente con la distanza. Ci troveremmo cioè, in mezzo a due "correnti” di materia che si muovono in sensi opposti.
fig.1 – Gradiente di velocità rispetto ad un punto considerato fisso, in una nube galattica dotata di una sia pur minima turbolenza
Ovviamente questo è valido qualunque sia il punto della nube che prendiamo come riferimento.
Se la nube fosse omogenea ed il gradiente di velocità costante, questa situazione rimarrebbe immutata indefinitamente. Ci sono mille cause, però, che possono perturbare un movimento così ordinato, come ad esempio il passaggio di una stella nelle vicinanze, o 1'esplosione di una nova, o l’azione di campi magnetici, o altro ancora. Tali perturbazioni possono provocare addensamenti di materia e turbolenze locali, e far insorgere dei vortici.
Supponiamo che in un qualche punto della nube si sia venuto a formare, per una qualsiasi causa, un leggero addensamento di materia; quest’ultimo eserciterà all'intorno una azione gravitazionale, senz’altro debolissima, ma purtuttavia sufficiente a deviare il lento flusso della particelle che passano nelle sue immediate vicinanze. Queste, anziché proseguire nel moto rettilineo, iniziano a ruotare intorno al debole centro di gravità e si crea così un vortice permanente.
Fuori dal vortice i due flussi opposti di materia continuano a scorrere come in precedenza, e quindi da un lato e dall'altro sopraggiungono sempre nuove particelle, che vengono a loro volta deviate e "catturate”. Qualunque particella entri nel vortice non può più uscirne, e va quindi ad aumentarne la massa complessiva; e con l’aumentare della massa aumenta anche l’intensità della forza gravitazionale, che è così in grado di deviare il moto di particelle via via sempre più lontane e veloci. Il vortice quindi si allarga, lentamente ma inesorabilmente, catturando materia su un fronte sempre più ampio. In definitiva esso può raffigurarsi come un grande "buco" in cui si riversa la materia della nube, in due flussi opposti lentissimi, ma continui.
Naturalmente esistono dei limiti meccanici all'allargamento del vortice; limiti che sono calcolabili e che dipendono essenzialmente dalla densità della nube e dal suo gradiente di velocità. Ogni nube galattica darà luogo a vortici di dimensioni ben definite, che rastrellano una ben determinata quantità di materia, la quale, condensandosi al centro del vortice, darà luogo a stelle di caratteristiche fisiche determinabili a priori. Questo, a grandi linee, il processo che conduce alla nascita di una stella.
Se le cose stanno effettivamente così, negli spazi che ci circondano deve esistere un gran numero di vortici che stanno rastrellando discretamente materiale galattico. Ed infatti sulla maggior parte delle fotografie di nebulose galattiche lucide, sono chiaramente riconoscibili delle piccole macchie scure, di forma circolare o lenticolare, chiamate dagli astronomi "globuli”. Il diametro dei globuli è compreso fra 104 e 105 Unità Astronomiche; è cioè dello stesso ordine di grandezza del sistema solare se lo consideriamo comprensivo della nube di comete che lo circonda. In base all’assorbimento della luce delle stelle che stanno al di là di essi, si è potuto calcolare che la densità della materia all'interno dei globuli è dalle mille alle centomila volte superiore a quella della nube circostante. Questi globuli non sarebbero altro che vortici, i quali stanno rastrellando il materiale della nube e da cui in un prossimo futuro nasceranno altrettante stelle.
Il primo atto della formazione di una stella, dunque, è la formazione di un piccolo vortice stabile in seno ad una nube galattica; esso equivale al "concepimento” della stella stessa. Successivamente il vortice viene “nutrito" a lungo dalla nube che vi riversa in continuazione sempre nuovi materiali; aumenta così in dimensioni e soprattutto in peso, finché la concentrazione di materia sarà tale da dar luogo ad un astro. Il procedimento è ben diverso da quello prospettato dalle teorie contrazioniste, e tale per cui il problema della dissipazione del momento angolare non si pone. Secondo la teoria dei vortici, infatti, la materia che formerà la stella proviene non da un volume sferico enorme, ma da una striscia relativamente ristretta, larga al massimo quanto il vortice stesso. Di conseguenza il momento angolare che si viene ad accumulare in quest’ultimo risulta enormemente inferiore che nel primo caso. Ed ancora più piccolo è quello che si trasferisce al nucleo centrale del vortice e cioè alla futura stella.
La maggior parte del materiale catturato dal vortice si immette nelle sue zone periferiche; è qui, infatti, che il flusso di materia è più veloce. Perché la stella nasca, però, è necessario che il materiale catturato si ammassi e si condensi al centro del vortice. Questo non avviene per contrazione della piccola nube discoidale, perché le sue dimensioni non diminuiscono mai, ma al contrario tendono ad aumentare. Si ha invece un continuo trasferimento di materia dalla periferia del vortice verso il nucleo centrale, durante tutta la sua esistenza. Detto trasferimento avviene in due modi distintiti con cause ed effetti ben diversi.
Si è detto che la materia si immette alle due estremità opposte del vortice con flussi di senso contrario. Seguendo il percorso di una particella catturata all'estrema periferia vediamo che essa, dopo aver compiuto un quarto di giro, comincia a scontrarsi con le particelle del flusso inverso, che stanno immettendosi a loro volta nel vortice.
fig. 2 – Formazione di un vortice in corrispondenza di un qualsiasi addensamento di materia. Il vortice cattura le particelle provenienti da entrambi i flussi
In questi urti le particelle perdono parte della propria velocità e di conseguenza "cadono" verso il nucleo del vortice. Si ha quindi un trasferimento continuo di materia dalla periferia al centro, senza che si abbia un corrispondente aumento del momento angolare, perché questo viene dissipato in buona parte negli urti fra le particelle appartenenti ai due flussi di materia inversi.
Mano a mano, però, che, aumenta la quantità di materia concentrata nel nucleo, cresce la forza gravitazionale esercitata da quest'ultimo sulla materia dispersa nel vortice. Perciò gli elementi più pesanti, che risentono maggiormente di quest’azione gravitazionale, cominciano a scendere lentamente verso il centro, All'inizio la distribuzione delle velocità all interno del vortice rispecchia fedelmente quella che si ha nella nube galattica, e cioè le particelle sono tanto più veloci quanto più lontane dal centro. Mano a mano, però, che gli elementi pesanti scendono verso il nucleo, cedono la propria energia cinetica in sovrappiù agli strati di materia che vengono via via attraversando ed in tal modo li accelerano.
Si ha così un progressivo trasferimento del momento angolare dagli strati più esterni a quelli via via più interni del disco gassoso. Le particelle che arrivano al centro hanno ceduto lungo il percorso gran parte della propria energia cinetica; il nucleo del vortice quindi avrà sempre una velocità angolare contenuta, nonostante la sua densità aumenti sempre più.
Ovviamente il trasferimento dalla periferia al centro di una quantità di materia sufficiente a dar luogo ad una stella necessita di un tempo lunghissimo.
Il trasferimento di materia dalla periferia del vortice verso il centro, oltre che con l’energia cinetica delle particelle, deve fare i conti con una ben nota legge della Termodinamica, la quale stabilisce che se un gas viene compresso la sua temperatura aumenta, e viceversa quando la temperatura di un gas aumenta, questo tende ad espandersi e ad occupare un volume maggiore.
La progressiva condensazione della materia nel nucleo del vortice, perciò, avviene mantenendo sempre inalterato l’equilibrio fra temperatura, pressione, gravitazione e forza centrifuga. Naturalmente si tratta di un equilibrio dinamico, non statico; mano a mano che la nube si condensa, aumenta la sua temperatura, il che dovrebbe arrestare il processo di condensazione, se non fosse che l’energia prodotta viene smaltita sotto forma di energia radiante, consentendo il progressivo trasferimento di sempre maggiori quantità di materia dalle zone periferiche verso il centro del vortice. In tal modo la forza gravitazionale del nucleo aumenta, consentendo una compressione dei gas progressivamente sempre più elevata.
La velocità di condensazione, quindi, dipende anche dall’efficienza con cui il disco gassoso riesce a smaltire il calore in eccesso. Nella fase iniziale della condensazione l’innalzamento della temperatura è prodotto esclusivamente dall’addensamento dei gas; ma in seguito subentra un’altra causa molto importante.
Nella nube galattica i gas si trovano dispersi allo stato di atomi liberi. Per la maggior parte si tratta di atomi di idrogeno, ma sono presenti in piccole percentuali anche elementi più pesanti. Nel processo di condensazione del nucleo del vortice viene prima o poi il momento in cui, grazie all'aumento della temperatura e della densità, si innescano processi di combustione fra i vari atomi liberi. L’aumento della temperatura che ne consegue provoca un aumento della pressione, senza che ciò sia compensato da un corrispondente aumento della forza gravitazionale. Anziché contrarsi, allora, il nucleo si espande nuovamente, fino a trovare una posizione di equilibrio.
Queste combustioni segnano delle battute di arresto ed anzi di notevole regresso nel processo di condensazione; ma una volta smaltito il calore in eccesso, questo riprende normalmente.
Con il concentrarsi della materia nel nucleo, la temperatura di quest'ultimo aumenta sempre più, tanto che inizia a brillare di luce propria molto prima della nascita vera e propria della stella, che avviene soltanto quando la temperatura del nucleo raggiunge un valore tale da innescare la fusione dell'idrogeno. Questa è probabilmente una fase molto critica della vita di una stella: anche per gli astri il "parto” avverrebbe nel dolore e nel pericolo. Se infatti la reazione nucleare si propaga troppo velocemente, la stella, nel momento stesso della sua nascita, esplode catastroficamente, come una gigantesca bomba H, disperdendo in un fantastico anello quasi tutta la materia catturata dal vortice in milioni di anni di paziente rastrellamento deg1i spazi. Di esso non rimane che un piccolo nucleo, costituito da materiali pesanti, debolmente luminoso, ma destinato a spegnersi dopo poco tempo; infatti la maggior parte del combustibile in grado di assicurargli una lunga esistenza luminosa, cioè l’idrogeno, viene spazzato via nell’esplosione.
Forse il fenomeno delle “supernovae", esplosioni stellari di proporzioni colossali, è spiegabile in questo modo; esse sarebbero cioè stelle abortite completamente. Sono casi molto rari, legati presumibilmente a condizioni del tutto particolari.
Frequentissime, invece, sono le "novae” stelle che improvvisamente si "gonfiano" aumentando il proprio diametro di centinaia di volte nel giro di poche ore, e raggiungendo una luminosità fino a centomila volte quella originaria.
Poi poco a poco, molto lentamente, il diametro si riduce nuovamente alle dimensioni normali. Queste stelle sono del tipo O e cioè stelle giovani, aventi un’età dell'ordine dei milioni di anni, o anche meno. Il fenomeno delle novae, quindi, non sarebbe altro che l’ultima fase del "parto” di una stella, quando si innesca la fusione dell'idrogeno, che provoca l’improvvisa dilatazione del nucleo.
Molto frequenti, e quasi sempre in associazione con stelle giovani, sono anche le stelle pulsanti, che si dilatano e restringono ritmicamente, con periodo che va dalle poche ore ad alcuni giorni. Queste pulsazioni potrebbero aver avuto inizio alla nascita della stella, al momento dell'innesco della reazione nucleare; sarebbero cioè un tipico fenomeno da “parto” come le novae.
I gas che si condensano nella stella costituiscono soltanto una piccola percentuale dell'intera massa gassosa catturata dal vortice. La maggior parte della materia gassosa infatti non partecipa al fenomeno di condensazione finale, e rimane come un gigantesco alone intorno all’astro nascente. Ma vi rimane per poco: quando la stella raggiunge la sua piena luminosità, la pressione della luce respinge l’anello gassoso nuovamente nello spazio. In breve, quindi, la stella neonata restituisce alla nube originaria la maggior parte della materia rastrellata dal vortice nel corso di milioni di anni.
I gas respinti, però, hanno una densità molto superiore rispetto a quelli della nube, e sono molto più caldi e turbolenti. Essi danno luogo perciò ad una miriade di nuovi vortici, da cui nascerà successivamente, con il solito procedimento che si è visto, un intero sciame di stelle. Ciascuna di esse a sua volta, all’atto della nascita, darà luogo a numerosi altri vortici e così via fino ad esaurimento della materia della nube.
E’ così che dove prima c’era solo una grande nube di gas estremamente rarefatti, nel giro di un certo numero di milioni di anni si ritrova una ammasso di stelle nuove, aventi tutte più o meno la stessa età, milione più milione meno.
Questo sembra confermato dalle osservazioni astronomiche; si conoscono infatti decine di ammassi formati da miriadi di stelle giovanissime, nate più o meno contemporaneamente in epoca che può essere addirittura posteriore alla nascita dell’uomo.
Anche il nostro sole, l’astro benefico da cui dipende la vita sulla nostra Terra, è nato nel modo che si è visto. Come le miriadi di miliardi di altre stelle. Stelle come il sole sono piuttosto comuni nella nostra galassia, ma ve ne sono anche di assai più grandi e di molto più piccole; più luminose e meno luminose; con velocità di rotazione alta e bassa e così via. Queste differenze non sono casuali. Quando una stella viene “concepita”, tutte le sue caratteristiche fisiche e la sua vita futura sono già esattamente stabilite; anzi, esse sono prestabilite prima ancora che si formi il vortice. Sono infatti le caratteristiche fisiche della nube galattica originaria che determinano quale sarà la massa delle stelle che vi nasceranno, la loro composizione, l’estensione del loro sistema planetario, la loro velocità di rotazione e l’intero svolgimento della loro vita.
I parametri fisici di una nube galattica che concorrono a determinate le caratteristiche delle stelle sono diversi, come ad esempio la densità, il gradiente di velocità, le dimensioni ed il grado di magnetizzazione del pulviscolo, la percentuale relativa dei vari elementi e così via.
Con questi elementi dovrebbe essere possibile costruire un modello matematico che ci metterebbe in grado di conoscere le caratteristiche fisiche di una futura stella, una volta note le caratteristiche della nube galattica in cui viene generata; e viceversa risalire dalle caratteristiche di una stella attuale a quelle della nube originaria. Sono questi fattori, infatti, che determinano le dimensioni del vortice e le sue modalità di crescita e di condensazione; da nubi uguali dovrebbero nascere stelle uguali, il che sembra confermato dagli ammassi di stelle giovani, che presentano caratteristiche analoghe.
Anche senza il modello matematico, però, possiamo stabilire qualitativamente quale sia l’influenza di ciascuna delle caratteristiche della nube galattica sulle future stelle che ne nasceranno, sulla base di semplici considerazioni intuitive. Prendiamo in esame, ad esempio, quelli che sembrano essere gli elementi di gran lunga più importanti: la densità ed il gradiente di velocità, cioè il grado di turbolenza della nube.
E’ evidente che più la nube è densa maggiore sarà, a parità di altre condizioni, la quantità di materia che il vortice cattura nell'unità di tempo. Sembrerebbe quindi che la stella debba avere una massa tanto più grande quanto maggiore è la densità della nube in cui nasce; ma non è così. E’ vero, infatti, che il vortice accumula materiale più in fretta, ma è altrettanto vero che il processo di condensazione è anche più veloce, la temperatura e la pressione salgono più rapidamente e la stella nasce in un tempo più breve; tutti fenomeni, questi, che tendono a limitare la massa finale della stella. Senza un modello matematico che "pesi” l'influenza di ciascuno di essi, l’unica cosa che possiamo affermare con relativa tranquillità sulla base della sola intuizione è che la stella nasce tanto più in fretta quanto più densa è la nube in cui viene concepita. E la sua massa sarà tanto più piccola quanto più veloce il processo di condensazione.
Più facile, invece, è valutare l’influenza del gradiente di velocità che è senz’altro il fattore più importante, perché le dimensioni del vortice dipendono in massima parte dal suo valore.
Esso agisce in due modi contrastanti. Da un lato, a parità di altre condizioni, una maggior velocità relativa delle particelle significa un flusso più veloce di materia che si immette nel vortice e quindi un accumulo di materia più rapido ed un più rapido aumento della forza gravitazionale, che tende ad allargare il vortice. Dall'altro lato più le particelle sono veloci maggiore dovrà essere la forza gravitazionale necessaria per deviarle e catturarle, e quindi il vortice si espanderà più lentamente. I due effetti sono contrastanti, ma non si controbilanciano esattamente.
Infatti, la quantità di materia che si immette nel vortice coll’incremento della forza gravitazionale, è proporzionale alla velocità. La forza centrifuga, invece, e cioè quella che deve essere controbilanciata dalla forza gravitazionale, è proporzionale al quadrato della velocità delle particelle, e quindi tende a contenere l'allargamento del vortice con efficacia molto maggiore di quanto l’aumento di massa tenda ad espanderlo. Di conseguenza i vortici, a parità di altre condizioni, avranno dimensioni tanto maggiori quanto più piccolo è il gradiente di velocità.
In conclusione, nubi molto dense e con alto grado di turbolenza daranno luogo a vortici di piccolo diametro, che però rastrellano materiale galattico con grande velocità, raggiungendo molto in fretta gli stadi finali della condensazione. Viceversa nubi molto rarefatte e con basso grado di turbolenza daranno origine a vortici di grandi dimensioni, che rastrellano maggiori volumi di spazio, ma nei quali la concentrazione di materia aumenta molto più lentamente.
La teoria dei vortici ci aiuta a capire anche uno dei maggiori problemi cosmogonici tuttora aperti: l’origine delle galassie.
Nello spazio non esistono stelle libere; esse sono tutte raccolte in un numero sterminato di grandi ammassi, ognuno dei quali conta decine o anche centinaia di miliardi di stelle; sono appunto le galassie. Al di fuori di esse non esistono stelle, ma solo un immenso spazio vuoto. Proprio assolutamente vuoto? 50 anni fa si pensava la stessa cosa per gli spazi interstellari.
E’ un’idea inverosimile. Non è possibile che negli spazi che separano una galassia dall'altra, e che si misurano a migliaia, o anche a milioni di anni-luce non esistano atomi liberi. La loro densità certamente sarà bassissima, ma l’immensità degli spazi "vuoti” è talmente grande, che la loro massa totale deve essere comunque enorme.
Questi atomi sparsi costituiscono una nube gassosa avente un grado di rarefazione estrema. Anche in una nube del genere, però, possono insorgere dei vortici, secondo le modalità che abbiamo visto. Naturalmente, essendo la densità estremamente bassa ed il gradiente di velocità presumibilmente insignificante, il diametro finale dei vortici risulterà enorme, come appunto quello delle galassie.
Ed infatti, le si guardi come si vuole, le galassie non sono altro che immensi vortici di stelle e di gas a concentrazione piuttosto elevata.
E’ chiaro, quindi, il processo che porta alla nascita di una galassia: un bel giorno in una nube degli spazi intergalattici, per una qualsiasi ragione insorge un vortice. Esso, mostruosamente grande e fatto di niente, comincia a rastrellare gli spazi infiniti; atomo dopo atomo nel corso di centinaia o migliaia di milioni di anni, accumula quantità smisurate di materiale che si distribuisce, con il procedimento visto dianzi, in un fantastico disco gassoso. La densità di questo disco quando giunge al culmine della sua vita è più o meno uguale a quella delle nubi galattiche attuali, e quindi del tutto insignificante se considerata col metro terrestre; ma è pur sempre eccezionalmente elevata rispetto a quella dello spazio "vuoto".
Un immenso disco gassoso, estremamente rarefatto ed invisibile: questa è una galassia poco prima della sua nascita vera e propria.
Ad un certo punto un minuscolo vortice si forma in qualche punto della nube: nasce la prima stella; e poi cento, diecimila, milioni.... in una reazione a catena inarrestabile la galassia sboccia alla vita. Dove prima c’era solo il vuoto, ora decine di miliardi di stelle irradiano la loro luce nell'universo.
Le galassie, quindi, nascono in continuazione intorno a noi. Noi non li vediamo, ma certamente, negli spazi infiniti che ci circondano, miriadi di grandi vortici stanno silenziosamente rastrellando materia nel "vuoto", e saranno in un futuro più a meno lontano altrettante galassie.
Un gran numero delle galassie che noi conosciamo è probabilmente ancora in fase di formazione. Quelle "adulte”, nelle quali il processo di generazione delle stelle si è esteso ormai a tutto il vortice originario, hanno la forma di dischi perfetti. Le altre, invece, quelle che presentano forme incomplete, a spirale, sbarrate ecc. sono probabilmente ancora in piena crescita: il processo a reazione di nascita delle stelle si è propagato rapidamente lungo le vie più facili ed ora si sta espandendo lentamente anche nel resto del disco gassoso. Fra cento, mille o più milioni di anni saranno anch’esse dei dischi perfetti; ma nel frattempo altre galassie saranno nate che presenteranno le loro caratteristiche forme attuali.
vedi successivi:
- Formazione dei pianeti e dei loro satelliti
caratteristiche fisiche e orbitali
- Esplosione del pianeta Vulcano
sue conseguenze nel sistema solare
- Come si è formata la Terra
Origine della luna e dei continenti
- L'evoluzione della Vita e le sue cause
Lo sviluppo dell'intelligenza
- Il futuro della specie umana
Prevedibili linee di evoluzione
- Possibilità di rapidi spostamenti dei poli
- La vicenda del pianeta Venere
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